Uno dei principali “game changer” del mercato automobilistico nei prossimi 15 anni saranno i software-defined vehicles. A evidenziarlo è una recente ricerca di Morgan Stanley, secondo cui la direzione in cui stanno andando il player del settore è di superare le tecnologie già adottare per l’intrattenimento e la navigazione per andare oltre, aumentando la potenza di calcolo a disposizione dei singoli mezzi e le possibilità di aggiornare i software a bordo da remoto, senza l’intervento di conessionari o tecnici autorizzati nelle officine.
Il rischio aumento dei prezzi per i semiconduttori
“L’auto si sta evolvendo da una rete statica di sistemi software racchiusi in un hardware mobile a un dispositivo elettronico mobile intelligente e superconnesso – spiega Lee Simpson, responsabile della ricerca tecnologica hardware di Morgan Stanley in Europa – I Software Defined Vehicles potrebbero rappresentare il 90% della produzione totale di automobili entro il 2029, rispetto ad appena il 3,4% del 2021, grazie alle funzioni di navigazione, infotainment e comfort. Una serie più ampia di servizi e applicazioni, tutti automatizzati dal software, potrebbe far lievitare la spesa per i semiconduttori di altri 15 miliardi di dollari nei prossimi cinque o sei anni“.
Sistemi aggiornabili da remoto
Tra le principali novità di questa digitalizzazione sempre più spinta, secondo Morgan Stanley, c’è anche il fatto che con il passare del tempo si consoliderà la prassi che vedrà le case automobilistiche gestire funzionalità e aggiornamenti dei software sui mezzi periodicamente e da remoto, fidelizzando in un modo più innovativo i clienti e potendo contare su informazioni che provengono dall’analisi dei dati di bordo.
“Il futuro sarà dominato dalle case automobilistiche che riusciranno a porre il software al centro delle loro decisioni di progettazione e che saranno pioniere del car-to-cloud computing – aggiunge Simpson – che aprirà la strada agli aggiornamenti over-the-air delle nuove caratteristiche migliori della categoria e alla guida autonoma”.
L’importanza dei software
Alcune case automobilistiche lungimiranti, soprattutto nel mercato dei veicoli elettrici – recita l’analisi di Morgan Stanley – hanno già sviluppato alcune di queste funzionalità. Alcune stanno costruendo il proprio software proprietario, mentre altre stanno collaborando con produttori di chip, aziende tecnologiche e progettisti di sistemi software.
“La promessa a lungo termine è quella della sicurezza, dalla gestione dei dati che aiuta gli autisti a mantenere la manutenzione preventiva all’assistenza alla guida connessa al cloud che migliora sempre di più nel tempo – sottolinea Simpson – Gli investitori dovrebbero prestare particolare attenzione alle aziende, dai produttori di hardware ai componenti di pregio, che stanno guidando questo cambiamento incrementale”.
Il nodo centrale della sicurezza
Per arrivare al momento in cui i software defined vehicles potranno dispiegare tutte le proprie potenzialità sarà necessario, per le case automobilistiche, convincere gli automobilisti e le autorità di regolamentazione che si tratta di mezzi sicuri, e addirittura più sicuri, rispetto alle automobili “tradizionali”. A dimostrarlo ci sono una serie di novità tecnologiche implementate in periodi relativamente recenti, come il parcheggio autonomo, la frenata di emergenza, il rilevamento degli angoli ciechi e il riconoscimento della corsia.
Cybersecurity e nuovo design
La digitalizzazione dell’automotive porta con sé due ulteriori sfide: “Se gli automobilisti vogliono lasciare i computer al volante – spiega Simpson riferendosi alla prima di queste due sfide, la cybersecurity – vogliono innanzitutto avere la certezza che questi computer non siano vulnerabili agli hacker”.
Quanto al desgin, le case automobilistiche dovranno ripensare l’architettura tradizionale del sistema elettrico ed elettronico di un veicolo: essenzialmente consolidare il cervello di un’auto in una manciata di processori ad alte prestazioni da oltre un centinaio di microcontrollori dedicati a compiti discreti come, ad esempio, alzare o abbassare i finestrini. La centralizzazione delle funzioni su un numero ridotto di potenti processori consentirebbe inoltre di snellire il cablaggio e di ridurre la necessità di unità di controllo multiple e ridondanti: “Le case automobilistiche – conclude Simpson – potrebbero iniziare la transizione verso l’elaborazione centralizzata, aprendo la strada a una maggiore automazione e, infine, all’adozione diffusa delle auto a guida autonoma“.