L’emergenza coronavirus colpisce duro il settore della tecnologia elettrotecnica ed elettronica. In caso di apertura, nella Fase 2, il 72% delle imprese dichiara di rilevare criticità nell’attività, il 52% difficoltà per la mancata ricezione delle forniture e il 31% per la riduzione della liquidità per l’ordinaria gestione. Il lockdown ha comportato danni severi o rilevanti per il 66% delle imprese, che sono ricorse agli ammortizzatori sociali nel 73% dei casi. A marzo in media il calo del fatturato è del 22,4%, per le ore lavorate del 21,8% e ad aprile i dati peggioreranno ancora. A dirlo è un’indagine realizzata dal Centro Studi della Federazione di Confindustria Anie, che rappresenta il comparto. Il rapporto è costruito su un campione di 174 imprese socie, espressione di un fatturato aggregato pari a 15 miliardi di euro. Di queste il 62% sono piccole e medie imprese e il 38% grandi imprese, con una prevalenza del campione concentrata nel Nord Ovest (60%) e nel Nord Est (20%).
I risultati dell’indagine nel dettaglio
Fra le leve che le aziende intendono utilizzare per rilanciarsi, Anie indica come principali la possibilità di ricalibrare o cambiare i Paesi di destinazione dell’export (35% del totale), con il 33% delle organizzazioni che pianifica modifiche nell’offerta e implementazione di tecnologie digitali. Il 2% delle imprese ha una visione molto pessimista dichiarando di non vedere alternative se non chiudere l’attività.
Come detto, l’indagine sottolinea che il 73% delle aziende elettrotecniche ed elettroniche dichiara di fare ricorso o di avere intenzione di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Si tratta di un dato superiore alla media del campione confindustriale nel suo complesso, dove la quota è pari al 53%. E questo nonostante il fatto si parli di settori considerati ‘essenziali’ dai decreti del governo e quindi interessati in misura marginale dal lockdown, fra cui Chimica-Farmaceutica e Alimentare, e che il 42% degli addetti diretti del comparto operino in Smart working (il 33% è presente in sede e il 25% non è attualmente in attività).
“Questi dati fotografano la situazione per il solo mese di marzo e riflettono con particolare evidenza l’esplosione della crisi sanitaria”, dice Giuliano Busetto, presidente di Anie. “Ci attendiamo che i dati di aprile siano ancora più negativi e questo dimostra la necessità di lavorare tutti insieme per accelerare la ripartenza, ovviamente da attuare tutelando la salute dei lavoratori”.