«Ci sono troppe barriere nel nostro continente e questo vuol dire perdere delle possibilità, lasciare del potenziale inespresso. Non posso accettare che emergano nuove barriere nel Mercato unico digitale – le stesse barriere che abbiamo combattuto con tanta forza sul mercato unico tradizionale, come la possibilità di comprare e vendere da un paese all’altro senza discriminazioni. Questa è un’opportunità d’oro”. Andrus Ansip neo commissario al Digital Single Market sceglie CorCom per illustrare il “piano” che punta a fare l’Europa unica digitale nel giro di pochi anni, accelerando il percorso tracciato nella precedente legislatura ma anche puntando i riflettori su alcune importanti priorità.
Commissario Ansip, come se lo immagina il Mercato unico digitale? Che tipo di caratteristiche deve avere?
Favorendo la formazione di un Mercato unico digitale, possiamo generare fino a 250 miliardi di euro di crescita aggiuntiva, centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro e una dinamica società basata sulla conoscenza. Ogni cittadino dovrebbe poter godere dei servizi e dei contenuti digitali, ovunque si trovi nella Ue e inclusi i servizi del governo. Ogni azienda dovrebbe poter proporre e vendere i suoi prodotti su un mercato di 500 milioni di persone, usando canali online senza barriere tra un paese e l’altro. Oggi, una piccola impresa che cerca di espandersi nella Ue deve far fronte a 28 regolamenti diversi per la protezione dei consumatori e la protezione dei dati, per il fisco e la stesura dei contratti. I cittadini che cercano di fare acquisti online devono superare una marea di ostacoli. Questo ha un costo troppo alto, sia per i cittadini sia per le imprese. Voglio assicurarmi che sia possibile fare online tutto quello che si fa offline.
Su cosa si punta in particolare?
Una prima area su cui si concenterà il nostro lavoro riguarderà la costruzione della fiducia nel mondo online: se le persone non riescono a fidarsi dei servizi elettronici, non li useranno mai.
Pensa all’Europa digitale come a una grande Estonia?
Non vedo l’Europa come una grande Estonia, ma penso che ci siano delle buone e interessanti pratiche da cui possiamo trarre ispirazione. Quando sono arrivato alla Commissione europea a novembre scorso, sono rimasto sorpreso di vedere quanto ancora si usi la carta. Il governo estone ha smesso di usare la carta per le sue riunioni di gabinetto fin dal 2000. È molto più efficiente; fa risparmiare un sacco di tempo, denaro e risorse. E rafforza la mia convinzione che l’Europa intera ha bisogno di muoversi verso una società più dematerializzata, soprattutto nei servizi pubblici. So dalla mia esperienza personale nel mio Paese che può funzionare – anzi, funziona sicuramente. L’e-government è una realtà in Estonia. Le firme digitali sono considerate equivalenti alle firme scritte a mano. Quando abbiamo discusso le iniziative di riforma della Pubblica amministrazione italiana col ministro Marianna Madia il 1° dicembre, abbiamo parlato di questo come uno dei primi passi per far funzionare il progetto. In Estonia, i cittadini possono votare o compilare la dichiarazione dei redditi online. Il sistema è sicuro e semplice. L’Estonia usa una tecnologia basata su un unico Id in tutti i settori, dalle banche agli ospedali. Anche gli stranieri possono beneficiare dei servizi pubblici estoni e creare facilmente una startup con sede in Estonia grazie al sistema di e-residenza. Non stiamo parlando di un di più che è bello avere ma non necessario: questi sono i temi chiave del Mercato unico digitale e non dimentichiamo che alcuni principi – come il principio “once only” secondo cui i cittadini non hanno bisogno di dare le stesse informazioni più di una volta al governo – stimolano necessariamente all’interoperabilità tra sistemi, un elemento che oggi ancora manca. Queste innovazioni sono sensazionali e possono contribuire ai dibattiti che facciamo a livello Ue. Sono già state adottate delle misure – penso ad esempio ai recenti progressi nell’identificazione elettronica – e sono ansioso di andare avanti.
