Le entrate delle compagnie telefoniche dei Paesi emergenti nell’area Asia-Pacifico sono destinate ad aumentare nei prossimi anni fino a toccare i 323,7 miliardi di dollari nel 2016, ma l’affermazione dell’Lte nella regione sarà molto lenta. Lo sostiene Analysys Mason, società specializzata in consulenze e ricerche su telecomunicazioni, media e tecnologie, in uno studio incentrato su Cina, India, Indonesia, Malesia, Pakistan, Thailandia e Bangladesh.
Secondo il rapporto, la penetrazione dei dispositivi mobili raggiungerà il 95% entro i prossimi quattro anni, con un numero di Sim attive che toccherà i 3,7 miliardi, un notevole aumento rispetto ai 2,33 miliardi dell’anno scorso.
“Gli operatori dei Paesi asiatici emergenti – afferma Alexandra Rehak, capo dell’ufficio ricerche sulle telecomunicazioni di Analysys Mason – si interesseranno alle aree rurali e cercheranno nuove opportunità per convincere i consumatori a possedere più di una Sim, in modo da mantenere una costante crescita nel numero degli abbonati mentre sviluppano strategie sempre più sofisticate per aumentare i ricavi da traffico dati su mobile”. Ricavi che, sempre secondo lo studio, sono destinati a crescere ad un ritmo del 20% annuo, con un Arpu (Average revenue per user, ricavo medio per utente) stimato in 6,50 dollari al mese nel 2016.
La tecnologia di accesso dominante dovrebbe essere il 3G, che tra quattro anni potrebbe riguardare il 41% delle Sim attive nell’Asia-Pacifico (nel 2011 erano l’11%). Invece il 4G dovrebbe avere un “impatto limitato” a causa della “mancanza di dispositivi affidabili, vincoli di capital expenditure sugli operatori e tempistica delle aste per l’assegnazione dello spettro delle frequenze Lte”. Secondo i ricercatori, nel 2016 i dispositivi Lte non saranno più del 5% di tutte le Sim attive nella regione. Solo in Cina e Malesia la penetrazione delle reti di quarta generazione dovrebbe raggiungere rispettivamente il 7% e l’8%, ma in India, Indonesia e Thailandia sarà solo il 3%, e ancor meno in Bangladesh.