Andrietti: “L’Internet delle cose? E’ donna”

La responsabile della divisione Sales & marketing Emea di Intel: “Design, ergonomia, funzioni dei prodotti sono campi in cui le donne hanno il quid che fa la differenza”

Pubblicato il 12 Giu 2015

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Non è semplice trovare donne manager con il curriculum di Bernadette Andrietti: laureata in Ingegneria microelettronica nel 1984, dal 1988 è in Intel, dove ha costruito una carriera che l’ha portata dalla progettazione dei cosiddetti Asics (application-specific integrated circuits) alla testa della divisione Sales and Marketing della regione Emea. “Eppure, più di una volta, ho dovuto rinunciare a una promozione – confessa – perché la mia priorità è sempre stata la famiglia, e anche mio marito ha un lavoro di responsabilità. Fortuna che la tecnologia ci è venuta spesso in aiuto”. CorCom ha incontrato la top manager francese in occasione di Nuvola Rosa, l’annuale evento dedicato alla sensibilizzazione del pubblico femminile nei confronti dell’Ict e dell’economia digitale. La terza edizione della manifestazione ha avuto luogo a Milano dal 19 al 21 maggio, e ha visto la partecipazione di oltre 2000 ragazze. Ad oggi solo il 3% delle laureate europee ha scelto un corso di Informatica (gli uomini raggiungono il 10%) e tra gli sviluppatori di app soltanto il 9% è donna. Questo a fronte di due milioni di posti di lavoro potenziali disponibili da qui al 2020. Con un tema così caldo, dunque, è stato inevitabile approfondire la questione con una delle ospiti d’onore della kermesse.

Lei come ha scelto questa strada?

Seguendo l’esempio di mio fratello. Lui si era iscritto a Ingegneria, e per spirito d’emulazione ho fatto lo stesso. Mio padre non era molto entusiasta. Così come non lo fu quando gli dissi che sarei andata a sviluppare circuiti per Intel: in Francia era un’azienda ancora poco conosciuta. Ma il problema è a monte, e non riguarda solo il punto di vista di mio padre. In Europa l’ingresso delle donne nei settori dell’informatica e della tecnologia è scoraggiato fin dall’infanzia persino nelle famiglie con un certo livello di istruzione. Per non parlare della mancanza di stimoli negli ambienti scolastici, dove gli insegnanti, nella maggior parte dei casi, sono ben lontani dalla realtà.

E qual è la realtà?

Che la tecnologia oggi è una componente fondamentale e indispensabile delle nostre vite, a prescindere che siamo ingegneri o meno. C’è ancora chi pensa che fare lo sviluppatore voglia dire rinchiudersi in un laboratorio dislocato chissà dove, e solo in rarissimi casi c’è chi ha le competenze necessarie per spiegare il giusto valore dei percorsi formativi quando si tratta di scegliere la scuola superiore o l’università. È una questione che trascende il genere femminile e che riguarda anche i ragazzi. Ma è un dato di fatto: quando si pensa al futuro di una bambina è più semplice immaginarla come un’insegnante che non come una specialista Ict.
Oggi ci sono molti casi di donne a capo di multinazionali tecnologiche. Da Ibm a Hp, passando per Yahoo! gli esempi non mancano.
Sono professioniste che hanno lavorato duro per raggiungere quelle posizioni. Credo che in generale per fare una carriera del genere si debba ancora scendere a troppi compromessi. Mentre sono soprattutto le tech company a mettere in campo soluzioni che aiutano a bilanciare vita privata e attività professionale. In Intel i primi programmi di smart working sono partiti 18 anni fa, e io sono stata tra i pionieri del telelavoro in Francia. Mi ricordo che addirittura fui chiamata in Tv in prime time a raccontare la mia esperienza. All’epoca mi collegavo all’ufficio con un modem a 56 k. Oggi, con il braodband e la teleconferenza possiamo avere il dono dell’ubiquità. Io stessa, dovendo viaggiare in continuazione, quando posso partecipo alle riunioni da casa. Risparmio tempo ed energie. Ma l’inclusione delle donne nel mondo Ict non è solo una faccenda di pari opportunità. Sono convinta che il loro apporto sia fondamentale anche per lo sviluppo del settore.

Ovvero?

Penso al design, all’ergonomia, alle funzioni dei prodotti, specialmente ora che con l’Internet of Things si comincia a fare sul serio in ambito wearable. Intel ha dimostrato il suo grande interesse in questo mercato annunciando tra le altre cose la collaborazione con Tag Heuer e Google per la creazione di uno smart watch: il fashion sarà sempre più rilevante anche per tutti gli altri produttori di tecnologia. Ma in questi ambiti, più che in altri, uomini e donne valutano gli oggetti con diversi criteri. Poter contare sul contributo femminile, o più in generale sulla diversità, anche in fase progettuale ha valenza strategica per intercettare le più ampie fette di mercato possibile.

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