L'INDAGINE

Anie: per il 72% delle imprese la Fase 2 sarà critica

Lo studio realizzato dalla Federazione delle aziende elettrotecniche ed elettroniche sottolinea come due terzi del comparto stiano pagando a caro prezzo gli effetti del lockdown. A marzo il fatturato complessivo è calato del 22% e ad aprile è atteso un peggioramento. E la ripartenza risulterà problematica per molti

Pubblicato il 29 Apr 2020

CORONAVIRUS

L’emergenza coronavirus colpisce duro il settore della tecnologia elettrotecnica ed elettronica. In caso di apertura, nella Fase 2, il 72% delle imprese dichiara di rilevare criticità nell’attività, il 52% difficoltà per la mancata ricezione delle forniture e il 31% per la riduzione della liquidità per l’ordinaria gestione. Il lockdown ha comportato danni severi o rilevanti per il 66% delle imprese, che sono ricorse agli ammortizzatori sociali nel 73% dei casi. A marzo in media il calo del fatturato è del 22,4%, per le ore lavorate del 21,8% e ad aprile i dati peggioreranno ancora. A dirlo è un’indagine realizzata dal Centro Studi della Federazione di Confindustria Anie, che rappresenta il comparto. Il rapporto è costruito su un campione di 174 imprese socie, espressione di un fatturato aggregato pari a 15 miliardi di euro. Di queste il 62% sono piccole e medie imprese e il 38% grandi imprese, con una prevalenza del campione concentrata nel Nord Ovest (60%) e nel Nord Est (20%).

I risultati dell’indagine nel dettaglio

Fra le leve che le aziende intendono utilizzare per rilanciarsi, Anie indica come principali la possibilità di ricalibrare o cambiare i Paesi di destinazione dell’export (35% del totale), con il 33% delle organizzazioni che pianifica modifiche nell’offerta e implementazione di tecnologie digitali. Il 2% delle imprese ha una visione molto pessimista dichiarando di non vedere alternative se non chiudere l’attività.

Come detto, l’indagine sottolinea che il 73% delle aziende elettrotecniche ed elettroniche dichiara di fare ricorso o di avere intenzione di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Si tratta di un dato superiore alla media del campione confindustriale nel suo complesso, dove la quota è pari al 53%. E questo nonostante il fatto si parli di settori considerati ‘essenziali’ dai decreti del governo e quindi interessati in misura marginale dal lockdown, fra cui Chimica-Farmaceutica e Alimentare, e che il 42% degli addetti diretti del comparto operino in Smart working (il 33% è presente in sede e il 25% non è attualmente in attività).

“Questi dati fotografano la situazione per il solo mese di marzo e riflettono con particolare evidenza l’esplosione della crisi sanitaria”, dice Giuliano Busetto, presidente di Anie. “Ci attendiamo che i dati di aprile siano ancora più negativi e questo dimostra la necessità di lavorare tutti insieme per accelerare la ripartenza, ovviamente da attuare tutelando la salute dei lavoratori”.

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