Alibaba ha svolto la sua quotazione secondaria alla Borsa di Hong Kong: l’Ipo, a 12,9 miliardi di dollari, vale meno di quanto previsto a inizio anno ma resta un’operazione-record nell’ambito dei listing secondari cross-border. Il colosso cinese dell’e-commerce ha deciso di fissare il prezzo del titolo sulla piazza asiatica a 176 dollari di Hong Kong o 22,49 dollari Usa; ciò le permette di raccogliere sul mercato almeno 11,3 miliardi di dollari Usa o 88 miliardi di dollari di Hong Kong (in Cina il numero 8 è un porta fortuna); unendo le opzioni green shoe, l’Ipo può salire fino a 12,9 miliardi. Alibaba emetterà in totale 500 milioni di azioni ordinarie più 75 milioni relative alla green shoe.
Azioni “a ruba” sulla piazza di Hong Kong
L’Ipo di Alibaba rappresenta la quotazione più alta da nove anni per la Borsa di Hong Kong: una boccata d’ossigeno per la città bloccata da mesi dalle proteste pro-democrazia che hanno mandato in recessione l’economia locale. Proprio le difficoltà della piazza asiatica hanno spinto Alibaba prima a rinviare la quotazione (prevista ad agosto) e poi ad abbassarne progressivamente il valore; inizialmente gli analisti stimavano un’operazione da 15 miliardi di dollari; ancora nei giorni scorsi Alibaba indicava un valore di 13,4 miliardi.
Secondo fonti di Reuters, la schiera di piccoli investitori sulla piazza di Hong Kong ha accolto con entusiasmo il collocamento di Alibaba e ha sottoscritto 40 volte più azioni di quelle inizialmente destinate al mercato retail. Si tratta del più alto tasso di oversubscription per una quotazione di queste proporzioni a Hong Kong da oltre quattro anni. Di conseguenza, agli investitori retail verrà ora destinato il 10% dei titoli (50 milioni), contro il 2,5% inizialmente previsto, perché la Borsa di Hong Kong ha un sistema di ‘clawback’ in base al quale forti tassi di oversubscription da parte dei piccoli investitori in un’Ipo possono portare all’assegnazione di una quota più alta dell’operazione.
Le banche che stanno conducendo l’Ipo di Alibaba a Hong Kong sono China International Capital Corporation e Credit Suisse.
Nuova linfa per il business di Alibaba
Alibaba ha deciso di svolgere una quotazione secondaria a Hong Kong (è già quotata a New York, un’operazione record che fruttò, nel 2014, 25 miliardi di dollari) per avvicinarsi agli investitori cinesi e raccogliere nuovi capitali che sostengono la crescita internazionale.
L’azienda cinese continua a macinare risultati positivi con lo shopping online e i servizi di cloud computing, ma il rallentamento dell’economia cinese e le generali incertezze geopolitichela spingono ad allargare il business all’estero. Il top management non ha svelato come intende usare i capitali della quotazione secondaria, ma per gli analisti Alibaba cercherà di espandere la base utenti oltre il core market della Cina e delle grandi città per conquistare paesi emergenti e centri più piccoli.
L’azienda ha messo a segno un’ottima trimestrale e ha appena chiuso il Singles Day con vendite record: 38,4 miliardi di dollari totali di fatturato per il più grande “blitz” di shopping online che si consuma nell’arco delle 24 ore. Ma il tasso di crescita dell’evento – considerato una cartina di tornasole – è sceso al 26%, il ritmo più basso dal primo Singles Day del 2009.
Perciò Alibaba pensa già alla sua strategia futura: nuovi capitali le permettono di fronteggiare sia la concorrenza che emerge sul mercato interno sia i grandi rivali del mercato internazionale, a partire della statunitense Amazon, diretta concorrente sia nel business dell’e-commerce che del cloud. A settembre Alibaba ha presentato Hanguang 800, il suo primo chip proprietario che supporterà algoritmi di intelligenza artificiale e darà lo sprint all’attività di fornitore di servizi sulla nuvola, la sua divisione a più alto tasso di crescita.