Il Telecoms Package è di fatto bloccato dalle divergenze fra gli Stati membri. Come pensa che l’impasse possa essere superata? E quanto ciò è importante ai fini della realizzazione del Mercato unico digitale?
La Presidenza italiana ha compiuto grandi sforzi per portare avanti il pacchetto telco e vorrei ringraziare ancora i nostri partner italiani per il loro forte impegno. Nonostante il buon lavoro fatto, non siamo riusciti a raggiungere un accordo. È una situazione che mi preoccupa e incoraggio i ministri Ue a iniziare i negoziati con il Parlamento europeo il prima possibile. Dobbiamo abolire le tariffe del roaming – questo è fondamentale per sviluppare nuovi servizi e pensare al futuro, come le auto connesse: avranno bisogno di Internet ovunque andranno, senza che costino un occhio della testa a causa del roaming! Dobbiamo anche adottare regole forti sulla net neutrality e fare passi in avanti sul coordinamento dello spettro. Il Mercato unico delle telecomunicazioni è un pilastro essenziale del Mercato unico digitale. Senza, non possiamo ottenere il resto. Il Consiglio Ue lo ha chiesto a ottobre 2013 e il Parlamento europeo ha dato il suo sostegno. Io spero vivamente che possa essere raggiunto un accordo nei prossimi mesi; altrimenti, temo che perderemo slancio e cadremo nello stallo. Ciò detto, continuo a pensare che occorra un grado in più di ambizione per dare valore ai tanti sforzi che stiamo facendo per il pacchetto telco: non possiamo spezzare le barriere con regole deboli che sembrano conformare tra loro standard minimi ma di fatto permettono a ogni Paese di fare a modo suo. Abbiamo bisogno del Mercato unico delle telecomunicazioni come solida base per il Mercato unico digitale Nuove iniziative sono già state inserite nei programmi della Commissione europea per il 2015. Una delle nostre massime priorità è modernizzare le regole Ue per il copyright. Vogliamo che tutti – cittadini e imprese – abbiano accesso online ai servizi digitali che desiderano e per i quali pagano, inclusi quelli che attraversano i confini della Ue e si trovano in un Paese diverso dal proprio. Le industrie creative dell’Europa hanno la grande capacità di generare crescita e occupazione e di stimolare l’innovazione in tutta l’economia. Studieremo anche modi per semplificare le regole per i consumatori per gli acquisti online e digitali, per stimolare ulteriormente l’e-commerce – pensando in particolare alle piccole imprese – aumentare la cyber-sicurezza e portare la digitalizzazione nel cuore delle policy europee. A maggio presentermo una strategia per il Mercato unico digitale europeo che delineerà in dettaglio i vari passi che compiremo per stimolare l’ambiente digitale, ridurre al minimo le incertezze legali e creare condizioni eque per tutti.
Qual è lo stato di salute del mercato europeo delle telecomunicazioni? Crede che il Mercato unico digitale implichi un’unica autorità regolatoria di riferimento?
Abbiamo bisogno di investimenti nelle reti e di più concorrenza sui mercati telecom affinché tutti gli utenti online godano del massimo dei benefici. Per raggiungere questo equilibrio, il miglior incentivo è una concorrenza efficace, che si lega direttamente col permettere ai consumatori di passare da un provider all’altro e col dar loro un’adeguata scelta su un mercato dinamico e aperto. Il Berec svolgerà un ruolo importante nello sviluppare le linee guida che assicurano una regolamentazione coerente. Una guida stabile del Berec – il cui presidente renderà conto al Parlamento europeo – sarà garanzia dell’efficacia e stabilità del Berec e rafforzerà il Mercato unico delle telecomunicazioni. In questa fase, la Commissione non propone un solo regolatore.
Secondo lei il principio della net neutrality va inserito nella legislazione europea? Con quali obiettivi?
