Le aziende del futuro avranno bisogno di tecnologie diverse. L’informatica, per continuare a fare la differenza, dovrà avere qualcosa in più che oggi non è in grado di garantire sempre.
Il messaggio della nuova Sap, la fase di trasformazione del colosso tedesco del settore dei software aziendali che sta cambiando pelle e cerca di diventare un’azienda globale per meglio competere con le Oracle, le IBM e anche le Google e Amazon di oggi, sta tutto qui: mettere un nuovo motore adeguato alla velocità dei tempi sotto il cofano dei suoi clienti.
“Oggi – dice Luisa Arienti, supermanager da due anni alla guida di Sap Italia dal 2012 dopo esperienze di vertice per colossi come IBM, Oracle, Siebel e JDEdwards – la parola chiave è innovazione, soprattutto all’interno della nuova Network Economy alla quale dobbiamo prepararci”. Arienti parla a un piccolo gruppo di giornalisti a pochi giorni dalla conclusione del Sap Executive Summit che si è tenuto per la nona volta a Villa D’Este a Cernobbio. Un incontro con 100 top manager (Ceo, Cio e dirigenti di funzione) che serve anche da stato generale dei mercati e della competizione in Italia.
La Networked economy è la terza fase di evoluzione dell’economia del Dopoguerra, secondo l’analisi fatta da Sap: “Nella Networked Economy – dice Arienti – siamo tutti interconnessi: persone, imprese, società. Si affievoliscono i confini tra la sfera personale e professionale, tra aspetti pubblici e privati. Cambia il modo di lavorare e di vivere. Individui, imprese e società sono tutti collegati e interdipendenti”.
Dopo la Industrial economy, che è iniziata nel 1955 e ha raggiunto il suo apice nel 1990l portando alla meccanizzazione e automazione dell’industria di tutto il mondo, è seguita la Internet economy, che tra il 1995 e il 2010 ha completamente travolto e cambiato i paradigmi dell’economia e della vita personale degli individui, dice Arienti.
La nuova frontiera è l’economia interconnessa a livello globale. Gli indici principali del cambiamento sono tre: oggi il 50% del Pil mondiale è prodotto da mercati di paesi emergenti; la classe media grazie agli emergenti è di tre miliardi di persone e nel 2020 il 70% della forza di lavoro mondiale sarà composta da Millennials, la seconda metà della generazione Y composta dai nati a partire dagli ultimi anni degli anni Novanta sino al primo decennio del nuovo millennio: una generazione liquida, di nativi digitali, abituata a lavorare in maniera completamente differente, concentrata sistemi e tecnologie completamente differenti.
Secondo Carla Masperi, che per la struttura italiana di Sap ha responsabilità dell’area dell’Innovazione, i cambiamenti di queste nuove tecnologie sono colti dalle nuove piattaforme e in particolare dalla piattaforma sviluppata da Sap: “È indifferente oramai dare software dal cloud o on premises, la fluidità vuol dire che il software lo prendi da dove vuoi. E alla base c’è un nuovo database che permette di essere sia transazionale che analitico con lo stesso hardware e software di prima, in una logica di aggiornamenti e migrazioni basate sulla continuità”, dice Masperi.
“Alla base – dice Arienti – abbiamo inserito il concetto di semplificazione, perché questa è la parola chiave: semplificare tutto per poter fare qualsiasi cosa. Se si semplifica si abbassano i costi e si liberano le risorse di budget per nuovi progetti”. L’eterogeneità dei sistemi informativi aziendali, la loro complessità e stratificazione, è oggi infatti un fattore di rallentamento o impedimento per la fluidità che è richiesta dai tempi della networked economy e dei nuovi tipi di mercato.
Sap individua tre aree di cambiamento: le reti dei clienti, visto che il 79% delle imprese sono connesse digitalmente, il 53% sono presenti sui social mentre il 57% dei clienti dal canto suo prende decisioni di acquisto prima in rete che non offline. Poi i network industriali, la internet delle cose: per il 2020 ci saranno 50 miliardi di apparecchi connessi e sulla sua rete di cloud Sap ha già visto passare 500 miliardi di dollari di transazioni. Infine le reti di dipendenti, perché gli impiegati spendono il 48% del loro tempo nella collaborazione interna mentre la forza vendita spreca il 65% delle sue risorse internamente anziché interagendo con il cliente.
Da questo si snodano tre punti di passaggio chiave: passare dal Crm tradizionale (il software per la gestione delle risorse con la clientela nato negli anni Novanta) a nuovi strumenti per la customer engagement, in cui il marketing ha un ruolo fondamentale nel guidare le vendite e i big data fanno una gran parte delle nuove opportunità. Secondo punto: il passaggio da business centrati sul prodotto a business centrati sui servizi in cui si assiste anche al passaggio dalla vendita al noleggio come modello e quindi la necessità di avere un real time e uptime (capacità dei sistemi di dare risposte e costanza nel riuscire a farlo) prima inediti. Infine si passa da un processo centrato sulle risorse umane tradizionali al social people engagement, con strategie di crowdsourcing inedite.
“La complessità è il nemico, perché limita la possibilità di adottare soluzioni della networked economy”, dice Arienti. Per questo la semplificazione è una parola chiave per oggi e per questo Sap ritiene che sia necessario avere strumenti tecnologici che permettono un approccio inedito a questo tipo di cose. Hana, che nel mondo ha già 3mila clienti nella versione base e 800 in quella avanzata, con 120 in Italia di cui 80 già attivi, tra aziende di grandi e anche medie e piccole dimensioni ma hi-tech.
Infatti, come conclude Luisa Arienti, “per cogliere tutte le opportunità che questo scenario ci offre è necessario attivare nuovi modelli di business e strutture aziendali capaci di attrarre collaboratori di talento e coinvolgere nuovi consumatori. La tecnologia è ciò che ha determinato questo grande cambiamento socio-economico e rappresenta lo strumento in grado di gestirlo con successo”.