LA LEGGE UE

Artificial Intelligence Act, primo via libera dal Parlamento europeo

Approvata la relazione sulla proposta di Regolamento presentata dai co-relatori Brando Benifei (S&D) e Dragoş Tudorache (Renew Europe). L’Ue punta, entro il 2024, al via libera definitivo sulla prima legislazione al mondo di ampio respiro sull’AI, capace di arginarne i potenziali rischi e danni. Benifei: “Equilibrio tra diritti fondamentali e innovazione tecnologica”

Pubblicato il 11 Mag 2023

intelligenza artificiale

L’Artificial Intelligence Act europeo compie un nuovo passo avanti con l’approvazione della relazione del Parlamento europeo sulla proposta di Regolamento per fissare un quadro normativo sull’intelligenza artificiale in Unione Europea. La relazione è stata approvata con 87 voti a favore, 7 contrari e 12 astenuti nel corso della riunione congiunta delle commissioni per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (Imco) e per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe).

La relazione presentata dai co-relatori Brando Benifei (S&D) e Dragoş Tudorache (Renew Europe) dovrà ora essere votata alla prossima sessione plenaria dell’Eurocamera, in programma tra il 12 e il 15 giugno, in vista dei negoziati inter-istituzionali con il Consiglio dell’Ue.

L’obiettivo è dare il via libera entro la fine della legislatura (nella primavera del 2024) alla prima legislazione al mondo a livello orizzontale e di ampio respiro sull’intelligenza artificiale, che regolamenterà uno degli aspetti più cruciali della gestione della doppia transizione digitale e verde dell’Unione Europea.

Un difficile equilibrio tra diritti e innovazione

“Possiamo essere molto orgogliosi di quanto fatto in questi mesi intensi, con discussioni fruttuose. È il primo tentativo al mondo di regolare l’intelligenza artificiale in modo orizzontale, abbiamo dovuto esplorare nuovi concetti, ma anche questioni complesse a livello di definizione e rapidi sviluppi di mercato”, ha affermato il co-relatore per il Parlamento europeo, Brando Benifei (Pd), in merito all’Artificial intelligence act alla vigilia del voto. “Abbiamo un testo bilanciato con un chiaro focus sui diritti fondamentali, ma senza dimenticare l’innovazione e il potenziale delle tecnologie”.

In una votazione separata è stato anche approvato il compromesso del divieto dell’uso di programmi di riconoscimento biometrico in luoghi pubblici nella posizione del Parlamento Ue sull’AI Act. Si tratta del divieto permanente all’uso di dettagli biometrici per riconoscere le persone in spazi accessibili al pubblico (impronte digitali, Dna, voce, andatura).

Obblighi più severi per i modelli Ai di base

A fine aprile, dopo mesi di trattative tra gli eurodeputati, il Parlamento europeo ha raggiunto l’accordo politico provvisorio sull’Artificial Intelligence Act, il primo regolamento al mondo sull’intelligenza artificiale.

Il Parlamento Ue ha confermato le proposte della Commissione di imporre obblighi più severi ai modelli di base, una categoria dell’Ai generica che comprende anche ChatGpt. Per quanto riguarda l’Ai generativa, Strasburgo ha deciso che questi sistemi dovranno essere progettati nel rispetto del diritto dell’Ue e delle libertà fondamentali.

Il Parlamento ha inoltre esteso il divieto sui software di identificazione biometrica, prima vietati solo per l’uso in real time, per i quali adesso è previsto un uso ex post solo per reati gravi e previa autorizzazione del giudice.

Inoltre, l’uso del software di riconoscimento delle emozioni è vietato nei settori dell’applicazione della legge, della gestione delle frontiere, del lavoro e dell’istruzione.

Il divieto di controllo predittivo è stato esteso dai reati penali a quelli amministrativi, sulla base dello scandalo olandese degli assegni familiari, che ha visto migliaia di famiglie incriminate erroneamente per frode a causa di un algoritmo.

I sistemi “a rischio elevato”

La proposta della Commissione definiva sistemi di Ai a rischio elevato quelli applicati, ad esempio, alle reti critiche, all’occupazione, all’istruzione e alla formazione nonché ai servizi pubblici essenziali.

Gli eurodeputati hanno introdotto un livello aggiuntivo e considerato ad alto rischio anche i sistemi che possono provocare danni alla salute, alla sicurezza o ai diritti fondamentali.

Il rischio significativo è definito come “risultato della combinazione della sua gravità, intensità, probabilità di accadimento e durata dei suoi effetti, e della capacità di colpire un individuo, una pluralità di persone o di colpire un particolare gruppo di persone”, si legge nel testo approvato.

Infine sono considerati ad alto rischio anche i sistemi di raccomandazione delle piattaforme online di grandi dimensioni, come definiti dal Digital services act.

Sono state aumentate anche le tutele per i dati sensibili con controlli più stretti su come i provider di sistemi ad alto rischio possono elaborare dati sensibili, ad esempio l’orientamento sessuale o quello politico e religioso. In pratica, per poter elaborare questo tipo informazioni i pregiudizi non devono essere rilevabili attraverso l’elaborazione di dati sintetici, anonimizzati, pseudonimizzati o criptati. Il procedimento deve deve avvenire in un ambiente controllato mentre i dati non potranno essere trasmessi e dovranno essere cancellati dopo la valutazione dei pregiudizi. I fornitori devono inoltre documentare i motivi per cui è stato effettuato il trattamento dei dati.

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