Google non voleva penalizzare i siti concorrenti: anzi, li voleva valorizzare. E’ uno dei principi su cui il re dei motori di ricerca farà leva per ribaltare le accuse dell’Antitrust europeo per abuso di posizione dominante. Ed evitare il pagamento di multe per oltre 8 miliardi di euro.
L’appuntamento è fra il 12 e il 14 febbraio: nell’arco di questo periodo si combatterà la battaglia per il ricorso in appello presentato dagli avvocati di Google nel Tribunale dell’Ue a Lussemburgo.
Al centro la maxi-causa con cui nel 2017 l’Antitrust decise di multare Google per quasi 2,5 miliardi per abuso di posizione dominante nel servizio di shopping.
La tesi che porterà avanti Google si basa sul “diritto a ottimizzare l’esperienza dell’utente” nello shopping: il calo degli altri siti sarebbe stata una conseguenza “non intenzionale” delle novità introdotte con il suo algoritmo.
Per Google le prove sono errate
Negli atti pubblicati prima dell’udienza, la società afferma che la Commissione “ha frainteso i fatti” e spiega di aver raggruppato i risultati dei prodotti “per migliorare la qualità delle scelte degli utenti”, non per indirizzare il traffico “verso il servizio di shopping di Google”.
Inoltre secondo Google le prove portate dalla Commissione sono insufficienti perché ha monitorato un sottoinsieme di siti di shopping il cui traffico è diminuito, ignorando invece i siti il cui traffico è migliorato.
Per Vestager un banco di prova
Con il dibattimento dei prossimi giorni la Commissaria europea Vestager si gioca gran parte del suo futuro. Se vincerà contro Google adotterà un approccio più duro non solo verso Google ma anche su iniziative simili di altre società: come il Marketplace di Facebook o Apple Music. Inoltre una vittoria di Vestager potrebbe spianare la strada ad altre richieste di danni da parte di rivali schiacciati dal gigante della Silicon Valley.
Al contrario, in caso di sconfitta l’Ue potrebbe avere un “grosso problema”, riporta Politico. Una vittoria di Google rappresenterebbe una grave battuta d’arresto nella strategia di Vestager, scoraggiandola dal concentrarsi sui casi antitrust.
Ma l’ipotesi di sconfitta non ha impedito alla combattiva commissaria di aprire nuovi fronti con Google. Fra l’altro, nel 2018 l’ha multata per 4,34 miliardi di euro per il sistema operativo Android e nel 2019 per altri 1,49 miliardi di euro per la pubblicità online.