Telecom Italia principale azionista di Metroweb? O socio forte ma senza controllo? Oppure ancora fuori dai giochi? E’ il riconcorrersi di voci contraddittorie, sostenute da questa o da quella fonte a seconda del “gioco” delle parti, a tenere banco sulla stampa nazionale. Un “gioco” fatto di messaggi mandati a dire all’interlocutore che si vuole raggiungere con l’obiettivo di spingere l’acceleratore sulla trattativa in corso sulla vendita, da parte di F2i, della quota di maggioranza di Metroweb (53,8%).
Un aumento di capitale riservato per consentire l’ingresso a un socio ma con una quota di minoranza che consenta quindi parità decisionale a tutti gli azionisti. Questo, secondo quanto riferisce il quotidiano Repubblica, il “piano” che starebbe prendendo piede in casa F2i. Il fondo infrastrutturale che detiene la maggioranza di Metroweb – il 53,8% (il restante 46,2% è in capo a Cdp attraverso il Fondo strategico) non avrebbe dunque intenzione di cedere la propria quota né a Telecom Italia né a Vodafone – le due telco che si sono candidate a rilevarla e con le quali però continuano i colloqui. O, almeno, non nel breve periodo. E, anzi addirittura sarebbe intenzionata a valorizzarla.
La partita si fa complicata. Quale socio potrebbe essere interessato a entrare in campo a queste condizioni? Improbabile che si tratti di Telecom Italia. L’azienda capitanata da Marco Patuano sarebbe pronta a scendere in campo a patto di ottenere il 51% di quota, alias la maggioranza della società della rete, a condizioni temporali contrattabili (opzione di call a 5-10 anni). Un’ipotesi che però sarebbe stata accolta con “riserva”: stando a quanto trapelato nei giorni scorsi, a seguito degli incontri fra le aziende e i rappresentanti del governo e di Cdp, il modello preferibile sarebbe quello cosiddetto put and call che prevede l’acquisizione di quote progressivamente alla realizzazione dei progetti. Il tutto al fine di garantire la posa della fibra in tempi congrui e spingere l’azionista di maggioranza a investire. Ma anche questa ipotesi dunque sembrerebbe sfumare. Telecom ha peraltro più volte scartato l’ipotesi del “condominio” ossia della presenza di più operatori in seno alla newco a cui invece il nuovo modello è ispirato, considerato che la governance sarebbe “tripartita” (Telecom, Fsi, F2i). Il socio “forte” potrebbe essere Vodafone? Ma quanto l’azienda guida da Aldo Bisio è disposta a ballare da sola, “caricandosi” oneri e onori del progetto in fibra nazionale?
Opposta la tesi sostenuta da Reuters, secondo cui Telecom Italia sarebbe vicina alla conclusione dell’affaire che la porterebbe in quota di maggioranza in Metroweb. Stando alle fonti dell’agenzia di stampa l’azienda guidata da Patuano assumerebbe il controllo della società “gradualmente” e l’ingresso sarebbe accompagnato da un aumento di capitale.
Intanto il presidente di Cdp Franco Bassanini in audizione in Senato ha detto: “Abbiamo il 46% di Metroweb e ci stiamo comodi, ci sta benissimo”, rispondendo a chi gli chiedeva se Cdp pensasse di aumentare la sua partecipazione in Metroweb.
Per venirne a capo bisognerà mettere d’accordo anche le altre parti in causa: il vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio Raffaele Tiscar propende per un network “comune” in cui tutte le telco possano avere accesso all’infrastruttura a pari condizioni. Quest’ultima proposta trova senz’altro d’accordo il numero uno di Wind Maximo Ibarra che, lo scorso dicembre, ha lanciato una soluzione di tipo “sistemico” che consenta, in un contesto di equa governance, la diffusione della banda larga sull’intero territorio nazionale. Sul fronte opposto, ossia a vedere di buon grado un ruolo di primo piano per Telecom Italia, si è però schierato il duo Gutgeld-Guerra, il primo consigliere fidatissimo del premier Matteo Renzi, il secondo (ex numero uno di Luxottica) entrato a far parte della “squadra” dei superconsulenti di governo chiamati a portare avanti il progetto di Italia digitale.