E-COMMERCE

Amazon: commissioni a +70%, rivenditori in rivolta

A soffrire di più gli operatori commerciali che vendono beni sotto i 25 dollari: “D’ora in poi sarà più profittevole fare affari su eBay”. Intanto in Uk parte una petizione popolare perché la società paghi le tasse in maniera equa

Pubblicato il 29 Mar 2013

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Venditori di mezzo mondo sul piede di guerra con Amazon. Come riporta The Indipendent, la multinazionale americana ha aumentato del 70% le commissioni. Un esempio , spiega il quotidiano britannico, sono le spese che si vedono imporre gli inserzionisti sul portale Uk, che sono passate dal 7% al 12%. E su alcuni settori specifici gli aumenti sono ancora più consistenti: coloro che vendono parti e componentistica per l’auto se le vedranno alzare dal 12% al 15%.

In particolare i rincari penalizzerebbero più pesantemente coloro che vendono prodotti con prezzi inferiori ai 25 dollari, prosegue il quotidiano. “Se vendi beni con prezzi in questa fascia, su Amazon non ci farai gli stessi profitti che ci fai su eBay“, afferma un operatore commerciale citato da The Indipendent.

Nell’ultimo trimestre fiscale, Amazon ha visto il fatturato crescere a due cifre toccando quota 21,27 miliardi di dollari. Peraltro sulla stampa britannica da mesi c’è anche la polemica su quante tasse paghino queste multinazionali, che spesso stabiliscono sedi legali in paesi con fiscalità di vantaggio sebbene realizzino la maggior parte del fatturato altrove.

E infatti il quotidiano riporta che in Gran Bretagna il gruppo ha registrato ricavi per 3,35 miliardi di sterline, ma ha riferito di spese per tasse per 1,8 milioni. Una petizione affinché il gruppo paghi un ammontare di tasse equo è stata già formata da 100.000 persone.

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