Nella settimana in cui parte il roadshow della società progettista di chip Arm in vista dell’offerta iniziale d’acquisto, si ridimensionano le attese di SoftBank per la quotazione della sua controllata britannica al Nasdaq di New York.
SoftBank punta a ora una valutazione della società tra i 50 e i 60 miliardi di dollari, più bassa del precedente target di 60-70 miliardi di dollari stimato a fine agosto, quando la holding giapponese è rientrata in possesso del 100% di Arm. Anche con i nuovi livelli di aspettative, comunque, l’Ipo di Arm sarà la più corposa a New York dal 2021.
Intesa Sanpaolo fra i curatori dell’operazione
L’offerta dei titoli, curata da 28 banche (tra cui l’italiana Intesa Sanpaolo), dovrebbe concludersi la prossima settimana. I collocatori potrebbero incassare commissioni complessive per 100 milioni di dollari.
SoftBank ha spiegato in un comunicato che stima un prezzo per azione tra 47 e 51 dollari. Un totale di 95 milioni di azioni verranno offerte nella collocazione. Arm si aspetta che l’azionista venditore conceda ai sottoscrittori un’opzione per acquistare fino a ulteriori 7 milioni per coprire eventuali sovraallocazioni, per 30 giorni dopo la data del prospetto finale.
Ad agosto quotazione a 64 miliardi di dollari
Il gruppo giapponese SoftBank di Masayoshi Son ha acquistato Arm nel 2016 per 32 miliardi di dollari. Ed è salito a oltre il 90 per cento nella compagnia solo un mese fa, acquistando il 25 per cento da Vision Fund (fondo di venture capital saudita creato nel 2017 dalla stessa SoftBank con altri investitori) per 16,1 miliardi di dollari, valutando il progettista del chip circa 64 miliardi di dollari.
Schierati i “big” per l’Ipo
Arm ha schierato alcuni dei suoi maggiori clienti – Apple, Nvidia, Intel e Samsung Electronics – come investitori strategici per l’offerta pubblica iniziale, con la prospettiva di acquisire fino a 735 milioni di dollari di azioni al prezzo di collocazione. Ma il debutto azionario dipenderà dal modo in cui gli investitori valuteranno in generale fattori quali i rischi legati alla Cina, il rallentamento della crescita del mercato degli smartphone e qualsiasi rialzo degli utili derivante dalla crescente adozione dell‘intelligenza artificiale. La compagnia gestisce la maggior parte delle sue attività in Cina attraverso l’unità indipendente Arm China, che è il suo principale cliente e ha rappresentato quasi un quarto delle vendite nell’anno terminato a marzo, secondo il prospetto. I documenti hanno inoltre confermato che le entrate di Arm sono scese di circa l’1% a 2,68 miliardi di dollari nell’ultimo anno fiscale.