Il mercato digitale in Italia ha iniziato a marciare in terreno positivo, in termini di investimenti e di risultati: a confermarlo ci sono i dati del report “il digitale in Italia nel 2016”, realizzato da Assinform in collaborazione con NetConsulting e gli Osservatori Digital del Politecnico di Milano.
Dal +1,0% di crescita registrato dal mercato digitale nel 2015 per un valore di 64.908 milioni di euro, gli attuali scenari macroeconomici consentono di stimare un + 1,5% nel 2016, +1,7% nel 2017, + 2,0% nel 2018. A trainare in terreno positivo il mercato sono le prestazioni dell’Iot, che nell’anno in corso registrerà secondo le previsioni un +14,9% rispetto al 2015, il Cloud (+23,2%), i Big Data (+24,7%), le piattaforme per il web (+13,3), il mobile business (+12,3%) e la sicurezza (+4,4%).
Dallo studio, presentato oggi a Milano durante la manifestazione “Impresa 4.0. Per un’industria italiana più competitiva nell’era digitale”, emerge anche la ripresa degli investimenti sul digitale, in tutti i settori, spinti soprattutto dalle grandi imprese, con un +2,8% nel 2016 sul 2015, mentre per le medie la percentuale è del +1,7% e per le piccole imprese +0,6%. Quanto alla pubblica amministrazione, quella centrale a fine 2016 segnerà un +1,6%, con la Sanità a +3% e gli enti locali che registreranno un -2,0%.
All’incontro hanno preso parte Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, Giancarlo Capitani, Ad di NetConsulting, Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale, Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni, Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico II di Napoli, Alessandro Perego, cofondatore e direttore scientifico degli osservatori sulla digital innovation del Politecnico di Milano, Enrico Pagliarini, giornalista di Radio24, Andrea Pontremoli, amministratore delegato e Dg di Dallara automobili, Antonio Samaritani, direttore dell’agenzia per l’Italia digitale e Agostino Santoni, presidente di Assinform.
“I tassi di incremento a due cifre degli investimenti nelle tecnologie abilitanti, quali Cloud, Iot, piattaforme per la gestione web, Big Data, mobile business, sicurezza – afferma Santoni – se contestualizzati nell’ambito dei servizi digitali, informatici e del software, che in volume rappresentano la parte più consistente del mercato, ma crescono a una cifra, evidenziano che è in atto un vivace e robusto fenomeno di infrastrutturazione innovativa, che tuttavia riguarda ancora una frazione troppo limitata del Paese. Soprattutto le piccole e medie imprese, che costituiscono il 99% del nostro tessuto produttivo e contribuiscono a più del 50% del Pil, così come gran parte della Pa, continuano a rimanere ai margini dell’evoluzione digitale”.
“Abbiamo voluto chiamare la convention ‘Impresa 4.0’ – prosegue Santoni – per indicare che la cultura del digitale, ovvero della trasformazione competitiva delle organizzazioni, delle filiere, dei processi, del modo di lavorare e fare business, può e deve diventare patrimonio comune di tutte le imprese e amministrazioni pubbliche. Secondo noi è il momento di spingere con determinazione in questa direzione, rafforzando tutti i segnali positivi che vengono dal territorio, sfruttando al meglio i trend incoraggianti che arrivano dagli ambiti tecnologici più avanzati, attuando in modo deciso i piani pubblici e privati, mettendo in campo ogni risorsa per far esprimere al nostro sistema produttivo e dei servizi tutto il suo grande potenziale creativo. La presenza del neo presidente di Confindustria Vincenzo Boccia oggi testimonia che le imprese italiane hanno voglia di cambiare passo e noi siamo direttamente impegnati a sostenerle nei nuovi percorsi d’innovazione”.
Al recupero del mercato digitale che si è registrato nel 2015 hanno concorso tutti i comparti, con l’eccezione, secondo i risultati dello studio, dei servizi di rete delle telecomunicazioni (-2,4%,) che hanno continuato a subire il calo delle tariffe deprimendo le dinamiche di quasi un terzo del mercato. Ma gli altri due terzi sono cresciuti: servizi Ict a 10.368 milioni di euro (+ 1,5%); Software e Soluzioni Ict a 5.971 milioni di euro (+4,7%), Dispositivi e Sistemi a 16.987 milioni di euro (+0,6%), Contenuti digitali e digital advertising a 8.973 milioni di euro (+8,6%).
“Deve essere chiaro che qui oggi non stiamo discutendo di digitale in senso stretto, ma di competitività e crescita dell’intero Paese. Oggi stiamo progettando la via italiana all’industria 4.0 intesa non solo come rilancio della manifattura attraverso le nuove tecnologie, ma anche come reinvenzione in ottica digitale delle filiere, dei distretti, fino a contaminare d’innovazione l’intera catena dei fornitori, la logistica, il territorio, l’azione delle Pa locali – afferma Elio Catania – Obiettivo è portare la manifattura italiana dall’attuale 15% di contributo al Pil ad almeno il 20%, trascinando così verso la crescita l’intero Paese. Ecco il senso del grande progetto di politica industriale di ‘Trasformazione competitiva digitale delle imprese e del Paese’ condiviso con tutto il sistema confindustriale che siamo impegnati a lanciare in questi giorni”.
“Al centro – prosegue Catania – vi sono le Pmi italiane che, per allinearsi ai livelli di competitività e produttività europei, devono capire la necessità di mettere mano ai processi produttivi in modo più rapido, energico e completo. Metteremo, per questo, gli imprenditori nelle condizioni di andare a trovare tecnologie, competenze e risorse negli Hub d’innovazione che stiamo progettando sul territorio. Sarà un’occasione anche per riportare in Italia produzioni delocalizzate”.
“La parte pubblica deve creare le pre-condizioni necessarie – conclude Catania – Il Governo ha dimostrato grande sensibilità sui temi del digitale e di Industria 4.0, ma ci aspettiamo che si esca dalla timidezza delle politiche sull’innovazione riorientando gli incentivi laddove realmente l’economia moderna lo richiede: rafforzamento della tecno-Sabatini, defiscalizzazione degli investimenti in innovazione, voucher alle Pmi per progetti innovativi e formazione digitale. Va data esecuzione, rapida e senza incertezze, alle piattaforme previste dal piano ‘Crescita digitale’ in una logica di partenariato pubblico-privato molto più profonda e collaborativa. La trasformazione va accompagnata da un sistema di regole favorevole e adeguato alle necessità dello sviluppo digitale, in sintonia con la strategia europea per il Mercato Unico Digitale. Questo salto è oggi alla portata del Paese e non ci sono più alibi per non intraprenderlo da subito”.