IL CASO

Apple in allarme: in Cina indagini fiscali e controlli sui siti Foxconn

Il maggior fornitore della Mela pronto a collaborare con le autorità. Ispezioni negli impianti produttivi nella provincia meridionale del Guangdong e in quella orientale del Jiangsu e indagini sui terreni nelle province centrali di Hunan e Hubei

Pubblicato il 23 Ott 2023

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Foxconn, colosso taiwanese che assemblea gli iPhone, è oggetto di indagini fiscali e sull’uso dei terreni fatto in molti dei suoi siti in Cina: le autorità di Pechino, hanno riferito i media statali, starebbero ispezionando gli impianti produttivi del fornitore di Apple nella provincia meridionale del Guangdong e in quella orientale del Jiangsu, oltre a svolgere indagini sui terreni della società nelle province centrali di Hunan e Hubei.

La notizia è stata diffusa dal Global Times, il tabloid del Quotidiano del Popolo, il quale non ha specificato i reati eventuali contestati. In ogni caso Foxconn, che dà lavoro a oltre un milione di persone in Cina, ha commentato in una nota che “il rispetto della legge è un principio fondamentale per il nostro gruppo in tutto il mondo. Coopereremo attivamente con le autorità competenti per le operazioni in questione”.

Una notizia dal sapore politico

Foxconn (formalmente conosciuta come Hon Hai Precision Industry) è uno dei maggiori produttori a contratto di elettronica al mondo ed è un fornitore chiave per iPhone e altri prodotti di Apple. Secondo alcune fonti, sarebbero svariate le società sottoposte a controlli da parte delle autorità cinesi negli ultimi mesi: tuttavia, solo l’indagine di Foxconn sarebbe stata resa pubblica per ragioni politiche.

L’indagine è infatti maturata a due mesi e mezzo dal voto delle presidenziali di gennaio 2024 a Taiwan – che Pechino rivendica come parte “inalienabile” del suo territorio – dove il fondatore di Foxconn Terry Gou, che si è dimesso dalla carica di capo dell’azienda nel 2019, ha annunciato di voler correre come indipendente a dispetto delle scarse possibilità di successo affidate dai sondaggi, dopo non essere riuscito a vincere il supporto del principale candidato d’opposizione, il Kuomintang, considerato più dialogante con Pechino.

Secondo il Global Times, Gou potrebbe dividere il voto dell’opposizione, garantendo potenzialmente la vittoria dell’attuale vicepresidente Lai Ching-te che è già in testa nei sondaggi. Pechino detesta Lai, che ritiene sia un separatista. Secondo lui solo il popolo di Taiwan può decidere del proprio futuro, e Pechino ha rifiutato le sue offerte di colloqui.

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