Il Consiglio dei Ministri dà il via libera al nuovo regolamento sull’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr). Il provvedimento, approvato nelle riunione di venerdì sarà adottato con Decreto del Presidente della Repubblica e aggiorna le norme sulle anagrafi alla disciplina che ha istituito l’Anpr.
In una nota il governo spiega che l’istituzione di un’unica struttura per la gestione dei dati anagrafici che subentra all’Indice Nazionale delle Anagrafi (Ina), all’Anagrafe della Popolazione Italiana Residente all’Estero (Aire) e, gradualmente, alle Anagrafi curate dai comuni, si inquadra all’interno del programma di accelerazione del processo di informatizzazione della pubblica amministrazione e di razionalizzazione e di semplificazione dell’azione amministrativa e implica la necessità di aggiornare la disciplina che regola la materia degli adempimenti anagrafici.
“Il regolamento approvato – si legge nella nota – mira quindi a rendere coerenti le norme del regolamento anagrafico con questa recente innovazione di sistema, modificando il quadro normativo per assicurare il corretto svolgimento degli adempimenti anagrafici anche all’interno del nuovo assetto”.
Il Regolamento pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’8 gennaio scorso fissa una roadmap di 32 settimane per il completamento delle operazioni che permetteranno di stabilire un’Anagrafe nazionale della popolazione residente.
Ci sarà quindi un’unica banca dati che sostituirà le attuali 8 mila esistenti. Si parte con i Comuni più piccoli (sotto ai 100 mila abitanti) per poi chiudere con le grosse città.
Nell’Anagrafe nazionale è inserito anche il “domicilio digitale”, ovvero l’indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) che il cittadino può anche scegliere come canale esclusivo di comunicazione con la PA.
Il piano per il subentro sarà graduale: gli step della migrazione delle banche dati anagrafiche saranno stabiliti sulla base di criteri di distribuzione geografica, dimensione demografica, livelli di informatizzazione, uniformità dei sistemi informativi. La migrazione sarà preceduta dal “popolamento” dell’Anpr con i dati dei sistemi informativi Ina e Aire, nel corso del quale si procederà controllo delle informazioni che contribuiscono alla determinazione del codice fiscale, confrontandole con l’anagrafe tributaria. In questa fase, prevista per il secondo semestre del 2015, i Comuni che riceveranno le segnalazioni di eventuali anomalie dovranno rimuoverle, utilizzando le proprie applicazioni, e provvedere ad un nuovo invio dei dati, con le modalità attualmente previste nell’ambito dei sistemi Ina e Aire.
Cosa osta, dunque, la realizzazione del database unico nazionale? Soprattutto freni di natura tecnologica. Le 9.400 amministrazioni censite dal Catalogo dell’Agid che gestiscono le 54mila banche dati utilizzano ben 270 differenti applicativi informatici e schemi di salvataggio. Scorrendo il catalogo Agid , sotto la voce “formato”, sono migliaia le differenti estensioni e modalità di archiviazione usate dalla PA. Infodatablog, che ha provato ad armonizzare queste diciture ha ottenuto 270 macro-insiemi: dai più comuni database che usano il modello relazionale Sql, ai tanti file gestiti tramite software proprietari, fino ai più rudimentali elenchi di dati salvati in .pdf oppure addirittura in .txt.
Ma il Crescita Digitale dichiara tempi di realizzazione ambiziosi: entro la fine del 2015 si avvieranno i primi 26 Comuni pilota (6 milioni di residenti in totale), mentre il dispiegamento integrale sarà entro imarzo del 2016. Ma se è altamente probabile che possa essere rispettata la prima scadenza, in quanto la sperimentazione coi Comuni pilota sembra procedere senza particolari intoppi – così confermano da Anci – altrettanto non si può dire per la seconda scadenza. “Ci sono problemi di normalizzazione dei dati la cui risoluzione compete a tutti i Comuni, quando invece si sarebbe potuto avviare un progetto unico a livello nazionale – spiega Paolo Colli Franzone, direttore dell’Ossevatorio Netics – Molti cio comunali non hanno risorse economiche sufficienti per far fronte alle richieste avanzate dai loro fornitori di assistenza e manutenzione sul software applicativo, giustificate dai maggiori oneri derivanti dal mutare del quadro normativo”. Il problema è serio, perché se non parte l’Anpr rischiano anche lo Spid e Italia Login. La soluzione potrebbe arrivare da un maggiore coinvolgimento delle Regioni, tramite progetti di circolarità anagrafica. “Le Regioni hanno interesse a essere coinvolte – conclude Colli Franzone – in quanto hanno bisogno di mantenere le anagrafi tributarie e sanitarie. Possono aiutare i Comuni nei processi di normalizzazione dei dati e contribuire allo sforzo economico connesso alla migrazione”.