Dopo un 2014 caratterizzato dal segno più (fatturato di 14,5 miliardi dollari, +10% sul 2013, anno piatto come lo era stato il 2012) grazie al boom delle vendite di laptop e tablet, Asus punta a bissare il risultato positivo, ma mettendosi sulla scia di hardware diversi. Cambiano i trend e cambiano anche le strategie, così il costruttore taiwanese ora punta sugli smartphone e sui desktop, il cui ritorno è atteso soprattutto in ottica di virtualizzazione e cloud computing.
Sul fronte dei telefonini, Asus ha presentato la nuova linea ZenFone 2, device Android che coniugano design e prestazioni di fascia alta a prezzi accessibili: si va dai 199 euro per l’offerta base ai 349 euro per il top di gamma, lo ZE551ML, uno smartphone con display da 5,5 pollici full HD, 32 Gb di spazio storage e, primo al mondo, 4 Gb di Ram. “Naturalmente conosciamo bene le dinamiche del mercato italiano”, ha detto Andrea Galbiati, country manager di Asus Italy, parlando con la stampa stamattina a Milano. “Siamo una startup da questo punto di vista. E anche se nel modo in cui presentiamo i prodotti, crediamo di applicare un giusto compromesso tra prestazioni e prezzo che può essere appetibile per molti, non ci dimentichiamo che operiamo in un mercato in cui occorre molto lavoro per ottenere percentuali del 2-3%. Non è facile essere riconosciuti come brand in una piazza affollata come quella degli smartphone, tra marchi noti e continue new entry. Ma dialogando con la parte più giovane del pubblico, penso potremmo raggiungere addirittura raggiungere il 5%, partendo da zero. Sono obiettivi ambiziosi, ma non impossibili”.
Lo slancio per spingere sull’offerta smartphone, Asus l’ha ricevuto lo scorso anno, quando in occasione del lancio della prima generazione dello ZenFone, andato sold out in tempi rapidi e oltre ogni aspettativa, il produttore taiwanese si è visto costretto a rivedere i propri processi industriali e distributivi. “A marzo 2014 i nostri stabilimenti erano in grado di produrre 10 mila pezzi al mese. Da aprile 2014 a febbraio 2015 abbiamo distribuito 10 milioni di unità, tutte costruite in casa, con una media di 1,5 milioni di pezzi al mese”, ha raccontato Fabio Capocchi, Regional Business manager Europe di Asus. “Oggi contiamo tre milioni di unità spedite al mese. Il segreto di questo successo? Siamo riusciti ad approcciare i singoli Paesi in base alle loro specifiche tipicità, conquistando quote di mercato molto velocemente, dall’India al Brasile, passando per il Sudest asiatico, senza contare il successo in Madrepatria, dove comunque dobbiamo vedercela con la concorrenza spietata di Htc e di Samsung”.
Capocchi al momento sta lavorando anche su un fronte più ampio. “L’azienda mi ha chiesto di coinvolgere gli altri mercati su scala europea per implementare la struttura dedicata ai prodotti commercial”. Galbiati ha confermato: “Dopo anni di crisi, vediamo nel settore una certa ripresa tra i professionisti, con imprenditori che si sono rivelati capaci di investire anche in aree meno concentrate di quelle cittadine”. Ed è rilevando che soprattutto i desktop stanno dando segni di vitalità, Asus intende rimettersi in pista ora che fisiologicamente le vendite di laptop e soprattutto di tablet (fiaccati dalla saturazione del mercato) tenderanno a rallentare. “La fortuna di Asus sta nella sua esperienza: possiamo presentarci alle imprese con tutti i formati”, ha spiegato Capocchi. “Il nostro problema, allo stato attuale, è quantificare le spedizioni più che capire se ci sono o meno in catalogo i prodotti giusto per le varie fasce di mercato. Attualmente stanno conoscendo un trend di crescita i formati inferiori ai 30 litri. Il tema predominante è quello della virtualizzazione, della creazione di infrastrutture allargate con processori adatti agli ambiti industriali e al controllo numerico, mentre nel segmento public domina ancora il desktop tradizionale”.