La “libertà” di Google in Europa potrebbe presto finire. La Commissione Ue potrebbe infatti “accusare” formalmente la società per abuso di posizione dominante sul mercato del searching a ben cinque anni di distanza dall’apertura dell’nchiesta.
Mercoledì il commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, farà il suo primo viaggio a Washington per partecipare a due conferenze sulla normativa antitrust. La visita – scommettono gli addetti ai lavori – sarà l’occasione per chiarire le intenzione di Bruxelles. Vestager potrebbe riprendere la strategia del suo predecessore, Joaquín Almunia, che ha cercato di evitare la messa in accusa formale del motore di ricerca, aumentando la pressione su BigG perché presentasse degli impegni formali oppure potrebbe offrire, all’ultimo momento, alla società una soluzione. Ma più probabilmente la commissaria sceglierà per la messa in accusa formale.
“Dato il fallimento delle mosse di Almunia – spiega infatti Liza Lovdahl-Gormsen, direttore del Competition Law Forum presso il British Institute of International and Comparative Law – non vedo cosa si guadagnerebbe a proseguire su questa strada a meno che Google non abbia promesso connessioni in più rispetto a quelle che conosciamo”.
Senza un’accusa formale, puntualizza l’esperta “Google potrebbe cercare di guadagnare ancora tempo offrendo impegni che difficilmente saranno accettati dalla Commissione e dal mercato”.
Vestager, intanto, è messa fortemente sotto pressione da parte dei concorrenti di Google, Microsoft in prima linea, ma anche editori francesi e tedeschi che puntano il dito contro lo strapotere di BigG non solo nel mercato del searching ma anche nello shopping online ad esempio; strapotere che ostacola anche la crescita delle aziende europee, come ha tenuto a ribadire più volte Vestager stessa.
Ma se l’Europa affila le armi contro BigG, Oltreoceano fioccano le critiche nei confronti di Bruxelles. Nelle scorse settimane il presidente Barack Obama ha invitato la Ue a non prendere decisioni che potrebbero penalizzare le grandi web company, a cominciare da Google e Facebook.
In ogni caso l’eventuale multa (pari al 10% del fatturato ovvero circa 6,4 miliardi di dollari) aprirebbe la strada ad appelli da parte di Google alla Corte di giustizia dell’Unione europea che potrebbero richiedere anni per il loro corso. Ma Vestager non sembra avere l’intenzione di mollare e le accuse formali potrebbero essere prossime.
In Italia le cose sembrano andare meglio per Google. Sarebbe infatti vicino l’accordo tra Google Italia e Fisco per chiudere il contenzioso su una presunta evasione fiscale da parte del gruppo a stelle e strisce. Questa mattina c’è stata una riunione in procura a Milano tra il procuratore aggiunto Francesco Greco, responsabile del primo dipartimento, quello sui reati economici, e la professoressa ed ex ministro Paola Severino, avvocato di Google e regista del pool dei legali del colosso Usa. E, stando a quanto appreso, l’esito dell’incontro sarebbe stato positivo e un nuovo accordo tra le parti sarebbe in dirittura d’arrivo.
Un’intesa sembrava raggiunta a fine febbraio scorso, con Google che doveva versare 320 milioni di euro di tasse su 800 milioni di imponibile prodotto in Italia tra il 2008 e il 2013. Poi l’accordo non è andato in porto e di fronte alle indiscrezioni stampa relative alla vicenda, un portavoce di Google aveva fatto sapere che la societa’ “continuava a cooperare con le autorità fiscali”, mentre il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, aveva spiegato che era “stato intrapreso un contraddittorio”. Secondo fonti vicine all’inchiesta, con l’incontro di oggi tra Greco e la Severino la cooperazione avrebbero portato i suoi frutti.