L’OPERAZIONE

Amazon-iRobot, stop al deal da 1,4 miliardi. Troppi impatti sulla concorrenza

Il colosso dell’e-commerce rinuncia all’acquisizione dopo i rilievi della Commissione Ue relativi alla competizione nel mercato dei dispositivi smart home. La società che produce l’aspirapolvere Roomba annuncia il taglio di oltre il 30% dei dipendenti nonché la sostituzione dell’Ad

Pubblicato il 30 Gen 2024

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Questo matrimonio non s’ha da fare. Amazon e iRobot hanno ufficialmente posto fine all’accordo di acquisizione firmato il 4 agosto 2022, in base al quale il colosso dell’e-commerce avrebbe inglobato il produttore degli aspirapolvere smart Roomba per 1,4 miliardi di dollari. Le società hanno siglato un contratto di risoluzione che indirizza tutte le questioni in sospeso della transazione, compreso il pagamento da parte di Amazon a iRobot della commissione di risoluzione precedentemente concordata.

La decisione, del resto, era inevitabile: l’Unione Europea, divulgando a novembre i risultati dell’indagine approfondita avviata sul caso, si è mostrata pronta a bloccare la transazione adducendo come ragione il rischio di gravi distorsioni dei meccanismi di concorrenza. Il merger aveva sollevato fin da subito perplessità anche negli Stati Uniti, dove la scorsa settimana lo staff della Federal Trade Commission ha messo in guardia Amazon  sull’operazione, spiegando che era propenso a stopparla.

Le conseguenze per iRobot e le perplessità della Ccia

L’annuncio affonda iRobot, che arriva a perdere a Wall Street fino al 18% ed è costretta ad annunciare un maxi ristrutturazione con il taglio del 31% dei suoi dipendenti e la sostituzione del Ceo.

“Siamo delusi dal fatto che l’acquisizione di iRobot non possa procedere. Questo negherà ai consumatori un’innovazione più veloce e prezzi più competitivi”, afferma in una nota David Zapolsky, vicepresidente di Amazon, precisando che “ostacoli normativi eccessivi e sproporzionati scoraggiano gli imprenditori, che dovrebbero essere in grado di vedere l’acquisizione come una strada per il successo, e questo danneggia sia i consumatori che la concorrenza, proprio ciò che le autorità di regolamentazione dicono di voler proteggere”.

Le obiezioni dell’Ue inviano un “messaggio sbagliato” agli investitori, rincara la dose sul Financial Times Daniel Friedlaender, il numero uno della divisione europea della Computer & Communication Industry Association (Ccia), precisando che la “dimensione e la redditività di un’azienda non possono essere usate come una scusa dalle autorità europee”. Nel caso di Amazon e iRobot “non ci sono semplicemente valide ragioni per prevenire una società dall’acquistare un produttore di elettrodomestici in difficoltà”.

Con il passo indietro di Amazon, come accennato iRobot si trova ora costretta a varare una ristrutturazione che prevede il licenziamento di 350 dipendenti e la sostituzione dell’amministratore delegato Colin Angle. La società “farà meglio con un nuovo leader che ha esperienza nelle riorganizzazioni”, ha detto Angle il cui ruolo sarà ricoperto ad interim da Glen Weinstein. “La nostra attenzione ora è sul futuro”, ha aggiunto Andrew Miller, il presidente di iRobot.

Ma Vestager tira dritto: il mercato era a serio rischio

Ma per Margrethe Vestager, commissaria europea per la Concorrenza, il caso non si pone affatto: “Abbiamo esaminato attentamente il duplice ruolo di Amazon come operatore della piattaforma e partecipante al mercato, le implicazioni della fusione di Amazon con il proprietario di un prodotto di grande successo per il quale Amazon è già un importante canale di vendita. Durante la nostra indagine, siamo stati in stretto contatto con la Federal Trade Commission degli Stati Uniti”.

Bruxelles ha ritenuto che Amazon “sarebbe stata nella posizione di rimuovere o non elencare gli aspirapolvere robot rivali; ridurre la visibilità dei robot aspirapolvere rivali esposti sul mercato di Amazon; limitare l’accesso a determinati prodotti o ad alcune etichette di prodotti commercialmente attraenti; aumentare i costi sostenuti dai rivali di iRobot per pubblicizzare e vendere i loro robot aspirapolvere sul mercato di Amazon. Abbiamo inoltre scoperto in via preliminare che Amazon avrebbe avuto l’incentivo a precludere l’accesso ai rivali di iRobot perché sarebbe stato economicamente vantaggioso farlo. Tutte queste strategie di pignoramento potrebbero aver limitato la concorrenza nel mercato dei robot aspirapolvere, portando a prezzi più alti, qualità inferiore e minore innovazione per i consumatori”.

Infine, la commissaria all’Antitrust ha ricordato che “nel valutare operazioni di questo tipo, è fondamentale tenere conto di cosa significherebbe l’operazione per i rivali e i clienti dell’entità risultante dalla fusione. Ciò vale in particolare per le transazioni mediante le quali canali di vendita grandi e consolidati acquisiscono fornitori che dipendono fortemente dall’infrastruttura e dalla portata dei clienti dell’acquirente per avere successo nel mercato”.

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