Sebbene l’IT – ha continuato Angelucci – con 400.000 addetti
e 97.000 imprese, sia il quarto settore industriale del paese, non
solo non riscuote dalla politica la giusta attenzione, ma il suo
impatto economico e occupazionale, nonché le sue potenzialità nei
processi di sviluppo del Paese sono largamente sottovalutati dalle
istituzioni. Eppure, per uscire dalla crisi e aprire la strada
della crescita, l’Italia non ha scelta, deve riprendere a
investire in Information Technology.
Il presidente di Assinform Paolo Angelucci lancia il j’accuse e
invita le istituzioni all’azione. “Serve un segnale chiaro di
inversione di tendenza, anticipatore di una politica strategica per
l’innovazione e lo sviluppo. L’innovazione, strumento
indispensabile per lo sviluppo, sembra sparita dal vocabolario
della politica economica e delle misure anticrisi. Con queste
premesse anche il 2010 sarà un anno molto difficile. Le nostre
stime indicano per il settore un trend negativo di -3,1%, che
allargherà la forbice con il Pil (1%) ”.
Il 2009 è già passato alla storia come un hannus horribilis: la
fotografia scattata nell’ambito del Rapporto Assinform 2010, di
cui questa mattina sono stati annunciati i primi dati, mostrano un
quadro più che allarmante.
Nel 2009 l’Italia ha aumentato il proprio gap digitale con le
economie mondiali più avanzate. La contrazione del mercato IT è
risultata pari all 8,1%, a fronte di una decrescita media mondiale
del settore del 5,4%. Tra i paesi avanzati, il nostro è quello
che, nel 2009, ha più aumentato il gap tra PIL (-5%) e
investimenti IT (-8,1%). Il disinvestimento italiano in IT è pari
a 1.657 miliardi di euro. “Le istituzioni pubbliche, le imprese,
appaiono intrappolate da un approccio dal respiro troppo corto, che
non riesce a superare l’orizzonte contingente
dell’emergenza”, puntualizza Angelucci. Sono arretrati tutti i
parametri del mercato: hardware -14,8%, software – 3,6%, servizi
– 6,5%; grandi imprese -10,3%, medie – 7,3%, piccole -8,0%.
Soffrono anche le Tlc, con un calo di mercato di -2,3%. La
telefonia mobile, comparto che ha trainato l’Ict per 15 anni,
segna per la prima volta trend negativi: scendono il segmento
consumer, le linee mobili attive, le Sim, registrando un decremento
di -1,5%. In termini complessivi, il mercato nazionale dell’Ict
è calato di – 4,2%, scendendo a un valore di 61.771 milioni di
euro (nel 2008 era stato di 64.463 milioni di euro), a fronte del
-1,5% registrato a livello mondiale.
E sono pessimi anche i dati sull’occupazione: l’ultima indagine
congiunturale realizzata da Assinform a febbraio 2010 su un
campione rappresentativo di imprese associate (fra Pmi e grandi
imprese), conferma, le previsioni negative sull’andamento
occupazionale. L’emorragia di posti di lavoro, colpisce sia i
dipendenti (-8,15 delle imprese del campione) che, in misura
decisamente superiore, i consulenti esterni (situazione in
peggioramento per il 26,4% delle imprese). Il maggior calo è a
carico delle grandi imprese, di cui ben il 54,5% ha dichiarato di
utilizzare meno forza lavoro esterna, molto spesso purtroppo
formata da dipendenti di medie e piccole imprese della filiera.
“Occorre un’azione che sia un segnale chiaro di inversione di
tendenza, anticipatore di una politica strategica per
l’innovazione e lo sviluppo. Va in questo senso la nostra
proposta di rottamazione del software sia come misura di incentivo
all’innovazione per il Made in Italy, sia come sostegno
all’occupazione del settore IT – sottolinea il presidente di
Assinform -. I software applicativi, infatti, sono fattori cruciali
per la modernizzazione delle imprese, dell’economia, della PA e
costituiscono il cuore del valore aggiunto prodotto dal settore in
Italia. Nella produzione di software, l’IT italiana concentra la
maggior parte dell’occupazione qualificata che, già provata
dalla perdita di 16.000 posti di lavoro 2009, se i dati di
previsione verranno confermati, rischia nel 2010 di lasciare a casa
altri 8.000 addetti”.
Da parte sua l’Associazione annuncia tre iniziative: “Sul piano
della finanza per l’innovazione stiamo per concludere un primo
accordo innovativo con un importante istituto bancario che prevede
finanziamenti a medio termine per le aziende che investono in IT
comprendendo, per la prima volta, anche le componenti immateriali
(software e servizi)”. Attivato, inoltre, un gruppo di lavoro per
affrontare in modo concreto e pragmatico il tema del downpricing
delle tariffe IT. “La tendenza al ribasso delle tariffe
professionali, infatti, è un’anomalia tutta italiana, che
mortifica gli investimenti in capitale umano delle imprese IT, che
rappresenta ben il 26% dei ricavi aziendali, mentre penalizza i
clienti e la qualità dei loro progetti e servizi. C’è il
rischio di impoverimento professionale dell’informatica italiana.
Bisogna trovare un percorso che ci porti fuori da questo circolo
vizioso”, aggiunge il presidente di Assinform.
Sul piano della ricerca e sviluppo, infine, Assinform è impegnata
a valorizzare sia le tante buone pratiche presenti nell’IT
italiana, che a promuovere una politica di aggregazione delle
imprese del settore. “L’obiettivo – conclude Angelucci – è
produrre soluzioni innovative condivise che aiutino domanda e
offerta a crescere, anche in una prospettiva di
internazionalizzazione delle imprese IT italiane, portatrici di
“made in Italy tecnologico”.