IL REPORT

Assicurazioni “orfane” di chief innovation officer: solo il 40% si è dotato di strutture ad hoc

Secondo le rilevazioni di EY e IIA l’83% delle compagnie prevede l’allocazione di un significativo budget dedicato all’innovazione. Ma sono dati ancora insufficienti per una reale svolta nei modelli di business in vista di una maggiore competitività nel nuovo ecosistema

Pubblicato il 01 Feb 2021

insurtech

Innovazione “centralizzata” per le compagnie assicurative italiane: il 39% dei player può contare su un Chief Innovation Officer a livello centrale e l’83% prevede l’allocazione di un “significativo” budget dedicato all’innovazione. Ma sono dati ancora insufficienti per una reale svolta nei modelli di business in vista di una maggiore competitività nel nuovo ecosistema.

Emerge dalla ricerca condotta da EY e IIA, in collaborazione con Sas, secondo cui la diffusione di un mindset innovativo è ritenuta una priorità dalle società e viene incentivata attraverso iniziative specifiche come contest di innovazione (57%), reward aziendali (23%) e bonus (10%), ma anche con programmi di formazione, hackathon e Innovation Lab. Il report, condotto su un campione di aziende selezionate tra compagnie di assicurazione e riassicurazione, intermediari, Mga e bancassurance, è stato effettuato grazie alla combinazione di dati provenienti dall’esperienza e dal punto di osservazione di EY e dell’Italian Insurtech Association.

Chief Innovation Officer in via di affermazione

Ancora troppo alto – il 61% – il numero di compagnie che ancora non affida l’innovazione a un responsabile unico a livello centrale. Inoltre anche il budget previsto viene ritenuto insufficiente almeno per un terzo dei player. 

“Sebbene la maggior parte delle compagnie assicurative si affidi a modelli di innovazione diffusa o assegni la responsabilità dell’innovazione a più ruoli, dalla nostra ricerca emerge che il Chief Innovation Officer si sta affermando e che oggi circa il 40% delle compagnie prevedono un responsabile unico dell’innovazione – dice Francesco Pisapia, Insurance Consulting leader di EY -. Il suo coinvolgimento nei comitati aziendali risulta particolarmente efficace non solo per abilitare la trasformazione digitale nei processi di vendita ma anche nel disegno e integrazione dell’offerta prodotti, nel ripensamento dei processi organizzativi e nuovi modelli di business e, non da ultimo, nello sviluppo di una cultura aziendale orientata all’innovazione”.

A livello di consapevolezza, la diffusione di un mindset innovativo è ritenuta una priorità e viene incentivata attraverso iniziative specifiche come contest di innovazione (57%), reward aziendali (23%) e bonus (10%), ma anche con programmi di formazione, hackathon e Innovation Lab. La metà del campione concorda nel ritenere la formazione (52%) e l’acquisizione di nuove competenze (48%) i punti chiave su cui investire per incentivare l’innovazione interna. L’83% del campione dichiara di avere già avviato percorsi di formazione dedicati, che nel 60% dei casi sono rivolti a tutti i dipendenti.

A che punto è l’Open Innovation

In tema di innovazione interna il 70% degli intervistati dichiara che la strategia della propria azienda è orientata verso una logica di Open Innovation. L’84% del campione ha avviato collaborazioni con Insurtech, l’81% con enti accademici, il 45% con tech company e il 45% con acceleratori o incubatori.

Per quanto riguarda il rapporto con le insurtech, il 100% degli intervistati la considera una collaborazione vantaggiosa: l’80% ha già avviato partnership con player non assicurativi in ottica ecosistemica, mentre il 52% ha dichiarato di aver avviato acquisizioni o investimenti strategici in startup nell’ultimo anno.

Serve un corretto presidio della tecnologia

“Per la prima volta sono stati mappati gli orientamenti e gli sforzi delle organizzazioni assicurative stimolate dalla digitalizzazione – dice Simone Ranucci Brandimarte, socio fondatore e presidente di IIA -. La creazione di competenze digitali, una corretta gestione dell’innovazione ed il corretto presidio della tecnologia sono pre-condizioni fondamentali per rispondere alle sfide e cogliere le opportunità dell’insurtech. Siamo soddisfatti di essere stati precursori in Italia nel tentativo di mappare, misurare e stimolare la reattività delle organizzazioni assicurative rispetto all’avvento della digitalizzazione”.

Dati e Iot al centro della scena

In relazione ai maggiori ambiti d’investimento, 3 intervistati su 4 ritengono le data-driven proposition e l’IoT i trend che dominano attualmente il settore assicurativo, citando anche Intelligenza Artificiale e il Machine Learning in 2 casi su 3.

La centralità del dato continuerà ad essere un trend rilevante su cui investire anche nel futuro per oltre la metà del campione, il quale ritiene comunque che il mercato debba concentrarsi di più sulle tematiche di sostenibilità, Digital Engagement Platform e Insurance, sottolineando così il ruolo che gli ecosistemi giocheranno nell’evoluzione di questo settore.

L’impatto del lockdown

Infine, il lockdown ha inevitabilmente influenzato il rapporto tra le compagnie assicurative e i propri clienti: dalla ricerca emerge che il 79% dei clienti ha comunicato con la propria assicurazione attraverso i canali digitali (contact center, chatbot e strumenti di videochat), mentre il restante 21% si è affidato al contatto telefonico.

Il maggior uso dei canali digitali non sembra però riguardare le sottoscrizioni: il 29% degli intervistati ritiene invariata l’entità delle sottoscrizioni online, mentre il 43% ha osservato una crescita limitata (sotto il 10%). La pandemia ha spinto le compagnie a creare prodotti che tengono conto delle nuove esigenze dei clienti: il 69% delle compagnie ha già lanciato prodotti ad hoc per fare fronte all’emergenza. Nel lungo periodo, il 59% degli intervistati si aspetta di assistere a un incremento nel numero di sottoscrizioni e la maggioranza (83%) a una richiesta più estesa, data la maggiore necessità di protezione avvertita dai consumatori e l’attesa ripresa dei consumi nel “New Normal”.

“Digitalizzazione non significa solo creare nuovi prodotti o servizi digitali o utilizzare un nuovo canale, significa cambiare il mindset – dice Alena Tsishchanka, Insurance Leader Emea di Sas -. Le compagnie assicurative passano da aziende incentrate su prodotti/servizi a coach e partner proattivo. Per garantire questo cambiamento culturale, le compagnie devono concentrarsi sul customer journey complessivo, un viaggio attraverso il ciclo di vita del cliente dove la comunicazione e la relazione con il cliente, e i processi aziendali volti a renderle più efficaci, sono il focus principale. Gli acceleratori di questo cambiamento sono le nuove tecnologie, le contaminazioni intersettoriali, le competenze delle persone e soprattutto l’analisi dei dati”.

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