Le priorità annunciate sono in linea con le esigenze del mercato? Sostanzialmente sì. E per due motivi.
Il primo è che si è visto un commitment di Governo strutturato. Intendo dire dichiarato con chiarezza, condiviso fra tutti i Ministeri pertinenti e con l’impegno di presentare entro giugno i progetti di intervento. Il secondo motivo è più di merito. Attiene agli ambiti di intervento definiti. Questi riguardano in buona parte proprio gli aspetti su cui Assinform, da tempo, invoca attenzione: diffusione generalizzata della banda larga, condizioni favorevoli per l’e-commerce, accelerazione delle pratiche di e-government, competenze digitali, sostegno alla ricerca e all’innovazione Ict, e anche creazione di maggiore interazione fra imprese, cittadini e pubbliche amministrazioni basate sull’Ict, almeno se il concetto di smart communities sarà applicato in questo senso. Se con le priorità in buona parte ci siamo, resta da vedere cosa scaturirà a giugno e in concreto dai lavori della “cabina di regia” interministeriale e soprattutto quali potranno essere le ricadute dopo quella data. L’innovazione tecnologica e digitale non si fanno “ad orologeria” ed hanno bisogno di scelte politiche che abbiano continuità nel tempo. Non è diffidenza, è attesa. Perché ci sono aspetti che si incrociano con provvedimenti introdotti negli ultimi mesi e che bisogna vedere come verranno affrontati e soprattutto come verranno messi in pratica. Ad esempio, il decreto sulle semplificazioni potrebbe anche aver creato le condizioni per accorciare i tempi dello switch off della PA al digitale (ad oggi stabilito fra il 2013 e il 2014) e indurre ad iniziative che rendano più rapide le procedure in sede di programmi per l’Agenda Digitale.
Ci sono poi aspetti che Assinform chiede siano all’attenzione della cabina di regia, anche se magari richiederebbero provvedimenti normativi ad hoc, che però la stessa cabina potrebbe promuovere. E qui il riferimento è a quanto va maturando sul sistema delle gare pubbliche, oggi inadatto a conseguire i risultati attesi nel comparto dei servizi, ovvero sul fronte dei crediti verso la PA, che dovrebbero unirsi a una fiscalità non penalizzante per il settore Ict (dall’Irap all’Iva più pesante per l’editoria digitale) e a un accesso al credito meno oneroso, che sono condizioni essenziali affinché l’Ict possa svolgere il suo ruolo di vero e proprio settore industriale. Creando modernità e occupazione, a vantaggio di tutti, migliorando la qualità della vita e creando nuove opportunità di business per le nostre imprese che sempre di più soffrono la concorrenza internazionale.