Continua la crisi dell’IT tradizionale. E’ la fotografia scattata dal rapporto Assinform 2013, secondo cui l’information technology chiude il 2012 a -4,0% e le Tlc registrano un calo del 3,5%. Nel Global Digital Market crescono i segmenti legati al web e al mobile, sia come infrastrutture – tablet +69,1%, smartphone +38,9%, Smart Tv +31,9%, Internet delle cose +18%, eReader +16,5% – sia come contenuti (+7,2%) di cui e-book +84,6%, musica +29%, editoria online +13,4%, software e soluzioni applicative +2,4%.
I dati evidenziano come l’economia digitale sia motore di crescita in tutto il mondo, ma non in Italia. A fronte di un’economia reale che a livello mondiale è cresciuta nel 2012 del 3,2% rispetto all’anno precedente, l’economia digitale, definita come Global Digital Market, ha marciato alla velocità di +5,2%, giungendo a coprire quasi il 6% del Pil mondiale. In Europa il tasso medio di crescita del Gdm si è attestato a +0,6%, ma il peso dell’economia digitale è giunto al 6,8% del Pil europeo. Nello stesso periodo, in Italia l’economia reale è calata del -2,4%, mentre il Global Digital Market, che rappresenta il 4,9% del Pil nazionale con un valore di 68.141 milioni di euro, ha registrato una dinamica del -1,8%. Tale trend, pur essendo in attenuazione rispetto all’anno precedente (-2,1%nel 2011/10), segnala la crisi dei servizi Ict tradizionali(-4,7%), che rappresentano in valore oltre la metà del mercato, a cui si oppone la crescita dei contenuti e pubblicità digitale (+7,2%) e del software e soluzioni Ict (+2,4%).
Per il 2013, se lo scenario rimane invariato, scenderà anche il Global Digital Market del -3,6% insime all’It che affonderà al – 5,8%. Se invece si si interviene per avviare un cambiamento strutturale, spingendo su Agenda Digitale, ritardati pagamenti della PA, finanziamenti alle imprese, credito d’imposta, incentivi innovazione, il Gdm inizierà un’inversione a -1,5%.
“Internet, il mobile, l’economia dei social network stanno velocemente trasformando il mondo, spingendo gli investimenti ad aprire nuovi orizzonti tecnologici e applicativi, generando nuove opportunità di crescita per quei paesi, quei settori economici, quelle imprese che accettano la sfida del cambiamento attraverso l’innovazione digitale – spiega Paolo Angelucci, presidente di Assinform – Anche in Italia la pressione dell’evoluzione tecnologica sta producendo effetti positivi sui segmenti più legati al web e al mobile. Sviluppo dei contenuti digitali e della pubblicità on line, del segmento software e nuove soluzioni Ict, della musica e dell’editoria online, il boom di smartphone, eReader e tablet e dei servizi innovativi a essi associati, dimostrano che questi segmenti non solo non risentono della crisi, ma sono già dentro l’economia italiana, crescendo mediamente del 7,5% e contribuendo a significative trasformazioni nei modelli di consumo e di business. Ma ciò sta avvenendo in un contesto nazionale ancora poco sensibile all’innovazione, in cui per un’impresa ogni nuovo investimento rappresenta un vero e proprio azzardo, così che le best practice rimangono fenomeni isolati e non acquisiscono la dimensione necessaria a incidere sui trend negativi e a compensare la crisi dell’IT tradizionale. Da qui le ragioni del ritardo con cui si va affermando l’economia digitale in Italia rispetto al resto del mondo e il continuo calo di fatturato del settore IT che, per il quinto anno consecutivo, chiude i conti in rosso con – 4% di calo di fatturato, spinto verso il basso dalla crisi delle componenti tradizionali, che rappresentano ancora la quota preponderante del mercato”.
“In assenza di interventi specifici tesi a cambiare questi trend – sottolinea Angelucci – le stime per il 2013 non possono non essere segnate da un profondo pessimismo: ci attendiamo, infatti, un’ulteriore discesa del Global Digital Market del -3,6%, con l’IT tradizionale in caduta libera a –5,8%, fatto che avrà pesanti ricadute soprattutto sull’occupazione essendo un settore labour intensive che attualmente impiega circa 400 mila addetti. Se, al contrario, si darà avvio a un vero cambiamento del quadro di riferimento, introducendo elementi di correzione degli assetti attuali , fra i quali una forte accelerazione per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale, portando il suo braccio operativo, l’Agenzia per l’Italia Digitale sotto la massima responsabilità politica, ovvero Palazzo Chigi; rendere il credito di imposta per la ricerca e l’innovazione una misura strutturale; dare una rapida ed equa soluzione al grave problema dei debiti della PA verso le imprese, aprire linee di finanziamento alle aziende che investono in innovazione, allora si potrà iniziare a vedere una luce in fondo al tunnel della crisi e l’inizio di un’inversione di tendenza del Gdm, che stimiamo potrà attestarsi a -1,5%” .
“In Italia – precisato il presidente di Assinform – si va approfondendo il digital divide fra chi intraprende la strada dell’innovazione e chi, suo malgrado perché costretto dalla crisi, o per vera e propria miopia, sceglie di non scegliere, di resistere, siano essi imprese, pubbliche amministrazioni o anche famiglie e cittadini che sottovalutano i vantaggi del web. In realtà siamo a un bivio perché, data la velocità del cambiamento in atto, resistere vuol dire arretrare e zavorrare ancora di più l’economia, il Paese, su assetti ormai sterili incapaci di offrire soluzioni alla crisi e ai problemi strutturali. Al contrario, nel clima di grande incertezza in cui viviamo, l’unica certezza è che la scelta di colmare il gap d’innovazione che ci separa dalle principali economie rappresenta la vera opportunità per aprire un nuovo percorso di sviluppo”.
“Dal nuovo Parlamento e dal nuovo Governo – conclude Angelucci – ci aspettiamo piena consapevolezza sul fatto che intraprendere questa scelta significa impegnare il Paese in uno sforzo corale, che va sostenuto sulla base di quadro di riferimento istituzionale e normativo organico e favorevole all’innovazione. Occorre creare le condizioni affinché per le imprese e le Pubbliche Amministrazioni sia possibile valorizzare tutte le novità e sfruttare le enormi potenzialità che le nuove tecnologie offrono, riorganizzare e razionalizzare i processi, innovare prodotti e servizi, dotarsi di nuove competenze, creare nuova occupazione”.