A seguito dell’inserimento della “Nuova Sabatini” nel recente “Decreto del Fare” per dare più credito alle Pmi, per l’acquisto di macchinari e il rafforzamento del fondo di garanzia, nonché lo sblocco di alcuni processi di autorizzazione per le infrastrutture, Paolo Angelucci, presidente di Assinform, ha così commentato: “Negli ambiti di applicazione delle incentivazioni previste dal Decreto del Fare, il capitolo già soprannominato “nuova Sabatini” dovrebbe considerare non solo gli investimenti in macchinari in senso stretto, ma anche tutte le componenti produttive hi-tech e di know-how che fanno funzionare l’azienda in cui quelle macchine girano non solo per quanto riguarda la parte manifatturiera ma anche per gli aspetti organizzativi, di comunicazione e di gestione, senza i quali impossibile è fronteggiare le sfide competitive del mercato. Si deve uscire da una visione in cui le macchine stanno da una parte e tutto il resto dell’azienda sta dall’altra. Per affermarsi sui mercati nazionali ed internazionali bisogna creare valore in termini di qualità sia del prodotto e sia dei servizi ad esso connessi”.
“Quelle macchine, che facciano moto, sedie o prodotti per la moda o per il settore alimentare, devono essere programmate e pilotate in ragione degli ordini o di specifiche di lavorazione che arrivano dal mercato e che altro non sono che flussi di informazioni – si legge nella nota di Agelucci – Flussi di informazioni e di comunicazioni che sono strutturati ed organizzati, e più superano i confini della singola azienda, più si traducono nel rafforzamento del sistema nervoso di realtà distrettuali e produttive che si confrontano come multinazionali esportano nel mercato globale. E’ questa la leva strategica sulla quale deve puntare l’efficienza per il nostro tessuto produttivo, e l’Ict ne è il fattore essenziale. Di questo bisognerebbe tenere responsabilmente e consapevolmente conto nella fase di approvazione del Decreto del Fare; e sarebbe più che opportuno avere dal Governo indicazioni di politica industriale in tal senso”.
“È importante fare di tutto per ridare slancio al settore manifatturiero e al made in Italy – prosegue il presidente di Assinform – Ha ragione il presidente Squinzi quando dice che un manifatturiero che pesa per il 17% del Pil ci collocherà anche al secondo posto in Europa. Ma per raggiungere questo risultato dobbiamo chiedere al legislatore di offrire ad ogni impresa la scelta di cosa ad essa serva per innovare prodotti, processi, organizzazione e servizi connessi”.
“I processi non sono più quelli di una volta – continua la nota – Ci sono molti casi in cui una nuova linea produttiva fa la differenza. Ma sono assai di più quelli dove la differenza è fatta da soluzioni innovative per la progettazione, nella programmazione di acquisti e lavorazioni, nella logistica. Molto spesso sono i sistemi informativi che permettono un salto di qualità e così via, sino all’organizzazione delle reti di vendita, alle piattaforme di commercio elettronico ecc. Un salto di qualità di cui abbiamo bisogno: è preoccupante che in Italia la percentuale di fatturato delle vendite attraverso l’e-commerce non superi il 6% contro il 15% medio dell’Europa a 27, che, nonostante il tasso di crescita a due cifre, siamo in forte ritardo sia rispetto ai paesi tecnologicamente più evoluti che a quelli le cui produzioni sono ben lontane dai nostri standard qualitativi”.
“Quel salto di qualità, in tutti i comparti, sarà tanto più rapido quanto più velocemente si recepiranno evidenze oramai nette – sostiene Angelucci – Per dare il necessario impulso al sistema manifatturiero dobbiamo avere la possibilità di vedere riconosciuti, in termini di incentivi, anche gli investimenti nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e nei servizi correlati che consentiranno di amplificare gli effetti degli acquisti nell’ammodernamento produttivo”.
Quanto al settore dell’Ict, Assinform ribadisce le sue potenzialità industriali, che lo collocano di diritto tra i potenziali beneficiari di interventi di rilancio dell’apparato produttivo. E’ un settore che conta circa 100mila imprese nel territorio e occupa circa 420mila addetti; che ha una gamma di attività molto diversificate, dalla manifattura in senso stretto ai servizi in rete più sofisticati. “Attività che sono ormai omologate come costituenti un settore industriale, denso di componenti sia in aree tradizionali che emergenti e destinate a sicura crescita: a patto di investirci e di creare le condizioni di mercato per un loro sviluppo – continua – Il nostro settore sta cambiando. Per questo non si parla più di Ict, ma di Global Digital Market o Industry, ad evocare l’emergere prepotente di comparti che vanno cambiando il volto di quello che era una volta il settore dell’informatica e delle telecomunicazioni, la relativa organizzazione del lavoro e gli equilibri di mercato”.
“Le aree a più rapido sviluppo non richiedono solo capacità di servizio, ma una profonda capacità industriale, si tratti di apparecchiature, di software o di applicazioni innovative. Una capacità che alcune aziende italiane hanno già dimostrato di avere, e che altre potrebbero esprimere se solo avessero meno difficoltà da superare rispetto alle concorrenti estere – chiude Angelucci – Dare anche a queste aziende la possibilità di investire a condizioni meno onerose in mezzi di produzione materiale e immateriale è quando è necessario ed urgente fare oggi ed oltre a dare attuazione, a passo ancora più spedito, a quanto già previsto dall’Agenda Digitale diamo con il Decreto del Fare tutte le opportunità di incentivi per chi investe in innovazione o vorrebbe farlo”.