Tra le prime società italiane a scommettere sull’e-procurement, i-Faber è oggi una realtà consolidata con un azionariato concentrato per il 65% in mano a Unicredit e il resto di proprietà Erg (23%), Impregilo (8%) e Oracle (4%). Abbiamo incontrato il suo amministratore delegato, Anna Maria Ricco.
Come è arrivata a guidare i-Faber?
La mia carriera nell’IT è iniziata dal primo gradino, come per gli sportellisti in banca. Ho fatto la programmatrice, poi sono passata a lavorare sui progetti IT. Prima in Origin Italia e Accenture poi in McKinsey & Co., dove sono passata alla consulenza strategica. Entrata in Unicredit, ho seguito nella divisione Unicredit-Global Banking Services tutti i grandi progetti strategici della banca e nel 2011 sono approdata in i-Faber, prima come direttore generale poi come Ad.
Un percorso facile dal punto di vista femminile?
Sono stata fortunata, ho sempre trovato persone che non hanno posto barriere, un marito e una famiglia d’origine che mi hanno sempre sostenuta.
Questione di network personale…
Sì. La famiglia è stata fondamentale, ma anche altri network contano. Uno dei punti di attenzione nei percorsi di carriera delle donne fino a oggi è sempre stata la loro maggiore difficoltà rispetto agli uomini nel fare network.
i-Faber nacque in piena new economy, ma a differenza di altri è sopravvissuta. Come mai?
All’inizio offrivamo soltanto un marketplace e servizi di aste online, ma negli anni abbiamo puntato sull’innovazione, concentrandoci sui grandi operatori con ricavi sopra i 250 milioni di euro. A differenza di molti competitor abbiamo deciso di non fornire solo tecnologie e supporto tecnico, ma anche consulenza.
Per esempio?
In primo luogo offriamo servizi di spend analysis utilizzando benchmark costruiti nel tempo, lavorando per diverse industry. Forniamo poi indicazioni per ottenere maggiori sinergie interne e risparmi, a partire da come costruire capitolati o approntare le aste, e sistemi per gestire i fornitori o definire rating sui venditori. Infine, mettiamo a disposizione tecnologie e supporto per gestire contratti, cataloghi fornitori, ordini e il processo di fatturazione elettronica.
Sono prodotti vostri o siete reseller?
Con i privati usiamo una suite di Oracle per la parte di e-sourcing, e-catalog ed e-contract, mentre il portale per vendor manager e i servizi di order-to-pay sono sviluppati in casa. Anche la piattaforma per la Pubblica amministrazione è sviluppata in house.
Avete molti clienti?
Tra PA e privati circa 300 clienti sul fronte dei buyer e circa 40mila fornitori, quasi tutti italiani, collegati alla piattaforma di i-Faber.
Beh, pare che l’e-procurement abbia preso piede in Italia…
Sì. Hanno contribuito nel tempo alcuni fattori: la progressiva fiducia nella Rete; la dematerializzazione dei processi d’acquisto e la decisione da parte delle grandi imprese di ottimizzare la supply chain. Molto ha fatto anche la maggior familiarità verso l’uso dell’IT e dei dispositivi: il vero freno è sempre stato di carattere culturale.
Immagino sia anche una questione di management…
Certamente. Puntare sull’e-procurement è una scelta strategica che deve partire dall’alto. Molte aziende, per esempio, per consolidare i processi d’acquisto online hanno definito bonus associati all’uso di queste tecnologie, ma non è raro assistere ancora a resistenze, soprattutto da parte dei fornitori.
È un trend comunque in crescita?
Sì, cresce globalmente. Nel 2012 Forrester Research indicava un incremento del 13% per l’e-procurement. Per quanto riguarda il nostro Paese la crescita era minore, ma aumenta molto l’attenzione verso la gestione dei fornitori e la fatturazione elettronica.
Quali sono i vantaggi dell’e-procurement?
Oltre all’evidente risparmio sugli acquisti, nella PA come nel settore privato, consente trasparenza, economia nei processi, precisione nella verifica degli ordini e rapidità anche sul fronte del pagamento, un fattore che aiuta per altro gli stessi fornitori. L’e-procurement semplifica la vita a chi è soggetto alla Legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa e abbassa i contenziosi nelle gare d’appalto, soprattutto in ambito pubblico. Inoltre, apre il mercato delle forniture e stimola gli operatori economici a fare un salto tecnologico, spingendo l’innovazione.
L’apertura delle frontiere non fa paura ai fornitori?
Paradossalmente se il sistema di approvvigionamento è amministrato meglio ed è più rapido non ci sono soltanto benefici diretti sul business, ma anche per chi vende. Migliorano i tempi di pagamento e si creano network più stabili con le imprese migliori. Aprire i mercati è positivo anche per chi offre servizi alla PA che trova in Rete nuove opportunità e gare chiare e complete.
La crisi aumenta o diminuisce l’uso dell’e-procurement?
Teoricamente dovremmo essere in controtendenza perché offriamo servizi che forniscono benefici strutturali e duraturi nel tempo in termini di riduzione della spesa ed efficienza dei processi. Spesso, però, le soluzioni strategiche vengono rimandate a favore di azioni di breve periodo sotto forma di tagli lineari.
I vostri servizi sono offerti as a service. Quali vantaggi porta il cloud?
Ha sicuramente un basso impatto sui sistemi IT aziendali, non prevede acquisto di hardware ed è sempre il best of breed con aggiornamenti gratuiti automatici. Inoltre, presenta un’alta flessibilità di utilizzo: una logica opposta all’acquisto di soluzioni on premise che costano milioni e hanno costante bisogno di manutenzione. In più i-Faber eroga servizi di disaster recovery e business continuity. Siamo certificati Iso 9001 e soggetti ad audit periodiche del gruppo: sviluppata in casa questo tipo di sicurezza avrebbe un costo notevole.
Da molto offrite soluzioni in cloud?
La nostra fortuna è di essere partiti con offerte Saas già nel 2001, non abbiamo dovuto cambiare rotta in corsa, come molti altri operatori.
Da allora com’è cambiato il mercato online?
Prima si comprava carta, cancelleria e prodotti, adesso si negoziano utility, facility management, temporary work, servizi di Tlc. Si compra gas, energia e servizi. Non è immediato. Servono esperti con conoscenze di mercato e consulenti preparati, anche perché ai buyer sono chieste sempre maggiori capacità strategiche. L’e-procurement non è più soltanto una risorsa per risparmiare sui costi, ma per assistere lo sviluppo del business.
Cosa suggerirebbe al legislatore per spingere l’e-procurement?
Per aiutare le piccole medie imprese conta la leva finanziaria: servirebbero sgravi fiscali sugli investimenti in strumenti innovativi. Nella Pubblica amministrazione la questione è diversa. Oggi soltanto il 5% della spesa in beni e servizi è fatta via Web, anche perché è una spesa “disaggregata”. Andrebbero aiutati il processo d’aggregazione della domanda e la creazione di stazioni appaltanti, magari uniformando le regole a cui sono soggetti enti di dimensione o natura diversa.
WOM@AN
Anna Maria Ricco: “E-procurement, una leva digitale”
L’amministratore delegato di i-Faber: “I sistemi di approvvigionamento online non rappresentano solo una risorsa per risparmiare sui costi. Ma un must per assistere lo sviluppo del business”
Pubblicato il 11 Nov 2013
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