Un tesoro record da 250 miliardi di dollari, concentrato all’estero, che potrebbe presto rientrare in patria, grazie agli sgravi promessi di Donald Trump, ed essere destinato a un maxi dividendo o ad acquisizioni. È la miniera d’oro che, secondo il Wall Street Journal, sarebbe nella pancia di Apple, anzi nei conti esteri del colosso di Cupertino. L’indiscrezione arriva a poche ora dalla pubblicazione dei conti trimestrali al 31 marzo e, pur non essendo ancora stata confermata, è bastata a spingere il titolo al record storico del 146,58 dollari per una capitalizzazione di 768,29 miliardi. Il tesoretto di Apple, riporta il quotidiano statunitense sarebbe concentrato per il 90% fuori dagli Stati Uniti, anche se il possibile condono ipotizzato dal presidente Usa per chi fa rientrare i capitali in patria potrebbe cambiare lo scenario.
Secondo gli analisti, un rientro dei capitali di Apple negli Stati Uniti sarebbe il preludio di un dividendo straordinario che farebbe brillare gli occhi agli azionisti. C’è anche chi paventa una maxi-operazione di acquisizione nel mondo dei contenuti o in altri ambiti segmenti dal futuro hi-tech, come l’automotive. Il Wall Stret Journal cita Tesla e Netflix, si vedrà. Va però detto che Apple si è sempre tenuta alla larga dai takeover di proporzioni bibliche. Oppure ancora Tim Cook, Ad del gigante californiano, potrebbe decidere di far rientrare liquidità per avviare la produzione negli Stati Uniti, come richiesto da Trump ad Apple e a tutte le compagnie che hanno stabilimenti sparsi nel mondo. “A eccezione delle società finanziarie, le scorte di Apple superano quelle di qualsiasi società statunitense della storia recente. Non ho mai visto una compagnia in questo tipo di posizione. Apple in questo momento è una cassa di denaro”, ha spiegato senza mezzi termini al Wsj Jennifer Blouin, professore di contabilità presso la Wharton University della Pennsylvania.
Tornando ai conti, che saranno svelati alle ore 23 italiane, il consensus degli analisti prevede un utile per azione di 2,023 dollari e un fatturato di oltre 53 miliardi, sostenuto dalle buone performance della divisione servizi e delle vendite di iPhone, che dovrebbero toccare quota 53 milioni di unità, circa 1 milione e 800mila in più rispetto a un anno fa. A spaventare il mercato è la performance in Cina, che alcuni analisti danno in decisa frenata. Neil Cybart di Above Avalon stima un calo del 20% del fatturato sul mercato cinese, dove si fa sentire la concorrenza di Huawei, Oppo, Vivo e Xiaomi. Sotto osservazione anche l’andamento dei prezzi dei prodotti di Apple all’estero, con la forza del dollaro che ha causato una salita dei prezzi finali in diversi mercati. Un’altra sfida collegata a questo aspetto riguarda l’aumento dei costi della componentistica, in particolare delle memorie flash. Una mano tesa potrebbe arrivare invece dalla battaglia dei brevetti contro Qualcoom, con una pronuncia a favore di Cupertino che darebbe nuova linfa ai margini della compagnia: