Nelle ultime ore esponenti del collettivo Anonymous hanno messo fuori uso diversi siti governativi turchi tra cui quello del presidente Abdullah Gul.
Le azioni fanno parte dell’operazione #OpTurkey con la quale gli hacker danno il loro sostegno alle proteste antigovernative che negli ultimi giorni si sono svolte ad Istanbul, Ankara e decine di altre città e hanno finora portato alla morte di tre persone e all’arresto di oltre 1.700.
Nella tarda serata di ieri il sito del presidente, assieme a quello del Ministero di Giustizia, di Sicurezza e del Governatore, sono andati offline come annunciato da Anonymous attraverso Twitter. L’operazione è stata lanciata in risposta alla repressione delle proteste da parte della polizia.
Da venerdì scorso migliaia di persone hanno iniziato a radunarsi per le strade della Turchia, protestando prima per l’abbattimento di 600 alberi a Gezi Parki, un giardino nel centro di Istanbul, e poi per la deriva autoritaria dell’esecutivo islamico-moderato degli ultimi due anni guidato dal premier Tayyip Erdogan. Il tam tam sui social network è stato fondamentale per permettere alla folla di organizzarsi.
Proprio ieri Erdogan, durante un’intervista all’emittente Haberturk, è arrivato a definire le reti sociali, attraverso le quali i manifestanti hanno potuto comunicare e coordinarsi, “una minaccia per la società”, aggiungendo che “vi si possono trovare tutti i migliori esempi di bugie”.
Anonymous può essere considerato una sorta di “franchising” della pirateria informatica che ha operatori attivi in ogni parte del pianeta e periodicamente fa parlare di sé per operazioni contro istituzioni, grandi banche o altri bersagli politici.