Il tempo è denaro. Anche nella app economy. Anzi soprattutto nella app economy. Ed è proprio sulla ricerca, o meglio, sul recupero del tempo perduto – quello speso davanti agli schermi di pc e smartphone – che sta pian piano virando il dibattito sociologico, filosofico e del mondo del business. Sì, perché la questione oltre che di ordine “etico” impatta, e non poco, sul giro d’affari.
La killer app del futuro? Quella in grado di liberare tempo per consentire alle persone di dedicarsi alle loro passioni o ad attività al di fuori del mondo del web. Ad appoggiare la tesi già una serie di esperti e analisti, ultima in ordine di apparizione l’imprenditrice Arianna Huffington che in un’intervista alla Cnbc ha puntato il dito contro l’abuso tecnologico, ossia l’uso eccessivo di piattaforme e dispositivi, scommettendo su una nuova rivoluzione alle porte, quella dell’anti-tech ossia del tech che aiuta a stare fuori dal tech.
Sembrerebbe un paradosso a dirla così eppure cominciano già a farsi strada app dedicate alla vita “al di là del Web”: si pensi a quelle dedicate al wellness, al fitness ma anche alla meditazione, alla gestione dell’ansia e dello stress. La stessa Apple ha capito che si tratta di un trend destinato a farsi strada: la app Screen Timeto è stata in fondo studiata per aiutare gli utenti iPhone- quasi 1,4 miliardi in tutto il mondo – a gestire al meglio il proprio tempo nell’uso dello smartphone.
Nella classifica delle app più scaricate nel segmento allenamento e fitness spiccano Calm e Headspace in un testa a testa per contendersi spazio e “soldoni” in un mercato, quello della meditazione, valutato 1,2 miliardi di dollari. Lo scorso anno Headspace ha fatturato 100 milioni di dollari mentre Calm ha toccato i 150 milioni quadruplicando il giro d’affari nel solo 2018. Quest’ultima ha di recente chiuso un round di finanziamento per 88 milioni ed è stata valutata 1 miliardo di dollari.
La stessa Huffington sta cercando di allargare i propri orizzonti con il brand Thrive Global. E’ dedicato al benessere e propone un’app dedicata ad apportare piccoli cambiamenti nella propria vita con l’obiettivo di recuperare il rapporto con sé stessi. Parola d’ordine mindfulness. Che la “disconnessione” stia diventando un fenomeno è comprovato anche da alcune campagne per la chiusura degli account social che hanno riscosso anche un certo seguito, quantomeno sull’onda delle notizie legate al furto dati (vedi caso Cambridge Analytica) o alla proliferazione di account fake su Twitter, tanto per citare due casi figli della cronaca abbastanza recente.