Tempi duri per l’hardware, che, secondo dati Gartner su cui
convergono i principali analisti del settore, sembra destinato ad
una contrazione del 14% nell’anno in corso. E le cose andrebbero
anche peggio se le aziende e le organizzazioni fossero più attente
all’ottimizzazione di quanto già hanno in casa.
Allo stato attuale si limitano per lo più al taglio dei budget IT
limitando o posticipando l’avvio di nuovi progetti e l’acquisto
di soluzioni tecnologiche. Il rischio è però che alla riduzione
degli investimenti in hardware corrisponda il decadimento delle
performance dell’IT con ripercussioni sul business.
Il miglioramento dell’esistente potrebbe realizzarsi da subito,
senza avviare grandi progetti come quelli necessari per la
virtualizzazione delle risorse, attraverso l’ottimizzazione
dell’hardware, in particolare di storage e Pc. In questa
direzione andrebbe sempre più focalizzata l’attenzione di
consumer e business non solo per effettuare acquisti orientati a
prodotti a basso costo, ma soprattutto per estendere la vita dei
sistemi esistenti.
Ad oggi l’attenzione ai budget si è tradotto, in ambito Pc, ad
una contrazione del 3,1% nel secondo trimestre del 2009 rispetto
allo stesso periodo del 2008. E tuttavia la maggior parte degli
acquisti di desktop nello small business e nelle piccole imprese,
come evidenzia Idc, sono semplici sostituzioni delle unità
esistenti con l’obiettivo di dotarsi di Pc capaci di supportare i
nuovi software e, soprattutto, per sostituire computer considerati
ormai troppo lenti. Ulteriori indagini evidenziano che però solo
il 5% dei nuovi acquisti derivano da un’effettiva obsolescenza
dell’hardware. La maggior parte delle inefficienze deriva infatti
da settaggi errati e dalla frammentazione della memoria,
conseguenze dell’impiego quotidiano, che semplici strumenti di
tune-up e una costante attività di manutenzione potrebbero
risolvere. Sono infatti disponibili sul mercato programmi software,
da poche decine di euro, in grado di svolgere una funzione di
manutenzione che mantiene il computer in perfetto stato,
cancellando file inutili che si creano automaticamente con l’uso,
oltre a eliminare gli intoppi che provocano rallentamenti, errori o
altre anomalie tipiche dei sistemi Windows.
Un ragionamento analogo riguarda le risorse storage. Se in tempi di
sviluppo economico le imprese cedono alla tentazione di risolvere
le problematiche inerenti la gestione delle risorse storage
semplicemente investendo in nuove risorse, così non è in tempi di
crisi, quando, in presenza di restrizioni di budget non è
possibile pensare a un incremento della capacità disponibile.
Tanto più che, secondo i dati forniti da InfoPro, lo storage
disponibile in azienda è utilizzato in media al 35% della
disponibilità. E mentre la crescita di nuovi dati si attesta
mediamente sul 10%-20% l’anno, la capacità di storage registra
invece incrementi pari al 50%-60%, una discrepanza che deriva
dall’effetto “moltiplicatore” causato dalla replicazione dei
dati e dall’over-provisioning, che l’impiego di strumenti
adeguati può regolare.
Un ulteriore obiettivo da perseguire è la riduzione
dell’archiviazione inutile soprattutto dei dati non strutturati
come i messaggi di posta elettronica. Secondo le stime emesse da
Radicati Group, il volume di email è destinato ad aumentare del
50% nel periodo compreso fra il 2006 e il 2010. I messaggi di email
spesso vengono archiviati più volte: sull’email server, sul Pc,
in un file Pst di Microsoft Exchange o in un file Nsf di Ibm Lotus
Notes, sui file server, salvati in SharePoint e nei backup. Ma
possedere un’infrastruttura utilizzata al 50% è come pagare due
volte per le risorse storage usate. La capacità inutilizzata
consuma energia, occupa spazio, incide sui costi di manutenzione e
non produce alcun ritorno sull’investimento. Un quadro che, alla
luce dell’attuale scenario, è insostenibile.