A che punto è la diffusione dell’Iot in Italia? Esiste già un modello di business? E come siamo messi con le questioni regolatorie? Questi gli interrogativi che hanno spinto l’Anfov a indagare su ciò che sta accadendo nel nostro Paese e a trarre alcune importanti riflessioni sul da farsi nel rapporto “Iot In Italia”, realizzato in collaborazione con OpenGate. Riservato ai soci ma visionato in esclusiva da CorCom lo studio è stato presentato oggi a Roma presso il Pi Campus dove l’associazione ha organizzato una giornata-convegno sul tema Iot che ha riunito a dibattito molti dei soci nonché rappresentanti delle istituzioni.
Numerosi i rischi che secondo gli autori potrebbero palesarsi di qui ai prossimi anni: si va dal consumo eccessivo di risorse pubbliche scarse (spettro radio, numerazioni telefoniche e indirizzi Ip) alla cosiddetta “path dependence” ossia ai condizionamenti che le scelte tecniche odierne potrebbero avere sul futuro. Ostacoli si intravedono anche in merito alla competizione nella catena del valore M2M, alla sicurezza delle comunicazioni, alla tutela della privacy. “Sebbene le autorità regolamentari abbiano iniziato a interrogarsi su questi aspetti, ad oggi non sono ancora state date delle risposte certe alle problematiche emergenti, né a livello nazionale né a livello europeo”, si legge nel report.
Relativamente al modello di business lo studio indaga le best practice attuali che includono anche il caso italiano di Nettrotter (Ei Towers al 95%), azienda che sviluppa soluzioni Iot ed è attualmente l’unico operatore italiano licenziatario di Sigfox (tecnologia ultra-narrowband) che sfruttando la propria capacità infrastrutturale esistente ha già installato oltre mille base station Sigfox per coprire circa il 60% della popolazione (si stima copertura all’80% entro fine anno e il 100% entro il 2017). “Non sappiamo se ci sarà un modello di business vincente o se i modelli saranno svariati”, ha evidenziato il presidente di Anfov Stefano Ciccotti . Da parte sua Gaetano Pellegrino di OpenGate Italia ha invitato a riflettere “sull’enorme pervasività del fenomeno Iot al punto che già si parla di Internet of everything. L’impatto è sui processi, le persone e i device. Dunque bisogna creare uno smart environment in grado di abilitare i servizi e garantirne lo sviluppo di altri”.
L’evento odierno ha rappresentato il “debutto” di Stefano Ciccotti in qualità di nuovo presidente dell’associazione alla quale ha deciso di dare il suo imprinting: “Anfov deve aprirsi all’esterno e soprattutto deve diventare un interlocutore fondamentale in particolare per le piccole e medie imprese e anche per le startup. E ci apriremo anche al mondo accademico – ha detto Ciccotti nell’aprire i lavori della giornata -. Nell’associazione ci sono operatori, integratori, aziende di servizi: rappresentiamo tutta la filiera, una ragione in più per essere propositivi nei confronti delle istituzioni con l’obiettivo di creare il nuovo ecosistema della competizione”. La scelta di puntare sin da subito sull’Iot non è casuale: “Il tema è fondamentale e ci sono da chiarire questioni che riguardano la sicurezza delle reti e la gestione dei dati”. La mission di Ciccotti è anche tenere alti i riflettori sull’ultrabroadband: “Metteremo in piedi tavoli di coordinamento fra aziende nostre associate per lavorare su quelli che abbiamo già individuato come buchi normativi e anche per dare suggerimenti agli organi preposti per la normazione”, ha spiegato alla platea.