Il futuro della mobilità non dipenderà esclusivamente dalle preferenze dei clienti, ma sarà sempre più “guidato” da normative introdotte nelle grandi metropoli mondiali alla ricerca di soluzioni ai crescenti problemi di congestione del traffico e scarsa qualità dell’aria. Mobilità elettrica, car sharing/peer2peer e guida autonoma giocheranno dunque un ruolo fondamentale nell’affrontare queste sfide. A dirlo il nuovo studio Arthur D. Little “The future of Automotive Mobility”, che esamina il possibile impatto che i nuovi trend di mobilità potranno avere sull’ecosistema del settore automobilistico e sui relativi volumi di produzione.
Lo studio mette in evidenza come l’impatto sui volumi di produzione di autovetture potrebbe però essere meno rilevante di quanto previsto fino ad oggi da altri studi di settore. Nessuno dei nuovi trend avrà da solo un impatto distruttivo sul mercato nel suo complesso, ma è chiaro che fenomeni già in corso da anni, come la crescente urbanizzazione, la regolamentazione di settore sempre più stringente, l’ingresso di nuovi players così come l’evoluzione del ruolo di quelli già esistenti, le mutate esigenze di mobilità dei clienti e lo shift tecnologico (guida autonoma e auto elettriche su tutto), potranno avere un impatto rilevante per le singole case produttrici.
Ipotizzando una crescita dei volumi globali dagli attuali 85-90 milioni di unità fino ai 120-130 milioni da prevedere per il 2030, i rapporti di forza dei costruttori all’interno dello scenario competitivo potrebbero, secondo Arthur D. Little, cambiare anche significativamente in relazione alle scelte strategiche che queste si troveranno a fare nei prossimi anni.
“In uno scenario moderato, in cui 11 tra le più rilevanti regioni metropolitane a livello mondiale implementino nuove forme di mobilità urbana entro il 2030, le vendite globali di veicoli potrebbero salire oltre i 120 milioni di veicoli l’anno (+39% rispetto ad oggi)- spiega Fabrizio Arena, Partner della divisione Automotive di Arthur D. Little – In uno scenario più aggressivo di regolamentazione, con vincoli alla mobilità cittadina imposti da oltre 50 aree metropolitane, le vendite potrebbero risentire di una minore crescita attesa nell’ordine di solo il 5%.”
La progressiva introduzione di funzionalità sempre più avanzate di “autonomous driving” potrà invece costituire un sostegno alla crescita dei volumi per l’industria automobilistica. Già oggi infatti il 40% dei rispondenti, di età inferiore ai 60 anni, non mostra alcuna resistenza verso l’impego di auto a guida autonoma, dichiarandosi al contrario intenzionata ad incrementarne l’utilizzo dell’auto supportata da tali funzionalità a scapito di altri mezzi di trasporto. Gli stessi rispondenti si dichiarano infatti pronti a sostituire, nel 30% delle occasioni d’uso, il treno e il trasporto pubblico con l’auto sia su tratte a lunga che a medio/breve percorrenza.
Il rapporto Arthur D. Little evidenzia inoltre l’importanza di nuovi operatori che, come in altri settori, stanno entrando nella catena del valore del settore automobilistico soprattutto per effetto della progressiva digitalizzazione dei processi e della conseguente disintermediazione dei costruttori nel rapporto coi propri clienti, nonché della soddisfazione delle relative esigenze di mobilità.
Una delle maggiori sfide per i produttori sarà rappresentata dal rischio di una perdita di accesso diretto ad una parte più rilevante della clientela, portata ad acquistare sempre più servizi di mobilità e meno vetture.
“Nel prossimo futuro ci attendiamo che una quota crescente dei clienti delle case automobilistiche sarà sostituita da pochi grandi gestori multinazionali di flotte – evidenzia Francesco Marsella, Partner della divisione Automotive di Arthur D. Little – Il ruolo dominante finora avuto dai costruttori sarà infatti potenzialmente messo discussione dai gestori delle flotte che avendo accesso diretto al Cliente privato, come già oggi avviene per i Clienti corporate, potranno guadagnare un considerevole potere di mercato conseguenza dei rilevanti volumi di vetture acquistate”.