Passi avanti nella “querelle” antitrust tra Google e l’Unione europea. Ieri sera, dopo l’incontro con l’executive chairman di BigG Eric Schmidt, il commissario Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia ha parlato di evoluzione nella “trattativa”: “Sulla base dei progressi realizzati – ha spiegato – abbiamo sostanzialmente ridotto le nostre divergenze”.
“Mi aspetto – ha rivelato in un un comunicato – che Google rediga un dettagliato testo di impegni entro gennaio”. Il testo verrà utilizzato per definire le misure che dovrà prendere Google, le quali diventeranno dei “test che dovranno portare a impegni vincolanti”. Bruxelles ha delineato 4 aree in cui ha esplicitato le sue preoccupazioni sulle attività di Google: i link verso propri servizi dal motore di ricerca, specie per quanto riguarda il settore dei viaggi e dei ristoranti, il modo in cui si copiano i contenuti di altri motori senza autorizzazione, la pubblicità e la portabilità della ricerca.
Se la Commissione riterrà che le proposte di Google garantiscano la concorrenza, potrebbe chiudere il dossier. In caso contrario, potrebbe infliggere a Google una multa fino al 10% del proprio fatturato globale annuo, che lo scorso anno ammontava a 47 miliardi di dollari. La stessa Google ha fatto sapere che intende “continuare a cooperare con la commissione Ue”.
La Commissione europea ha aperto un’indagine contro Google il 30 novembre 2010 a seguito delle denunce presentate da altre società, tra le quali il portale Ciao, rilevato nel 2008 da Microsoft. La stessa Microsoft ha depositato nel 2011 un ricorso contro Google, puntando l’indice sull’abuso di posizione dominante del search engine. Anche i siti di viaggi Expedia e TripAdvisor si sono rivolti alla Commissione europea, nell’ambito dell’inchiesta aperta contro il gigante Internet per abuso di propria posizione dominante. A questo punto la Commissione sta cercando di verificare se Google stia favorendo i propri servizi e stia penalizzando quelli dei concorrenti nell’ambito dei risultato che fornisce il motore di ricerca. L’inchiesta si allarga inoltre alle possibili clausole di esclusiva imposte ai partner pubblicitari.
Intanto negli Stati Uniti, dove Google sta affrontando un’indagine simile, la Federal Trade Commission avrebbe deciso di rimandare ogni risoluzione al 2013. Secondo Bloomberg più fonti avrebbero confermato un allungamento dei tempi per consentire all’azienda di attuare variazioni volontarie alla sua policy. Washington i pratica starebbe attendendo l’esito dell’indagine europea.