R&D

Automotive, la self driving car diventa “all-terrain”

Il progetto di Jaguar-Land Rover: sensori ultrasonici rileveranno le condizioni del terreno nei cinque metri di fronte al veicolo, identificando preventivamente erba, ghiaia, sabbia e neve, per rallentare in caso di necessità

Pubblicato il 14 Lug 2016

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Una self driving car che non sia soltanto in grado di muoversi autonomamente in ogni condizione di traffico, ma anche in ogni condizione ambientale, valutando volta per volta la velocità adatta alle condizioni del manto stradale. Sarà possibile grazie alle tecnologia sperimentali innovative allo studio di Jaguar Land Rover, che ha dato vita al progetto “Autonomous all-terrain driving”. Obiettivo della sperimentazione, sui cui la casa automobilistica ha investito diversi miliardi di sterline, è di rendere possibile l’utilizzo di un veicolo autonomo nella più ampia gamma di situazioni reali, su ogni terreno e con qualsiasi condizione atmosferica.

“La nostra ricerca sulla guida autonoma all-terrain non si concentra solo su un veicolo autonomo su autostrada o nell’off-road estremo – spiega Tony Harper, Head of Research di Jaguar Land Rover – Noi intendiamo rendere il viaggio più sicuro su qualsiasi terreno e in ogni situazione, sia per il veicolo a guida autonoma sia per quello guidato tradizionalmente. Non vogliamo limitare all’asfalto i futuri veicoli autonomi ed altamente automatizzati. Quando l’auto lascia la strada asfaltata, i dispositivi di assistenza devono pertanto continuare a essere operativi. In futuro, se all’inizio di un viaggio in autostrada si potrà godere dei vantaggi di un sistema autonomo del controllo di corsia, vogliamo che il sistema possa essere impiegato fino a destinazione, che si tratti anche di un sentiero sconnesso o in ghiaia”.

“Così, anche se si percorrerà un tratto stradale in manutenzione con corsie delimitate da coni e doppio senso di marcia – prosegue Harper – una strada innevata in montagna o un sentiero fangoso in un bosco, tutte queste capacità avanzate saranno disponibili sia per il veicolo autonomo sia per il conducente, il quale potrà affidare al sistema il controllo del mezzo in caso non si senta sicuro di affrontare un ostacolo o un percorso accidentato. Siamo già leader mondiali nelle tecnologie all-terrain e questo progetto di ricerca incrementerà ulteriormente la nostra leadership”.

Per ottenere questi livelli di capacità autonome all-terrain, i ricercatori di Jaguar Land Rover si sono concentrati sullo sviluppo delle tecnologie dei sensori, che costituiranno gli occhi dei futuri veicoli autonomi. Poiché i sensori sono sempre attivi, e i loro livelli di percezione sono migliori di quelli del guidatore, il sistema sarà in grado di garantire al veicolo tutta l’intelligenza artificiale necessaria per pianificare la rotta da seguire, su qualsiasi superficie.

La ricerca Surface Identification and 3D Path Sensing combina videocamere, sensori di ultrasuoni, radar e LIDAR per garantire al veicolo una visione a 360° del mondo esterno. Strumenti così avanzati da poter determinare le caratteristiche di una superficie, non più ampia di un pneumatico, anche sotto la neve o la pioggia, per pianificare il percorso.

“La chiave della guida autonoma su ogni terreno risiede nel dotare il veicolo dell’abilità di rilevare e predire il tracciato in 3D del percorso che sta per affrontare. Ciò vuol dire – aggiunge Harper – scansionare ed analizzare sia la superficie sulla quale si passerà, sia ogni eventuale pericolo ai lati e al di sopra del percorso previsto. Compresi ostacoli come barre limitatrici di un parcheggio, radici degli alberi, rami sporgenti, massi, oltre alla tipologia ed alla topografia del terreno”.

I sensori di ultrasuoni possono identificare le condizioni del terreno scansionandolo anteriormente fino a cinque metri di distanza, cosicché il Terrain Response possa essere automaticamente regolato prima che il veicolo passi dall’asfalto alla neve, o dall’erba alla sabbia. Ciò ottimizzerà le prestazioni all-terrain senza rallentamenti e mantenendo un pieno controllo del veicolo.

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