Il braccialetto per i lavoratori progettato da Amazon, per il momento soltanto brevettato dal colosso dell’e-commerce, continua a tenere banco nel dibattito politico in Italia, dove nel fine settimana e fino a oggi si sono susseguite le prese di posizione di candidati alle elezioni del 4 marzo e addetti ai lavori, in un coro generalizzato di “no”. Intanto La società fondata da Jeff Bezos ha trovato in Francia l’accordo con il fisco per chiudere il caso delle tasse non pagate tra il 2006 e il 2010, accettando di versare 200 milioni di euro nelle casse francesi.
Quanto a dibattito sul braccialetto, il tema è ormai entrato tra quelli della campagna elettorale, monopolizzando il dibattito per la portata “simbolica” del brevetto più che per la sua reale adozione, ancora nemmeno decisa né programmata da Amazon. “Prima di polemizzare sul braccialetto elettronico occorrerebbe chiedersi a cosa serve – commenta Gabriele Faggioli, Ceo di Partners4Innovation – Trincerarsi dietro la privacy per rallentare in modo acritico l’utilizzo di tecnologia è sbagliato. Trincersarsi dietro lo Statuto dei Lavoratori per rallentare il progresso tecnologico è antistorico. Qualunque tecnologia può essere troppo invasiva rispetto ai diritti dei cittadini e dei lavoratori e comunque amplissime possibilità di controllo esistono già con le tecnologie in uso quotidianamente. Allora le domande secondo me dovrebbero essere: quali finalità vuole perseguire il braccialetto elettronico? Quali rischi di eccessivo controllo comporta? C’è proporzionalità fra i diritti e i doveri del lavoratore e i diritti e doveri del datore di lavoro? Porta benefici all’azienda e al lavoro dei collaboratori? Come quasi tutte le strumentazioni anche il braccialetto non è nè giusto nè sbagliato in assoluto: conta ciò che se ne vuole fare”.
“Posso assicurare che ci sono leggi in Italia che tutelano il diritto alla dignità dei lavoratori – afferma il ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, candidato nel PD per il 4 marzo, ospite di Maria Latella su Sky Tg24 – c’è un obiettivo di produttività che dovrebbe andare a vantaggio sia dei lavoratori che delle imprese, ma questo non si ottiene con braccialetti o con sistemi di controllo materiale, ma con incentivi, e questi incentivi stanno funzionando. Ci sono delle leggi di tutela dei lavoratori che vanno rispettate, e questo comprende l’eventuale utilizzo dei braccialetti”.
“La sfida è batterci per i molti e non per i pochi – afferma Pietro Grasso, presidente del Senato e leader di LeU presentando le liste al Teatro Eliseo di Roma – È il momento di batterci per tutti quelli a cui si chiederà di mettere un braccialetto elettronico mentre lavorano”. Sulla stessa linea la posizione di Laura Boldrini, presidente della Camera, anche tra i fondatori di Liberi e Uguali: “Il braccialetto elettronico? Ricordiamoci che lavorare non è un reato”, sottolinea.
Secondo Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro della Camera, “l’idea del braccialetto elettronico, proposta da Amazon è aberrante e va respinta, anche perché le attuali leggi non lo consentono. Lo stesso discorso deve valere, a nostro avviso, per i casi di licenziamento individuale illegittimo: l’attuale indennità minima di 4 mesi andrebbe raddoppiata”.
Evocano la schiavitù gli interventi di Andrea Orlando (Pd) e Giorgia Meloni (FdI). Secondo il ministro della Giustizia “Bisognerebbe spiegare al signor Jeff Bezos che in Italia la schiavitù è stata abolita diversi secoli fa. C’è da chiedersi se è interesse di un ‘over the top’ associare la propria immagine con fantasmagorici protocolli a ciò che avveniva nell’America schiavista dell’Ottocento”. Secondo la presidente di Fratelli d’Italia i braccialetti elettronici sono paragonabili alle “catene che si mettevano agli schiavi. Non è questo il futuro che voglio per l’Italia. Il mio modello è la partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa e la valorizzazione del piccolo commercio”.
Ma al di là della campagna elettorale il dibattito si è esteso negli ultimi giorni anche ale parti sociali. Secondo il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, “Una cosa è aumentare la produttività, altra cosa è controllare i lavoratori, addirittura l’idea della vibrazione al polso mi sembra eccessiva”. “Capire come funziona questo sistema wireless è essenziale – prosegue – ma non devono essere elementi a danno della dignità delle persone”.
Dal canto suo Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, pone l’accento sul fatto che “Non è la tecnologia che dobbiamo ostacolare, ma è il suo uso a dovere essere controllato per garantire la dignità e i diritti delle persone”. Intervistata da Repubblica, Furlan avverte: “Occorre regolare attraverso una contrattazione più snella e dinamica i processi di innovazione tecnologica. Le innovazioni tecnologiche, che producono indubbiamente un aumento della produttività e della qualità di ciò che si realizza, devono determinare vantaggi reciproci sia per l’impresa sia per il lavoratore in termini di aumento delle retribuzioni, condizioni di vita, organizzazione del lavoro”.