All’università di Trento si studia e-criminology

Finanziato con 200mila euro dalla Ue il progetto eCrime mira a indagare l’uso delle nuove tecnologie nella lottà alla criminalità. Il coordinatore dell’iniziativa De Nicola: “L’Ict strumento forte contro i reati, non solo online”

Pubblicato il 18 Mar 2011

Con oltre mille casi recenti, registrati in pochi mesi in Gran
Bretagna e gli allarmi lanciati dai noti social network Facebook e
Myspace, il fenomeno dei crimini di identità sta raggiungendo
dimensioni preoccupanti anchea causa della scarsa informazione e
protezione da parte di cittadini, aziende e istituzioni. Con
tecniche di acquisizione dei dati personali sempre più veloci e
raffinate, la frode online ha caratteristiche particolari che la
rendono insidiosa per chi naviga nella rete. Oltre al danno
economico – si stimano oltre 210 milioni di euro solo nel 2010 –
crescono anche i casi di adescamento e stalking con ripercussioni
indirette, spesso pesanti, dal punto di vista emotivo, psicologico
e persino giuridico.

Per studiare problemi come quello del furto online di identità è
nato presso l'Università di Trento un nuovo gruppo di ricerca
sulla eCriminology nell'ambito del Dipartimento di Scienze
Giuridiche. Il gruppo “eCrime” è una rete di
ricercatori che lavorano per coniugare la criminologia tradizionale
con le nuove competenze in materia di Ict (Information and
Communication Technology). Il loro lavoro si occuperà di
analizzare i reati connessi all'informatica e alle moderne
modalità di commissione di delitti "classici", ma anche
di studiare nel dettaglio autori e vittime di reato all'epoca
della società dell'informazione. L'attività di ricerca
del gruppo, particolarmente innovativa, si occuperà di affrontare
l'evoluzione dei metodi e delle tecniche di ricerca della
eCriminology, elaborando strategie di prevenzione di questi crimini
e individuando le fonti di informazione attraverso le nuove
tecnologie dell'Ict. Un campo aperto dove la sociologia della
devianza s'interseca con il diritto, la statistica e la scienza
dell'informazione.

Proprio su questo importante tema, in questi giorni, il gruppo
eCrime si è aggiudicato un progetto di ricerca europeo sui crimini
di identità, finanziato Commissione europea nell'ambito di un
vasto programma di prevenzione e lotta alla criminalità. I
risultati serviranno a comprendere meglio un fenomeno diffuso
quanto poco conosciuto, le frodi in danno dell'identità, che
avvengono quando qualcuno usurpa l'identità altrui per
ricevere un vantaggio illecito.

Il progetto, triennale, coordinato da eCrime e condotto in
collaborazione con RiSsc-Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e
Criminalità, realizzerà e testerà moduli di raccolta dati via
web sui crimini di identità, contro le persone e contro le
aziende, che dovrebbero diventare la base di un modello di raccolta
dati europeo. Svilupperà e fornirà alle aziende anche un sistema
informativo di alert per la prevenzione dei crimini di identità e
dei reati connessi ai danni delle imprese. La ricerca è stata
finanziata dall'Unione europea con 200mila euro e riceverà
ulteriori contributi da importanti aziende telefoniche nazionali –
Telecom, Vodafone, Wind – e dal Consorzio per la Tutela del
Credito, che hanno deciso di fare parte dello studio viste le
ricadute che potrebbe avere sulla prevenzione dei furti di
identità. Anche il Ministero dell'Economia e delle Finanze
(Ufficio Centrale Antifrode dei Mezzi di Pagamento) sarà
coinvolto.
Quella che viene definita eCriminology rappresenta l'evoluzione
della criminologia nel XXI secolo. Un modo nuovo di fare ricerca
criminologica che coinvolge strumenti e discipline diverse. “Non
ci occuperemo soltanto di criminalità informatica o di reati
vecchi perpetrati con strumenti nuovi, come il cyber-riciclaggio o
la pedopornografia online – commenta Andrea Di
Nicola
, coordinatore del nuovo gruppo di ricerca e docente
di criminologia alla Facoltà di Giurisprudenza – ma analizzeremo
anche come la società dell'informazione, pervasiva, stia
cambiando i comportamenti criminali e il modo di organizzarli e
quelli delle vittime. Studieremo come le risposte alla delinquenza
potranno essere sempre più efficaci grazie alle tecnologie Ict e
affronteremo la criminalità con strumenti innovativi e con un
approccio interdisciplinare che combinerà criminologia, diritto,
statistica, scienza dell'informazione. Oggi le tecnologie
possono aiutare a studiare le reti criminali con l'obiettivo di
prevedere le concentrazioni della criminalità in aree del tessuto
urbano, anticipare le risposte e persino evitare il verificarsi di
atti terroristici”.

“Non tutta la criminalità e non tutte le risposte alla
criminalità possono ovviamente essere trovate nelle nuove
tecnologie – aggiunge Di Nicola. «L'incontro tra esse e la
criminologia rappresenta però un potente strumento di analisi e di
contrasto e un'area di ricerca innovativa. Rendere più
efficiente la giustizia richiede uno sforzo
d'informatizzazione, che ci porterà verso la eJustice, la
giustizia elettronica. Le soluzioni Ict consentiranno sempre più
di identificare, raccogliere, organizzare e diffondere in modo più
efficiente attraverso il web dati sulla criminalità da usare per
la sicurezza nazionale, urbana e aziendale”.

Il neocostituito gruppo di ricerca integra le competenze di varie
aree disciplinari presenti nell'ateneo trentino, utili ad
affrontare da varie angolazioni l'ambito criminologico. Tra i
membri interni all'Università di Trento, anche il professor
Giuseppe Espa (Facoltà di Economia) e il professor Fausto
Giunchiglia (Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali).
La rete di ricerca si estende anche in ambito internazionale grazie
alle importanti collaborazioni con ricercatori stranieri molto
quotati nel campo, tra cui il professor Carlo Morselli
dell'Università di Montreal (Canada), uno dei massimi esperti
al mondo di analisi delle reti criminali, e il professor Damián
Zaitch dell'Università di Utrecht (Olanda), tra i pionieri
degli studi criminologici etnografici via web.

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