Da un lato aveva ammesso che Apple stava registrando pressioni sulle vendite in alcuni mercati emergenti, dall’altro però aveva escluso “la Cina da quella categoria”. Il commento che Tim Cook, Ceo di Apple, fece il 1° novembre 2018 nel corso di una conference call con gli analisti, torna sotto i riflettori: con una decisione presa mercoledì, il giudice distrettuale degli Stati Uniti Yvonne Gonzalez Rogers ha infatti ordinato a Cupertino di affrontare la causa che un gruppo di azionisti Apple hanno presentato contro quelle parole. Accusa: occultamento di informazioni e conseguente perdita di miliardi di dollari per gli azionisti.
Il taglio previsionale costò 74 miliardi di dollari
A seguito della dichiarazione di Cook, infatti, Apple fece frenare la produzione da parte dei fornitori e il 2 gennaio 2019 tagliò inaspettatamente le sue previsioni di entrate trimestrali fino a 9 miliardi di dollari, cosa che Cook ha attribuito in parte alla pressione sull’economia cinese da parte delle tensioni Stati Uniti-Cina.
La riduzione nella previsione delle entrate è stata la prima per la casa di Cupertino sin dal lancio dell’iPhone, nel 2007. A seguito di quella revisione, le azioni di Apple sono diminuite del 10% il giorno successivo, vaporizzando 74 miliardi di dollari di valore di mercato.
Il giudice: “A dura prova la credibilità dell’azienda”
Oggi, in una decisione di 23 pagine, il giudice Rogers ha dato credito alle affermazioni degli azionisti, secondo cui le dichiarazioni di Cook durante la call con gli analisti sulla Cina erano materialmente false e fuorvianti. Apple e Cook, dal canto loro, hanno affermato che non ci sono prove che abbiano truffato o intendessero frodare i querelanti. Il giudice ha puntualizzato che Cook poteva non conoscere i dettagli sui “segnali preoccupanti” che la società aveva iniziato a vedere in Cina, ma questo “mette a dura prova la credibilità” dell’azienda.
I querelanti (guidati dal Norfolk County Council in qualità di autorità amministrativa del Norfolk Pension Fund, con sede a Norwich, in Inghilterra) hanno sollevato forti dubbi sul fatto che Cook sapesse in realtà dei rischi quando parlava della Cina, e sono giunti – secondo le parole del giudice – a una “conclusione convincente che Cook non ha agito in modo innocente o dettato da mera negligenza”.