Alibaba e i grandi gruppi della tecnologia cinesi si preparano a parare i colpi dell’Antitrust assumendo professionisti del settore legale. Esperti di compliance, capaci di seguire le evoluzioni normative e assistere le aziende nei rapporti col regolatore. E intanto accantonano fondi, prefigurando scenari in cui fioccheranno sanzioni per diverse centinaia di migliaia se non milioni di yuan.
Il governo della Cina è deciso ad abbandonare l’approccio laissez-faire del passato a favore di una stretta regolatoria su operazioni di mercato, concentrazioni e utilizzo dei dati personali. La stretta antitrust è già iniziata da mesi e per le Big tech nazionali – come Alibaba, Tencent, Meituan, Baidu, ByteDance – è l’annuncio di un nuovo scenario in cui le autorità interverranno molto più pesantemente sulle loro operazioni.
Stretta sull’M&A e le piattaforme online
La prima azienda sotto la lente di Pechino è Alibaba, oggetto di un’indagine antitrust aperta a fine dicembre. Il colosso dell’e-commerce e del cloud ha già subito la multa da 500.000 di yuan per non aver chiesto l’approvazione preventiva per alcune delle acquisizioni passate (Una sanzione uguale ha colpito Tencent, che controlla tra l’altro la app di messaggistica e pagamenti digitali WeChat). Alibaba sta inviando ulteriori informazioni su una decina di vecchie operazioni M&A al Samr.
Le sanzioni sono già arrivate per diversi gruppi, perché il regolatore dei mercati (State administration for market regulation Samr) ha riconosciuto violazioni in passate operazioni di M&A in quanto non era stato ottenuto il necessario via libera antitrust.
La Samr ha anche multato per 3 milioni di yuan (464.000 dollari) il negozio online low-cost Vipshop Holdings. La sanzione è arrivata il giorno dopo che il regolatore antitrust ha pubblicato nuove linee guida anti-monopolio che includono norme più severe sulle piattaforme Internet.
A caccia di centinaia di avvocati
Di qui la corsa delle Big tech all’assunzione di esperti che aiutino a rafforzare le difese contro il giro di vite del governo. Come riporta Reuters, Alibaba sta attualmente cercando 69 professionisti nei settori legal e compliance, tra cui specialisti di normativa sulla concorrenza e la protezione dei dati.
Anche Tencent e Meituan hanno pubblicato annunci di lavoro in cui cercano ciascuna una dozzina di avvocati e esperti di compliance. In uno degli annunci per un “public policy specialist” pubblicato lo scorso mese Meituan ha scritto che il compito di questa figura darà “studiare i nuovi sviluppi e trend della regolamentazione del mondo Internet e assistere nella definizione delle strategie.
Costi salati per le Big tech
Le fonti di Reuters affermano anche che i colossi tecnologici cinesi stanno accantonando budget per far fronte alle eventuali sanzioni. Ciascuna tech company starebbe mettendo da parte 500.000 yuan (77.400 dollari) per ogni operazione di mercato – la multa più alta possibile per violazione delle norme antitrust in base all’attuale legge cinese sulla concorrenza.
La legge risale tuttavia al 2008 e Pechino ha tutte le intenzioni di aggiornarla. Le multe potrebbero diventare molto più salate: la sanzione massima potrebbe essere, nei casi più gravi, moltiplicata per 100 oppure portata a un valore pari al 10% delle vendite annuali.
La linea dura di Pechino
La stretta antitrust contro l’impero finanziario e commerciale di Alibaba ha incluso il blocco dell’Ipo del suo braccio fintech Ant group. Ma non si tratta di un fulmine a ciel sereno: da mesi il governo della Cina ha messo nel mirino le aziende di Internet che creano possibili monopoli di mercato. La preoccupazione di Pechino è che il veloce sviluppo dell’economia online sia rallentato o danneggiato dalla presenza di colossi dominanti.
Le nuove regole antitrust della Cina con cui Pechino sceglie la “linea dura” sui suoi giganti dell’hitech hanno l’obiettivo di impedire che un singolo gruppo domini un mercato o adotti metodi che bloccano di fatto lo sviluppo di un’efficace concorrenza, ha detto il Samr.
Reuters anticipa che la prossima mossa della Cina sarà un aggiornamento delle regole sull’utilizzo dei dati personali da parte delle piattaforme online