IL CASO

Antitrust, la stretta Usa non ferma il rally in Borsa di Google & co

La Camera dei Rappresentanti dà il via alle audizioni nell’ambito dell’inchiesta per accertare eventuali posizioni di monopolio. Ma Wall Street non ne risente: i titoli tech sono cresciuti del 9% in soli cinque giorni

Pubblicato il 11 Giu 2019

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I legislatori americani stanno per compiere il primo passo verso un’inchiesta di più largo respiro mai vista negli Usa sul dominio dei gruppi tech nei mercati digitali. Oggi la commissione Giustizia della Camera tiene la sua prima audizione sulle pratiche anti-competitive di gruppi internet come Amazon, Google Facebook e Apple. L’appuntamento, che all’ordine del giorno recita “Piattaforme online e potere di mercato, Parte 1: la stampa libera e diversificata”, è previsto alle 14 locali, le 20 in Italia.

Tra le persone chiamate a testimoniare ci sono l’avvocato di riferimento di News Corp e il presidente della News Media Alliance, che rappresenta oltre due mila giornali Usa e che ieri ha pubblicato uno studio secondo cui Google nel 2018 ha incassato 4,7 miliardi di dollari di ricavi grazie al lavoro giornalistico dei gruppi editoriali (che secondo l’associazione dovrebbero essere compensati con parte di quel denaro).

Non è chiaro quante audizioni seguiranno quella odierna e chi sarà chiamato a testimoniare in futuro. In una nota il presidente della sottocommissione antitrust, il democratico David N. Cicilline, ha detto: “Dopo quattro anni di leggi antitrust deboli e dell’ostilità giudiziaria ai casi antitrust, è vitale che il Congresso si faccia avanti per determinare se le leggi esistenti siano adeguate per affrontare una condotta abusiva delle piattaforme o se servono nuove leggi”.

All’inizio del mese il settore tech aveva subito forti vendite a Wall Street per via di voci di inchieste antitrust – non confermate – da parte della Giustizia Usa o della Federal Trade Commission (Ftc). Da allora si è risollevato tanto da essere arrivato ieri a mettere a segno la quinta seduta di fila in rialzo registrando la migliore performance in questo arco temporale da sette anni e mezzo.

Il comparto è salito in cinque giorni di quasi il 9%, cosa che non capitava dall’ottobre 2011. A sostenerlo sono state speranze per un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve e l’accordo raggiunto da Usa e Messico che ha evitato (per ora) l’introduzione di nuovi dazi. C’è  poi la speranza che Usa e Cina riescano a siglare un accordo commerciale che eviterebbe una frenata dell’economia globale.

L’ultimo rally ha permesso al settore tech di portare a un +24% il rialzo da inizio anno. Ora i fari si spostano su Capitol Hill, dove i legislatori si domandano se i gruppi tech siano troppo grandi e potenti. La settimana scorsa la leader dei democratici alla Camera, Nancy Pelosi, aveva twittato che “l’era dell’auto-regolamento è finita. Quando è troppo è troppo”. Pramila Jayapal, deputata che siede nella sottocommissione Antitrust, ha a sua volta scritto su Twitter che “era ora che si facesse un’inchiesta storica e bipartisan per garantire una competizione giusta nei nostri mercati digitali”.

Anche i repubblicani hanno espresso preoccupazione tanto da cofirmare una proposta di legge che permetterebbe agli editori di negoziare insieme con i giganti tech i termini per l’uso del lavoro giornalistico. Stando a Cbs, oggi l’attenzione dei legislatori sarà su come le piattaforme come Facebook hanno condizionato i contenuti delle notizie e la diffusione di disinformazione online.

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