Un incontro urgente “per conoscere ed esaminare congiuntamente i dettagli della vicenda” che ha portato alla richiesta di assumere 1.300 persone nel magazzino di Castel San Giovanni (Piacenza). Lo chiedono Cgil-Cisl-Uil e Ugl di categoria che hanno inviato una richiesta ufficiale ad Amazon per approfondire la questione delle irregolarità contrattuali riscontrate a dicembre dall’Ispettorato del lavoro.
A seguito di quei controlli che venerdì scorso il ministero del Lavoro ha sanzionato la sede Amazon di Castel San Giovanni imponendo le 1.300 assunzioni per via degli interinali “utilizzati oltre i limiti”. Ad oggi però, l’unica prova in mano ai sindacati è la comunicazione diffusa dallo stesso ministero. I sindacati hanno formalizzato una richiesta all’azienda per avere “una copia del verbale” degli ispettori, e anche altro: un elenco dettagliato di tutti i contratti di lavoro stipulati dall’1 luglio al 31 dicembre 2017.
Insomma, per operare in nome dei lavoratori impiegati irregolarmente, Cgil, Cisl e Uil vogliono sapere nomi e cognomi dei diretti interessati oltre che l’esatto numero di contratti attivati, degli addetti coinvolti, la loro qualifica, la durata del loro impiego e il regime orario. Informazioni che, specificano quattro sigle, hanno “carattere di urgenza”, perché i lavoratori si stanno facendo sentire a gran voce. Solo ieri sono stati incontrati 60 somministrati che volevano sapere come fare per farsi assumere a tempo indeterminato da Amazon. Appelli ai quali i sindacati non vogliono tardare a rispondere, ma per farlo hanno bisogno di dati ufficiali. Dati che “se Amazon non fornisse” saranno chiesti “direttamente agli ispettori del lavoro”, avevano fatto sapere ieri i rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil e Ugl.
Intanto il colosso dell’e-commerce incassa una vittoria di non poco conto negli Usa: Seattle fa un passo indietro sulla cosidetta “Amazon tax”.
Il consiglio comunale della città si prepara a bocciare la tassa sulle grandi aziende di 275 dollari a dipendente, approvata solo un mese fa. Una decisione legata al pressing delle big della città, da Amazon a Starbucks che non hanno lesinato critiche all’iniziativa di Seattle. Il voto del consiglio comunale punta ad evitare una raccolta firme per portare la misura al referendum in novembre. “E’ chiaro che l’ordinanza si tradurrà in una prolungata e costosa battaglia politica nei prossimi cinque mesi, che non farà nulla a favore della crisi urgente dei senza tetto”, affermano il sindaco di Seattle e sette dei nove membri del consiglio comunale, annunciando il nuovo voto per bocciare la tassa”.