Apple deve essere più innovativa e deve spingersi oltre anche dal punto di vista della diversità nella forza lavoro. A spronare Cupertino a fare di più è il ceo, Tim Cook: ”non sono soddisfatto dei numeri. Non è una novità e stiamo lavorando duro da diverso tempo per migliorarli”. Il riferimento è ai dati pubblicati sulla composizione della forza lavoro. dati che sono in linea con gli altri big della Silicon Valley, se non in alcuni casi migliori.
Ma che non bastano a Cook. Neri e ispanici rappresentano il 18% della forza lavoro di Apple, il triplo di quanto osservato in altri colossi tecnologici. Il 70% dei dipendenti globali di Apple è uomo e il 55% di quelli americani è bianco. Apple nel presentare i numeri li divide in tre categorie: leadership, tecnologia e non-tecnologia. La categoria tecnologia è composta per l’80% da uomini. La definizione di diversità di Apple – spiega Cook in una lettera inclusa al comunicato sui dati – va al di là delle tradizionali categoria come razza e genere, includendo ”qualità personali che di solito non sono misurate, quali l’orientamento sessuale, l’essere o meno veterani e essere portatori di handicap”.
I dati sulla composizione razziale delle big della Silicon Valley ha sollevato un dibattito nazionale sulla loro mancanza di diversità. In casa Google il 70% dei dipendenti è maschio e il 61% è bianco, mentre in Twitter il 70% dei lavoratori e uomo e il 59% bianco.
Nelle scorse settimane era stata Twitter a fare ammenda. “In questo campo abbiamo ancora tanto lavoro da fare”, ammetteva Janet Van Huysse, vice presidente, Diversity and Inclusion di Twitter, in merito ai risultati di un report stilato dalla stessa società californiana inerente la composizione della sua forza lavoro. Dallo studio, infatti, è emerso che Twitter è costituita prevalentemente da uomini: ben il 70% su 3mila dipendenti, una percentuale che tocca il 90% per quanto concerne i ruoli tecnologici. Lo stesso report ha puntato la lente di ingrandimento anche sull’etnia della forza lavoro: soltanto negli Stati Uniti il 59% è bianco, il 29% asiatico, il 3% ispanico o latino e il 2% nero o afroamericano.
Lo studio di Twitter e le dichiarazioni di Cook fanno seguito ai numeri resi noti da altre aziende (il divario si attenua soltanto con LinkedIn e Yahoo: 60% uomini, 50% dichiara di essere bianco). Come Google, i cui dati fanno da specchio a quelli di Twitter: anche in questo caso, infatti, il 70% dei dipendenti è uomo e il 30% sono donne. Il 61% del totale è bianco, contro il 30% di discendenza asiatica, il 3% ispanico o latino e il 2% nero o afroamericano. Come riportato dal Wall Street Journal, la dichiarazione del vice presidente di Google, Laszlo Bock – “non siamo dove vorremmo essere in termini di diversità” – è particolarmente indicativa. Quindi Bock ha precisato che il colosso di Mountain View incontra serie difficoltà ad assumere donne e minoranze, poiché solo una risibile parte di questi ha conseguito una laurea in materie scientifiche.
Tanti uomini e poche quote rosa, dunque. Un filo conduttore che “guida”, almeno per il momento, anche Facebook, la cui tendenza aziendale è simile a quelle sopra citate: oltre la metà dei suoi dipendenti, a livello globale, è di sesso maschile (69%), e solo il 15% dei ruoli tecnologici è occupato da donne. E ancora, negli Stati Uniti appena il 2% dei dipendenti “senior” è nero, il 4% ispanico o latino, il 19% asiatico e il 74% è composto da bianchi (mentre a livello mondiale le posizioni tecnologiche sono ricoperte da uomini per l’85%, e negli Usa da bianchi per il 53% e da asiatici per il 41%). Anche in questo caso, la ammissione che c’è ancora molta strada da fare è arrivata puntuale. “La diversità è una componente imprescindibile per raggiungere i nostri obiettivi – ha scritto sul blog di Facebook la responsabile per la diversità Maxine Williams –, “ma i numeri mostrano che in questo senso abbiamo tanto lavoro da portare avanti”.