CONCORRENZA

Amazon: “Pronti allo spin-off del cloud se necessario”

La Ftc pronta a prendere in mano il dossier. Il ceo del cloud Andy Jaffy: “Rispetteremo la legge americana ma uno scorporo danneggerebbe i clienti”. MA il valore del brand lievita: a 315,5 miliardi di dollari supera Google e Apple ed è numero uno mondiale

Pubblicato il 11 Giu 2019

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Amazon Web Services sarà pronta a allinearsi alle richieste dell’antitrust americano se esigerà lo scorporo dalla capogruppo Amazon. Lo ha dichiarato Andy Jassy, il ceo di AWS, la divisione cloud del colosso del commercio elettronico, chiarendo tuttavia che non vede alcuna utilità nell’eventuale operazione di spin-off.

Jassy è intervenuto alla Recode Code Conference di Scottsdale, Arizona, e ha rilasciato la sua dichiarazione a commento di quanto riportato ieri dal Washington Post: nell’ambito della maxi-inchiesta antitrust sulle tech companies che sta per aprirsi negli Usa, Amazon ricadrebbe nella pertinenza della Federal trade commission, organo del governo con competenze antitrust. Separatamente, il Wall Street Journal ha scritto che l’indagine su Google verrebbe affidata al dipartimento di Giustizia.

Il pressing sui colossi del digitale si è intensificato dopo che alcuni politici, come la Senatrice Democratica Elizabeth Warren, hanno chiesto lo “spezzatino” delle grandi imprese hitech per rompere presunti monopoli di mercato e proteggere i consumatori. La scorsa settimana i media americani hanno anticipato l’apertura di quattro dossier antitrust su Amazon, Google, Facebook e Apple divisi tra Ftc e Justice department.

“Quando riesci a costruire diverse customer experience in segmenti di mercato diversi che conquistano il grande pubblico, la tua azienda diventa sempre più grande e inevitabilmente viene messa sotto osservazione dai regolatori”, ha affermato Jassy. Il ceo di AWS ha riferito che la divisione cloud di Amazon ha decine di migliaia di dipendenti all’interno di un gruppo che conta uno staff di 600.000 persone e continua a crescere velocemente. “Se vogliono indagare, ne saremo orgogliosi”, ha detto Jassy. Sullo spin-off di AWS ovviamente il top manager ha chiarito: “Non posso sapere che cosa abbia intenzione di fare il governo, ma ci adegueremo alla legge degli Stati Uniti”.

Jassy ha ribadito che non vede vantaggi nello scorporo di AWS da Amazon. Gli stessi clienti non gradirebbero un’operazione del genere perché da società indipendente AWS non potrebbe avere più lo stesso focus totale sulla fornitura dei servizi cloud. Un’azienda potrebbe voler scorporare un’attività se desidera toglierla dai report finanziari o non riesce più a finanziarla adeguatamente, ma non è questo il caso per Amazon e AWS, ha chiarito ancora Jassy.

Amazon ha introdotto per la prima volta i servizi di AWS nel 2006. Nel primo trimestre di quest’anno, circa il 13% delle vendite totali di Amazon e circa la metà dell’utile operativo di gruppo si devono a AWS.

Lo scrutinio dei regolatori potrebbe legarsi al potere di mercato di Amazon Web Services nei servizi di public cloud, dove oggi è il player dominante, anche se, nella visione dei fautori dello “spezzatino” come la Senatrice Warren (candidata alle presidenziali del 2020), non è il business del cloud a creare perplessità bensì quello del commercio elettronico dove Amazon agisce sia da piattaforma per venditori terzi che da venditore di prodotti col proprio marchio. Tali prodotti brandizzati Amazon (lo ha fatto notare anche l’Antitrust dell’Ue) finiscono per fare concorrenza ai merchant e i regolatori vorrebbero capire quanto leale sia tale concorrenza visto che Amazon possiede dati su merchant e vendite e che può teoricamente utilizzare per avvantaggiare i propri prodotti.

Non pesano per ora i guai antitust di Amazon sul valore del brand: secondo la classifica BrandZ Top 100 Most Valuable Global Brand ranking 2019 compilata da Kantar di Wpp, il colosso di Jeff Bezos è il marchio che vale di più al mondo a 315,5 miliardi di dollari. Il brand di Amazon si è apprezzato del 52% in un anno e ha così superato sia Apple, seconda con una valutazione di 309,5 miliardi di dollari, e Google, a 309 miliardi, prima classificata del 2018.

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