Apple perde la fiducia degli utenti statunitensi per quanto riguarda la sicurezza dei dati personali. Per la prima volta, dopo quattro anni di presenza, l’azienda fondata da Steve Jobs non è più tra le prime 20 società di cui gli americani si fidano in tema di protezione delle informazioni dei singoli utenti. Lo evidenzia l’ultimo rapporto “Most Trusted Companies for Privacy” curato ogni anno dal Ponemon Institute. Lo studio ha preso in esame 217 società di 25 diversi settori produttivi e ha raccolto le opinioni di 6.704 consumatori.
Al primo posto tra le companies ritenute più affidabili c’è American Express seguita da Hp, Amazon, Ibm, le Poste Usa, Procter & Gamble, Usaa, Nationwide, eBay e Intuit. Microsoft e Mozilla sono entrate in classifica, dopo aver ottenuto buoni punteggi negli anni passati, rispettivamente in sedicesima e ventesima posizione.
Apple ha perso gradualmente negli anni la fiducia dei consumatori. Nel 2009 si era posizionata all’ottavo posto, l’anno seguente era piombata al dodicesimo, e nel 2011 al quattordicesimo. Stavolta è finita al ventunesimo, seguita da altri colossi informatici: Google, Facebook, Yahoo e Aol.
Dai risultati emerge che i settori considerati dall’utenza più attendibili e protetti in materia di privacy sono sanità, beni di largo consumo e banche. Al contrario, i dati personali sono percepiti come più a rischio su Internet e social media.
In linea generale, la tutela della privacy per la stragrande maggioranza degli intervistati (78%) rappresenta un aspetto essenziale che influisce sul rapporto di fiducia tra consumatori e aziende in un modo sempre più determinante. Eppure, nonostante le persone si dichiarino particolarmente attente alla privacy, il 63% ammette di aver condiviso informazioni personali con organizzazioni sconosciute o per le quali nutre scarsa fiducia, nella più parte dei casi per una ragione di semplice comodità.
In questo contesto il 59% degli interpellati ritiene che il diritto alla privacy sia diminuito o compromesso dall’avvento dei social media, dalla diffusione di dispositivi intelligenti e dalla tecnologia di geo-localizzazione mentre il 55% denuncia una crescente intrusione nel privato ad opera dei governi.