Almaviva Contact, le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali e le rappresentanze aziendali hanno firmato a Roma l’intesa per fronteggiare il venir meno del contratto di solidarietà in corso, dovuto alla recente modifica dell’inquadramento previdenziale dell’azienda stabilita dall’Inps, dal settore industria a quello terziario.
L’accordo con le parti sociali risponde, si legge in una nota, alla necessità di salvaguardare il perimetro occupazionale dell’azienda, assistita da Unindustria Roma, attraverso un diverso ammortizzatore sociale – il contratto di solidarietà “difensivo” di tipo b – coerente con la nuova classificazione aziendale e con termine previsto al prossimo 31 maggio del prossimo anno.
“Abbiamo limitato i danni creati dalla decisione dell’Inps di cambiare in corsa l’inquadramento previdenziale di Almaviva revocando l’ammortizzatore sociale in corso sottoscritto al Ministero del Lavoro. È inqualificabile che, oltre a dover combattere con la crisi del settore, si debba gestire ricadute occupazionali devastanti a causa dell’intervento delle istituzioni” dicono i tre sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil in una nota congiunta in riferimento all’accordo raggiunto in data odierna per la richiesta di applicare un contratto di solidarietà in deroga ai quasi 10.000 dipendenti di Almaviva Contact.
“Però – afferma Riccardo Saccone di Slc Cgil – siamo in presenza di una pezza di corto respiro. Gli ammortizzatori in deroga non consentono di sviluppare un piano di rilancio in grado di riassorbire i quasi 3000 esuberi presenti in azienda. Da gennaio sarà necessario avviare un confronto con i ministeri competenti per definire il quadro di regole del settore che impediscano la concorrenza sleale che oggi causa crisi ingovernabili. La gara di Poste Italiane con l’assegnazione a 0,29 centesimi al minuto di conversazione telefonica ne è la prova”.
“Abbiamo inviato – prosegue Giorgio Serao, Fistel Cisl – una richiesta urgente di incontro al Ministro del lavoro Giuliano Poletti per avviare un confronto in grado di scongiurare migliaia di licenziamenti che scatteranno inevitabilmente laddove non si ripristinasse un quadro di regole certe per il settore; licenziamenti che impatterebbero pesantemente su realtà come Palermo, Catania, Napoli, Cosenza, Roma e Milano con conseguenze sociali inimmaginabili. Da gennaio il sindacato sarà alla testa della vertenza Almaviva e valuterà in un attivo con le RSU, le necessarie iniziative di carattere nazionale a sostegno della vertenza”.
“Ovvio, aggiunge Pierpaolo Mischi di Uilcom Uil, che se questo governo non si adopererà convintamente per consentire che le leggi italiane siano applicate, come nel caso dell’articolo 24 bis che disciplina le attività delocalizzate e rimasto inapplicato dalla sua approvazione, cosi come la definitiva approvazione delle cosiddette ‘clausole sociali’, e si definisca un quadro di ammortizzatori sociali coerente con le attività svolte dal settore, tutte attività legate a settori industriali quindi non configurabili come terziario, le aziende strutturate non avranno nessuna possibilità di sopravvivere, a cominciare da Almaviva“.
“Abbiamo poco tempo – concludono i tre sindacalisti. A marzo, in assenza di soluzioni adeguate, Almaviva potrebbe aprire le procedure di licenziamento e sicuramente non assisteremo passivi ai danni causati da scelte incomprensibili. Gennaio diventerà un mese caldo per la vertenza Almaviva partendo dai siti produttivi oggi maggiormente esposti quali Palermo e Roma che rischiano di compromettere l’intero asset aziendale”.