La net neutrality deve essere affermata con convinzione e chiaramente definita. Tutti dovrebbero essere in grado di accedere ai servizi e alle applicazioni e di distribuire contenuti online, senza essere bloccati o subire rallentamenti – indipendentemente dal Paese in cui si trovino. Internet è universale e vogliamo che resti così. Ma se 28 Paesi hanno 28 approcci differenti, il mercato diventa sempre più frammentato. Per evitare che questo accada, il principio della net neutrality deve essere codificato nella legge Ue – anche per fornire chiarezza e certezza agli investitori.
Un altro obiettivo su cui lei insiste è l’armonizzazione dello spettro radio. Perché è così importante?
Lo spettro è l’ingrediente essenziale del Mercato unico digitale. Questo non può funzionare in modo corretto senza una connettività che sia di alta qualità, ultra-veloce e a prezzi accessibili. L’open spectrum è la base della società abilitata dalle tecnologie digitali e della domanda digitale. Ma più questa risorsa naturale è divisa, meno è efficiente. L’ideale sarebbe che i paesi Ue collaborassero molto di più sull’assegnazione dello spettro. Dopotutto, le frequenze radio non hanno confini. Perché dovrebbe averli Internet? Non abbiamo certo bisogno di frammentazione nazionale del traffico Internet.
Quale atteggiamento deve avere l’Europa verso gli over-the-top americani?
Ovviamente la questione delle piattaforme che operano sul mercato europeo non dovrebbe essere evitata su un Mercato unico digitale ben funzionante, ma, siamo chiari, il punto non è il dominio ma il possibile abuso di tale posizione dominante. E mi permetta ancora di essere chiaro: non è nostra intenzione perseguitare le aziende americane di successo. Il Mercato unico digitale si fonda sull’incoraggiare la fiducia, la scelta, la concorrenza, la crescita e un flusso libero e sicuro di informazioni e dati da un Paese all’altro, senza confini – non ha niente a che vedere con la paura della concorrenza e non c’è nessuna intenzione di bloccare alcune aziende o attività. L’Europa è innovativa, uno dei posti migliori sul pianeta per aziende e consumatori. Ma ovviamente possiamo fare ancora meglio e la Ue deve essere preparata a raccogliere i benefici dell’economia digitale e non solo a reagire a influssi esterni. Il Mercato unico digitale ci aiuterà in questo senso.
L’Unione europea ha due commissari per il digitale: lei e Guenther Oettinger, anche se con competenze diverse. Il fatto che non ci sia una regia unica non rischia di divenire un ostacolo in caso di divergenze di visione?
La cooperazione è ottima, lavorare insieme porta vero valore aggiunto al nostro lavoro. La nuova struttura del Collegio è organizzata in team di progetto che rispecchiano le Linee guida politiche del Presidente Juncker. Questo assicura un’interazione dinamica tra tutti i membri, stimolando il dibattito, rompendo i silos e allontanandoci da strutture statiche. Io guido e coordino il lavoro del team sul Mercato unico digitale. Sono coinvolti più di 10 commissari. Abbiamo tenuto una prima riunione a novembre e un’altra si terrà alla fine di questo mese. Lei potrebbe chiedersi perché quasi metà del Collegio partecipa a questo progetto: è perché il digitale è dappertutto, tocca tutti gli aspetti delle nostre vite. Alcune aree ovviamente hanno bisogno di essere rappresentate: la politica regionale, il mercato interno, la concorrenza, le politiche commerciali e per i consumatori, per esempio. Altre aree potrebbero apparire meno ovvie. Prenda l’agricoltura: per quanto riguarda il digitale, questo vuol dire che lo sviluppo rurale è parte della Politica agricola comune. Questo è molto importante, perché può essere usato per connettere le persone in aree remote non urbane in tutta l’Unione europea – agricoltori sulle colline di un’isola greca, un villaggio di pescatori nel nord della Scozia, una comunità montana delle Alpi austriache – e assicurarsi che anche questi abbiano accesso a Internet affidabile e di alta qualità. Il nostro team metterà a punto una strategia completa e dettagliata entro maggio 2015. Nel frattempo ascolteremo attentamente tutti i suggerimenti, tenendo consultazioni continue per assicurarci di fare le cose nel modo giusto.
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