Sanzioni più efficaci per le big tech. La proposta arriva dal Garante Antitrust, Roberto Rustichelli, durante la presentazione della Relazione Annuale dell’Authority.
“A fronte di mercati cosiddetti ‘senza prezzo’, non è mai stata posta in dubbio la possibilità per l’Autorità di intervenire contro pratiche commerciali scorrette aventi ad oggetto servizi apparentemente offerti a titolo gratuito. Naturalmente taluni profili potrebbero essere migliorati – ha spiegato – Tra questi, la necessità di disporre di sanzioni davvero efficaci, proporzionate e dissuasive nei confronti delle big tech companies, atteso che il massimo edittale di 5 milioni di euro rappresenta una frazione del tutto modesta del loro fatturato, del loro patrimonio e dei profitti che esse possono ricavare dalle infrazioni commesse”.
“A tale riguardo, notiamo con soddisfazione che una recente proposta di direttiva europea si muove in questo senso, ancorando il massimo edittale ad una percentuale del fatturato annuo realizzato dal professionista – ha sottolineato il Garante – Anche i poteri di intervento Antitrust hanno dimostrato sufficienti margini di flessibilità per far fronte alle nuove esigenze emergenti, come confermato dai citati avvii dei casi Google e Amazon”.
Il Garante ha evidenziato anche la necessità di adottare una tassazione equa nel mercato digitale. Per Rustichelli la concorrenza fiscale per cui alcuni Paesi adottano una tassazione più favorevole per le imprese genera esternalità negative che costano a livello globale 500 miliardi di dollari l’anno, con un danno per l’Italia stimato tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari l’anno e, soprattutto, mette a rischio la tenuta dell’Unione europea.
“Vi è, inoltre – ha ricordato – il nodo irrisolto della tassazione delle imprese digitali, sul quale si stenta a trovare una soluzione condivisa a causa dell’opposizione di alcuni Paesi membri, per cui il dibattito è destinato a svilupparsi a livello dell’Ocse, dunque in un contesto multilaterale ancora più complesso di quello europeo”.
Un capitolo ad hoc della Relazione è dedicato alle sfide dell’economia digitale ed evidenzia come ai benefici detremimati dall’economia dei dati si intreccino con meccanismi economici che tendono a rendere i mercati particolarmente concentrati e con elevate barriere all’entrata.
“In questo quadro, il potere di mercato che i c.d. Gafam hanno raggiunto nella fornitura di alcuni servizi digitali assume rilevanza sistemica non solo per la dimensione globale dello stesso – ha puntualizzato il Garante – ma anche perché i servizi in questione rivestono un ruolo centrale nell’intermediazione informativa, economica e sociale”. Il riferimento è al rischio che queste posizioni dominanti abbiano raggiunto un radicamento tale da poter impedire in futuro l’entrata di nuovi operatori e ridurre gli incentivi all’innovazione ed al miglioramento dell’offerta, con effetti negativi su efficienza e dinamismo delle imprese.
“Inoltre, la disponibilità di Big Data sembrerebbe attribuire alle grandi piattaforme la capacità di esercitare una notevole disciplina concorrenziale su più mercati contemporaneamente, fino a farle percepire come soggetti dotati di notevole potere prima ancora di aver fatto ingresso in un nuovo mercato – ha detto – Si tratta di un fenomeno che può avere un effetto pro-competitivo, ma che può assumere, in casi particolari, anche la forma di un “leverage” anti-competitivo”.
Il ruolo che le nuove piattaforme hanno come intermediari delle transazioni economiche e dei rapporti sociali, nonché del sistema digitale dell’informazione, ha suscitato un ampio dibattito a livello globale sull’adeguatezza degli attuali presidi a tutela della concorrenza, della privacy e del pluralismo. In questo quadro l’Autorità auspica una maggiore cooperazione tra le autorità , quindi anche di Agcom.
“La crescente interdipendenza dei mercati fa sì, infatti, che le questioni sollevate dall’economia dei dati assumano spesso carattere trans-nazionale, per cui, in questo scenario nuovo ed evolutivo, un coordinamento fra le autorità europee della concorrenza non è solo auspicabile, ma necessario”, ha detto Rustichelli.
Infine secondo il Garante, le Autorità di Concorrenza dovrebbero essere poste nella condizione di valutare le operazioni di concentrazione, che invece non sono soggette a un obbligo di notifica perché le imprese acquisite non generano fatturati elevati.