“Ripetute e gravi violazioni” che hanno infranto le regole di Twitter in occasione dell’assalto avvenuto nella tarda serata di ieri a Washington, quando un gruppo di manifestanti giunti da diversi stati americani ha preso d’assalto la sede del parlamento, Capitol Hill. Con questa motivazione il social network ha bloccato per 12 ore il profilo del presidente statunitense uscente, Donald Trump, minacciando di trasformare il ban in definitivo se i contenuti non verranno rimossi o se si dovessero verificare nuove violazioni al codice di integrità civica di Twitter in futuro.
Il blocco è avvenuto a seguito della rimozione di tre tweet dell’inquilino della Casa Bianca, durante i disordini scoppiati proprio nel giorno in cui la Camera e il Senato Usa avrebbero dovuto ratificare il passaggio di consegne alla Casa Bianca con l’ufficializzazione dell’elezione di Joe Biden, che affronterà il passaggio di consegne il 20 gennaio.
Contestualmente Twitter ha chiesto a Trump di cancellare i tre tweet “incriminati” per riattivare l’account. Tra questi il video in cui il presidente uscente chiede ai manifestanti che assediavano il Campidoglio di “tornare a casa, ma continuando a sostenere le ragioni delle proteste”.
“Come conseguenza della situazione violenta senza precedenti e in corso a Washington, abbiamo richiesto la rimozione di tre tweet di Donald Trump postati oggi per ripetute e gravi violazioni della nostra politica di integrità civica – ha comunicato proprio sul social network l’account Twitter Safety – Ciò significa che l’account di Donald Trump sarà bloccato per 12 ore dopo la rimozione di questi tweet. Se i Tweet non vengono rimossi, l’account rimarrà bloccato. Le future violazioni delle regole di Twitter, incluse le nostre politiche di integrità civica o minacce violente, comporteranno la sospensione permanente dell’account di Donald Trump”.
Trump già in passato era finito al centro di polemiche per la sua attività social, e diverse volte i suoi tweet avevano già subito limitazioni, mentre nel caso specifico il blocco è stato deciso anche da Facebook e da YouTube. Il social fondato da Mark Zuckerberg, in particolare, ha deciso che impedirà al presidente uscente di pubblicare nuovi post – anche su Instagram – fino a quando non avrà lasciato la Casa Bianca, il 20 gennaio.
Contro ciò che è successo nella notte si è intanto espresso anche il Ceo di Google, Sundar Pichai, che in una lettera ai dipendenti ha condannato i violenti eventi in Campidoglio definendoli “l’antitesi della democrazia”. “Lo svolgimento di elezioni libere e sicure e la risoluzione pacifica delle nostre divergenze sono fondamentali per il funzionamento della democrazia – si legge nel testo – Gli Stati Uniti hanno una lunga e orgogliosa storia in questo senso. L’illegalità e la violenza che si verificano oggi in Campidoglio sono l’antitesi della democrazia e noi la condanniamo fermamente”.