Angelucci: “Contratti ad hoc e contributi rottamazione per il rilancio dell’Ict”

Il presidente di Assinform ribadisce la necessità di rinnovare le regole di un settore in crisi che rappresenta però la quarta industria italiana. E il presidente di Fida Inform Alessandro Musumeci: “Innovare il ruolo dei Cio exit strategy efficace”

Pubblicato il 03 Dic 2009

Una flessione di mercato pari al 9%, il 30% di imprese Ict che
avranno problemi di occupazionali  fine 2009. Sono i numeri del
comparto Ict  che il presidente di Assinform, Paolo Angelucci, ha
riferito oggi i occasione del convegno nazionale di Fida Inform, la
federazione italiana delle associazioni professionali di
Information management, in corso a Roma.
“Si tratta di numeri che raccontato di un settore Ict in affanno
ma che si possono contrastare – ha sottolineato Angelucci –. In
questo senso qualche segnale c’è, soprattutto per quel che
riguarda il budget che le imprese vogliono dedicate per
implementare il loro IT: la nostra indagine congiunturale ha
stimato che il 60% delle imprese non ha intenzione di tagliarlo,
nonostante le crisi. Una previsione positiva che associata alle
azioni che Assimform sta mettendo in campo potrebbe contribuire a
definire una exit strategy”.

Angelucci ha quindi ricordato le strategie anti-crisi che
l’associazione che riunisce le aziende Ict italiane ritiene
necessarie. “E’ fondamentale che il settore, che rappresenta la
quarta industria italiana, sia una volta per tutte considerata
industria a tutti gli effetti che produce beni immateriali – ha
precisato -. Come? Per prima cosa definendo dei contratti ad hoc
per le risorse umane; oggi gli informatici vengono inquadrati con
contratti che vanno dalla chimica alla metallurgia. In altre parole
bisogna che si strutturino regole diverse e certe per il
comparto”.
Inoltre “collaborare perché le aziende che hanno i requisiti
possano quotarsi in borsa. Assinform ne ha individuate 230 con un
fatturato superiore ai 10 milioni di euro già pronte e altre 682
con un fatturato inferiore ai 10 milioni potenzialmente
quotabili”. La quotazione, secondo Angelucci “é un obiettivo
assolutamente da perseguire in un quadro di accelerazione del
processo generale di innovazione del Paese”.

Altro punto su cui Assinform sta spingendo molto è il contributo
alla rottamazione dei software. “L’ho ribadito più volte  ma
non mi stancherò mai di dirlo – ha ricordato Angelucci -. Ogni
euro di contributo genera un miglioramento dei livelli
occupazionali due volte e mezzo maggiori che nel settore
auto”.

“Stiamo lavorando con il ministero dell’Economia perché
nell’ambito di Industria 2012 vengano stanziati al comparto 200
milioni per la ricerca e lo sviluppo – ha concluso Angelucci -.
Stimiamo che questi fondi possano attivare 500 milioni di
investimenti che, a loro volta, creerebbero, 5mila posti di lavoro
per due anni”.

Alessandro Musumeci, presidente di Fida Inform e direttore centrale
dei sistemi informativi delle Ferrovie ha posto l’accento sul
ruolo che il Cio può avere nell’uscita dalla crisi.
“Ci troviamo in un momento in cui i Cio si vedono costretti a
tagliare i costi e quindi il valore del loro lavoro – ha
sottolineato Musumeci -. Al contrario è proprio dalla crisi che
può e deve nascere l’occasione perché questa figura così
centrale per il business si innovi, innovando anche tutto il
sistema dei servizi informativi”.
In questo senso il 2010 sarà l’anno dei progetti sfidanti che
riguardino direttamente il modello di business, quindi il modo di
lavorare e di fare un prodotto o un servizio, e lo stesso Ict.
“L’Ict va innovato sia per quel che riguarda il sourcing sia
per quel che riguarda le tecnologie – ha detto Musumeci -. In
questo senso è importante avviare programmi che innovino il modo
di “fare” l’information technology, sviluppando applicazioni
che supportino il business, e quindi rinnovando la catena del
valore e, poi, puntando alle possibilità di nuove esperienze, come
quelle dei social network e del cloud computing”.

“Nello specifico i social network potrebbero diventare un
prezioso strumento per aggiornare il customer service – ha
concluso – mentre il cloud potrebbe contribuire a modernizzare,
rendendolo più efficace e meno costoso, il modello di sourcing
aziendale”.

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