L’evento di rilievo che ha caratterizzato la fine dell’anno 2016 è il lancio globale di Amazon Prime Video e il rilancio a livello globale della sfida tra Netflix e Amazon. L’offerta di Amazon è competitiva: gli abbonati al servizio Prime (dove è presente, come in Belgio, Canada, Francia, India, Italia e Spagna) avranno il servizio video gratuito. Gli utenti degli altri Paesi dove non c’è Prime, possono abbonarsi con un’offerta stand alone a un prezzo iniziale di $2,99 (o €2,99) al mese per i primi sei mesi, ben al di sotto della quota pagata dagli abbonati a Netflix.
Si è parlato per mesi di un sorta di lancio globale, ma la portata di questo dispiegamento è sorprendente come lo è stato quello di Netflix lo scorso gennaio con il suo “global Internet TV network”. Prime Video sarà disponibile in oltre 200 paesi e territori, così come Netflix. Tuttavia nessuno dei due ‘streamer’ ha tentato di penetrare anche nel difficile mercato cinese. Amazon offrirà agli abbonati un crescente assortimento di contenuti originali – stile Netflix – come anche film di Hollywood e show televisivi. Il servizio viene offerto attraverso la app Amazon Prime Video su cellulari e tablet Android e iOs, Fire Tablets, Smart TV LG e Samsung oppure online su PrimeVideo.com. Amazon offre inoltre la possibilità di download su dispositivi mobili di tutti i titoli in catalogo per la visione offline, cosa che Netflix ha appena iniziato a fare lo scorso dicembre. I video saranno disponibili in inglese con sottotitoli in francese, italiano, portoghese e spagnolo e versione doppiata anch’essa disponibile. I produttori e detentori di contenuti potrebbero iniziare ora a ‘riscaldare i motori’. Infatti l’espansione di Amazon molto probabilmente genererà una costosa competizione per contenuti, sia esistenti che originali.
Come minimo, i proprietari dei titoli che Amazon già offre agli abbonati statunitensi – dove ha una library di oltre 18.000 film – possono prepararsi a riscuotere un lauto ulteriore compenso laddove i diritti sono disponibili. Non ci sono indicazioni su quanto possa essere grande la spinta sui contenuti a livello internazionale. Una cosa è sicura, un ecosistema già sommerso da contenuti entrerà in un fase di iperattività nel momento in cui i due colossi sborseranno ancora più denaro per assicurarsi i contenuti necessari. Come ha già verificato Netflix, non è sufficiente avere le produzioni hollywoodiane, per essere competitivi c’è bisogno dei contenuti propri e locali. Se poi questi diventano successi internazionali, ancora meglio. Non c’è dubbio che anche Amazon seguirà questa strada. Ma se l’appetito del pubblico sembra essere insaziabile, si presume che ben presto altri big player si lanceranno nella creazione di contenuti. Who is next?