Manca l’effetto sorpresa, perché i rumors avevano già anticipato tutto. Però il resto ci sarebbe. Prodotti, prezzi, innovazione. In un’ora e 40 minuti di keynote particolarmente denso e veloce che si è tenuto ieri sera, orario italiano (la mattina di martedì in California) Apple ha presentato sette tra prodotti e servizi. Si parte dal trittico di iPhone nelle varianti 11, 11 Pro e 11 Pro Max, con prezzi di partenza rispettivamente di 839, 1.189 e 1.289 euro, disponibili dal 20 settembre. Poi gli Apple Watch Serie 5, da 459 euro disponibili anch’essi dal 20 settembre, e l’iPad 10.2 pollici da 389 euro, compatibile con Apple Pencil 1 e Smart Keyboard, che arriva il 30 settembre.
Da oggi chiunque compri un prodotto Apple riceve anche un abbonamento da un anno per Apple Tv+, il servizio di streaming annunciato dall’azienda e che oggi sappiamo costare 4,99 euro al mese ed essere disponibile sostanzialmente in tutto il mondo (Italia compresa) dal prossimo 1 novembre. Se non si compra niente, c’è sempre la possibilità di una settimana di prova.
La prova per il servizio di videogiochi in abbonamento, Apple Arcade, è invece di un mese, mentre il prezzo non cambia: sempre 4,99 euro. Con Arcade Apple offre cento giochi disponibili su sei apparecchi differenti, tra iPhone, iPad, Mac e AppleTv, a cui ogni mese si aggiungeranno nuovi titoli. Simile anche il meccanismo per Tv+, che vedrà aggiungere episodi delle serie prodotte da Apple stessa (ce n’è già una dozzina in cantiere) più varie altre che si sommeranno al totale con cadenza mensile. Qui l’avversario da battere è lo streaming di Netflix e di Disney.
Tuttavia il passaggio più importante del keynote di Tim Cook e dei suoi dirigenti è sempre quello dell’iPhone. Infatti, nonostante il calo negli ultimi due anni, l’iPhone rappresenta la metà del gigantesco fatturato di Apple e per l’azienda la stagione degli acquisti di Natale comincia sostanzialmente adesso. Schierati i tre apparecchi, il punto saliente non è certo il design, molto simile alle due generazioni precedenti, quanto la parte fotografica, la batteria e il posizionamento.
Cominciamo da quest’ultimo: Apple carica un prezzo premium, in realtà in linea con il mercato, per i suoi prodotti Pro, nuova invenzione del marketing dell’azienda che in questo modo cerca di fare un riposizionamento accelerato di un telefono che per il terzo anno presenta il medesimo design rivoluzionario. Ma la posizione più interessante è quella di iPhone 11, che è la versione due dell’iPhone XR dello scorso anno. Fascia di prezzo ancora un po’ ribassata, attorno ai settecento dollari (da noi qualcosa di più, come sempre) in maniera tale da toccare il segmento grande dei telefoni Android cinesi, quelli relativamente economici e di qualità medio-alta come OnePlus, Redmi, Oppo, Xiaomi e alcune cose di Huawei. È la parte più consistente del mercato e Apple parte con l’intenzione di non fare prigionieri.
La fotografia è la parte sulla quale Apple, come tutto il resto del mercato, spingono di più. Schermo, audio, potenza di calcolo per i giochi e altre funzionalità sono considerate importanti. Ma è sulla fotografia, soprattutto quella notturna, che si gioca la partita della qualità percepita. E Apple spinge moltissimo sulla fotografia computazionale, quella che il vicepresidente per il marketing Phil Schiller ha definito “roba da scienziati pazzi”, cioè intelligenza artificiale che sostanzialmente prende il controllo del telefono e sceglie cosa scattare e come. All’operatore umano rimane poco più che la cura dell’inquadratura.
Infine, la batteria. Il vero tallone di Achille di tutti gli smartphone, e Apple non fa eccezione (altrimenti lo direbbe, spiegando che i suoi telefoni durano più degli altri). In parte Apple paga la scelta di un design ultrasottile che le impedisce di capitalizzare su pile da 4mila e più milliampere ora. Ma la realtà è che, nonostante la capacità di rendere sempre più flessibili i processori e quindi capaci di risparmiare, c’è sempre un problema di durata. La giornata piena e mezza di quella dopo per iPhone 11 sarà insomma tutta da vedere.
Come è tutta da vedere l’effettiva durata e miglioramento del nuovo Apple Watch, che adesso diventa un mix tra un oggetto di stile, un sofisticato strumento per la gestione della propria vita e una sorta di laboratorio da polso per partecipare alle sperimentazioni mediche più avanzate non solo negli Usa.
Al di là di tutte le novità e proposte, la cosa più interessante della serie 5 è che adesso, lo schermo non si spengerà mai e si potrà leggere sempre l’ora, come su un orologio vero. E questo con batterie che durano sempre 18 ore, cioè pochissimo dal punto di vista dell’orologeria tradizionale ma molto per un Apple Watch capace di fare di tutto, elettrocardiogrammi inclusi.
Quello che rimane è un prodotto quasi secondario che basterebbe per costruire un’intera azienda: l’iPad low cost da 10.2 pollici: costa solo 389 euro e ancora meno in ambito scolastico (dove viene venduto in quantità con un altro prezzo) e rappresenta appieno non solo l’ambizione di Apple di dominare il mercato che oggi è in mano a Microsoft e soprattutto ai ChromeBook di Google, ma anche il bisogno di fare volume e cassa. L’iPad è compatibile con Apple Pencil di prima generazione e di una Smart Keyboard su misura, arriva a fine settembre e sarà con tutta probabilità l’iPad più venduto dell’anno che viene.