Sta cominciando l’era dei chatbot, un nuovo fenomeno tecnologico che contribuirà a generare un nuovo mercato e di conseguenza a creare imprese nel mondo e in Italia. I chatbot sono “bot”, cioè robot, che interagiscono con gli utenti tramite una chat e sono in grado di assisterli eseguendo compiti estremamente circoscritti: fornire informazioni su un conto corrente, acquistare un biglietto, ricevere notizie sul tempo. Non sono una novità nel mondo della tecnologia, ma sono diventati un hype all’indomani del 12 aprile, quando Mark Zuckerberg, a una conferenza dedicata agli sviluppatori a San Francisco, ha presentato i chatbot per Messenger, ovvero i programmi software che utilizzano il servizio di messaggistica di Facebook quale interfaccia attraverso la quale eseguire un numero determinato e limitato di attività. Per l’occasione sono stati mostrati alcuni bot di Cnn, che inviano in automatico notizie e aggiornamenti, e altri della società 1-800-Flowers, che consentono di ordinare fiori. La chat di Messenger non è la prima in ordine di tempo ad aver introdotto l’utilizzo di bot. Lo aveva già fatto Telegram a giugno 2015.
Ma Messenger è una delle principali piattaforme di messaggistica con oltre 900 milioni di utenti nel mondo. Perciò, dopo l’annuncio di Zuckerberg, si è immediatamente aperta la discussione su cosa sono e a cosa servono i bot e i chatbot. Ma soprattutto si è aperto il mercato. La “bot revolution” è ancora nella fase iniziale, scrive Business Insider, ma sono in molti a ritenere che il 2016 sarà l’anno nel quale si affermerà pienamente.
Attualmente sono circa una ventina le grandi società che hanno intenzione di usare – o stanno già usando – la piattaforma di Messenger per interagire con i clienti attraverso chatbot. Tra queste ci sono HP, eBay, Burger King e la già citata Cnn. Ma la vera sorpresa è stata la Bank of America, antichissima istituzione finanziaria che ha annunciato l’intenzione di adottare l’innovativa tecnologia per aiutare i clienti “a restare connessi con le loro finanze ogni volta che vogliono e da dove vogliono”. Secondo gli esperti le aziende che potrebbero avere maggiore interesse all’utilizzo di questi piccoli “segretari robot personalizzati” sono le società con un reparto di customer care e in particolare le banche aperte al fin-tech, l’utilizzo della tecnologia nella finanza. Negli Usa una delle startup che sta facendo affari con i chatbot è Kasisto. Nata nei laboratori di ricerca della Silicon Valley che hanno contribuito a creare Siri, l’assistente personale dell’iPhone, questa giovane società ha dato vita a MyKay, un’app già molto diffusa (anche in Asia) per tenersi sempre aggiornati sulle proprie finanze attraverso qualsiasi piattaforma di messaggistica, Facebook Messenger compreso.
La si può interrogare su quanto si è speso per il caffè e potrà fornire la risposta grazie al collegamento con il conto corrente dell’utente (My Kay è collegata con oltre 20mila banche). Anche in Italia aziende e startup del fin-tech si stanno dedicando ai chatbot. Stamplay, startup fondata da Nicola Mattina e Giuliano Iacobelli per aiutare gli sviluppatori a sviluppare applicazioni integrando servizi esistenti, ha vinto la seconda edizione di “Everywhere Initiative”, competizione organizzata da Visa, il colosso delle carte di credito e di debito. Ora lavorerà con Visa integrando le Api di pagamento nella piattaforma e costruendo un chatbot che sia di supporto alla fruizione della carta di credito. Tra i vincitori dell’edizione 2016 di Appathon, competizione internazionale di UniCredit aperta a sviluppatori, pmi del fintech e startup, c’è una società che fa chatbot per il fintech, All Industries, con sede a Roma. Si è aggiudicata il terzo posto con l’app Talk Force, per l’appunto un risponditore automatico via chat.
Ma non è solo il mondo del fintech a interessarsi ai chatbot. Indoona, applicazione di instant messaging e VoIP realizzata in Italia nei laboratori di Ricerca e Sviluppo di Tiscali, ha inaugurato a novembre 2015 Indoona Open Platform: una piattaforma aperta di comunicazione in grado di far dialogare tra loro persone, servizi, oggetti e web direttamente in chat. E tra le startup che si stanno lanciando in questo business c’è Responsa, con sede all’interno dell’acceleratore H-Farm: fornisce un chatbot italiano per Facebook Messenger con funzionalità di automazione del servizio clienti.