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Apple, in vista stangata europea: “Violate le norme sugli aiuti di Stato”

I dossier sul tavolo del commissario alla Concorrenza Vestager: l’azienda rischia sanzione miliardaria per aver incassato illecitamente sussidi pubblici. Sotto la lente due accordi fiscali con Dublino, del 1991 e del 2007

Pubblicato il 20 Nov 2015

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La condanna che la Commissione europea sta per formalizzare nei confronti di Apple, e che potrebbe ammontare ad “alcuni miliardi”, rischia di essere una stangata anche per un gruppo, come quello di Cupertino, che vale 654 miliardi di dollari. A decidere la sanzione, secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, sarebbero pronti gli uffici del commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, che contestano all’azienda fondata da Steve Jobs la violazione delle norme sugli aiuti di Stato.

L’ufficialità della sanzione non c’è ancora, ma secondo fonti citate dal quotidiano gli uffici di Bruxelles starebbero proprio in queste cose prendendo la decisione. Quando oltre due anni fa l’indagine su Apple era entrata nel vivo, la stima (interna) sugli aiuti indebiti che il gruppo di Cupertino avrebbe dovuto pagare sarebbe arrivata, secondo alcune fonti citate nell’articolo, a 18 miliardi di euro, e si sarebbe configurata come la più grande condanna di sempre a un’impresa per aver ricevuto aiuti di Stato indebiti.

Durante il contezioso legale nato da quel momento e arrivato fino a oggi avrebbe però portato a una riduzione sostanziosa della somma, in un quadro in cui i servizi di tutela della concorrenza a Bruxelles non hanno ancora chiuso il dossier: “L’indagine è ancora in corso – osserva la portavoce Yizhou Ren – Nessuna decisione è già stata presa e non c’è un calendario prefissato in proposito”. Una linea che era stata recentemente confermata anche dallo stesso commissario Vestager: “Fare presto è sempre meglio che andare piano – aveva detto – ma meglio di tutto è andare nel giusto. Decideremo quando il caso sarà pronto”.

La Commissione Ue, ricostruisce il quotidiano, starebbe aspettando solo il momento politicamente più adatto per una mossa così sensibile per i rapporti transatlantici. Vestager ne aveva parlato il mese scorso quando ha annunciato le prime decisioni contro Fiat Chrysler Automobiles e Starbucks, le prime multinazionali accusate di aver ricevuto sussidi illegali con le stesse tecniche praticate da Apple. Per loro due le somme in gioco sono molto più piccole, fino a 30 milioni di euro per ciascuno dei due gruppi. I canali dell’aiuto di Stato però sono gli stessi contestati a Apple: accordi di favore con alcuni governi, per far emergere i profitti presso società del gruppo basate in Paesi con aliquote fiscali bassissime.

Con un’indagine partita nell’estate del 2012 e formalizzata l’anno successivo, la Commissione europea si è concentrata su due «tax rulings» fra Apple e il governo di Dublino firmati nel 1991 e nel 2007. In base a questi accordi, l’azienda definisce la base imponibile che può essere tassata alla bassissima aliquota irlandese del 12,5%. L’obiettivo di Apple era infatti far emergere in Irlanda i profitti realizzati in Paesi fiscalmente onerosi. Quello di Dublino era attrarre un quartier generale della Apple, divenuto il più grande datore di lavoro dell’area di Cork. Nel mirino sono tre controllate, Apple Operations International, Apple Sales International e Apple Operations Europe.

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