Si allarga in tutto il mondo la protesta dei lavoratori di Amazon. In attesa dei risultati del referendum in Alabama, dove i 6mila addetti dell’hub di Bessemer sono chiamati a decidere se istituire un sindacato interno – si tratterebbe della prima volta nella storia del colosso dell’e-commerce negli Usa – e a una settimana dallo sciopero in Italia, anche i lavoratori tedeschi incrociano le braccia.
La mobilitazione è stata organizzata dal sindacato ver.di e durerà da oggi fino a giovedì nei centri di distribuzione di Rheinberg, Werne, Coblenza, Lipsia e due hib a Bad Hersfeld.
Tra le rivendicazioni messe sul tavolo l’applicazione del contratto collettivo di lavoro del comparto “vendita al dettaglio” e il rispetto delle norme relative a salute e sicurezza. Amazon in Germania non ha ancora firmato alcun contratto nazionale.
Secondo le stime di ver.di saranno circa 2mila i lavoratori che parteciperanno allo sciopero mentre secondo i numeri dell’azienda oltre il 90% degli addetti è regolarmente sul posto di lavoro.
Secondo Orhan Akman, delegato sindacale di ver.di per il comparto della vendita al dettaglio, oltre a non applicare il contratto e dunque non pagare salari adeguati, il colosso dell’e-commerce non avrebbe nemmeno rispettato le norme di sicurezza anti-Covid. “A causa del lavoro che non si ferma mai e le corse per rispettare gli standard dell’algoritmo, mantenere le distanze è quasi impossibile – spiega Akman – E Amazon si rifiuta ancora di firmare un accordo vincolante per proteggere i lavoratori”.
Ma per l’azienda le cose non stanno così. “Abbiamo una consolidata collaborazione con i comitati aziendali, eletti da tutti i soci, che rappresentano tutti, a differenza del sindacato che rappresenta solo una minoranza – ha puntualizzato un portavoce – Offriamo già una retribuzione eccellente e ottime opportunità di crescita professionale. Il tutto mentre garantiamo ai addetti un ambiente di lavoro sicuro e moderno”.
Una lotta globale
Lo sciopero di questa settimana in Germania cade in concomitanza con il referendum dei lavoratori dell’Alabama per il quale si attende oggi il verdetto. I 6mila addetti dell’hub di Bessemer sono chiamati a votare sulla costituzione di un sindacato interno. Se passasse il sì sarebbe la prima volta negli Usa che si garantisce una rappresentanza sindacale in Amazon.
E l’importanza del voto in Alabama è evidenziata anche dagli interventi politici a sostegno della lotta dei lavoratori. Lo stesso presidente Joe Biden ha di fatto dato il suo endorsement all’iniziativa: in un video pubblicato su Twitter qualche settimana ha ricordato come l’iscrizione a un sindacato sia un diritto.
Workers in Alabama – and all across America – are voting on whether to organize a union in their workplace. It’s a vitally important choice – one that should be made without intimidation or threats by employers.
Every worker should have a free and fair choice to join a union. pic.twitter.com/2lzbyyii1g
— President Biden (@POTUS) March 1, 2021
Nel messaggio non si cita esplicitamente Amazon ma il riferimento è chiaro. Il presidente afferma tra l’altro che ogni lavoratore dovrebbe avere libertà di scelta se aderire o meno ad un sindacato e che nessun datore di lavoro ha il diritto di toglierla. “È un tuo diritto … Quindi fai sentire la tua voce”, afferma Biden.
Fra gli altri nomi noti che hanno appoggiato la spinta sindacale ci sono il senatore del Vermont, Bernie Sanders, e Stacey Abrams, un tempo candidata democratica a governatrice della Georgia. Sul fronte repubblicano è arrivato invece il sostegno del senatore Marco Rubio. La maggioranza dei lavoratori dell’hub di Bessmer è nero, motivo per cui l’iniziativa è stata immediatamente supportata dal movimento Black Lives Matter.
“I lavoratori neri storicamente sono la colonna di questo Paese, delle sue istituzioni e dell’innovazione – ha dichiarato Patrisse Cullors, direttore esecutivo di Black Lives Matter Global Network Foundation – Quindi rientra appieno nei nostri diritti e dignità il fatto di essere trattati e ricompensati in modo equo. Proprio come abbiamo diritto a vivere, abbiamo diritto a lavorare”.
La mobilitazione in Italia
Lo scorso 22 marzo in Italia c’è stato il primo sciopero della filiera di Amazon, dagli addetti ai magazzini fino ai driver che consegnano i prodotti.
La mobilitazione decisa da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti dopo la rottura della trattative con Assoespressi sulla piattaforma per la contrattazione di secondo livello.
Tra le rivendicazioni sindacali alla base dello sciopero: la verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la verifica e la contrattazione dei turni di lavoro, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali ed il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza.
Al gigante dell’e-commerce i sindacati chiedono risposte rapide alle questioni poste, perché “alle lavoratrici e ai lavoratori vanno riconosciuti subito diritti e tutele”.
Secondo i dati resi noti dai sindacati, l’adesione media è stata del 75%, con punte del 90% in alcuni territori.
Nel giorno nella mobilitazione in una lettera ai clienti la country manager Mariangela Marseglia ha voluto evidenziare l’impegno dell’azienda per i lavoratori. “Il nostro impegno nei confronti dei nostri dipendenti non si ferma. Continueremo – ha scritto la manager – ad assicurarci che tutto il nostro personale sia adeguatamente protetto, monitoriamo i cambiamenti e aggiorniamo costantemente le misure preventive giorno per giorno. Offriamo test gratuiti e supporteremo in tutti i modi il piano di vaccinazione, appena sarà possibile, per far sì che ogni persona che frequenti i nostri siti venga adeguatamente assistita. Essere l’azienda più attenta al cliente al mondo significa anche informarvi sulla realtà dei fatti, soprattutto quando questi rischiano di non emergere adeguatamente, per continuare a meritarci la vostra fiducia”.
“I fatti sono che noi mettiamo al primo posto i nostri dipendenti e quelli dei fornitori terzi offrendo loro un ambiente di lavoro sicuro, moderno e inclusivo, con salari competitivi tra i più alti del settore, benefit e ottime opportunità di crescita professionale. Usiamo le più avanzate tecnologie e le mettiamo al servizio dei nostri lavoratori e fornitori per migliorare la sicurezza sul lavoro e semplificarlo”, ha concluso.